In bicicletta nell’Italia che riparte: la storia di Francesco tra sostenibilità, natura, spiritualità “e un po’ di magia”

Partito da Cagliari, Francesco Accardo ha attraverso l’Italia in sella alla sua bicicletta per arrivare fino in valle Aurina. Con il progetto “Tramonti” ha voluto raccontare la ripartenza del nostro Paese promuovendo, allo stesso tempo, l’importanza di un turismo sempre più sostenibile, fatto di rispetto dell’ambiente e consapevolezza della bellezza della natura che ci circonda.
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Kevin Ben Alì Zinati 9 Luglio 2020

Francesco ha una fissa per le fontanelle. Quando ne trova una lungo la sua strada non resiste e deve fermarsi, fare un respirone e buttare giù un sorso di acqua gelata per almeno trenta secondi, fino quasi a finire il fiato. “È la cosa più bella al mondo”. In sella alla sua bicicletta zavorrata di due bisacce targate «Cagliari», ha preso d’assalto la prima fontanella che ha trovato lungo il passo di Cimabanche, tra Cortina e Dobbiaco. Poi ha recuperato il cellulare e ci ha raccontato la sua avventura.

Partito dalla Sardegna alla volta della valle Aurina, in Alto Adige, Francesco Accardo, ingegnere di 30 anni, ha attraversato l’Italia post lockdown. Con il suo progetto di turismo sostenibile chiamato «Tramonti», ha percorso oltre duemila chilometri e mercoledì è arrivato in cima a una delle sue montagne. In un mese ha raccontato un’Italia uguale ma diversa. Quello di Francesco è stato un viaggio fatto di natura e mascherine, di silenzi e nuovi amici, di un senso di magia e di rinascita, come il sole che dopo il tramonto, il giorno dopo, riparte daccapo. Uguale ma diverso.

Come un conquistatore

In questi mesi abbiamo imparato a dare un altro significato al tempo e le lancette dell’orologio da sprinter che non riuscivamo mai a battere si sono trasformate in silenziose alleate. Così, una volta sbloccato l’isolamento e riassaporato un poco di normalità, anche Francesco si è ripreso la sua bicicletta e ha iniziato a viaggiare. Un po’ come hanno fatto molti. “Prima di partire mi capitava di non riuscire nemmeno a parlare con chi mi aiutava a preparare la bicicletta perché c’era una marea di gente con il bonus in mano. Erano tutti pronti a comprarsi una bici. Attraversare l’Italia in bicicletta non è un'idea zampillata oggi o ieri ma occupava un cantuccio della mente di Francesco già da qualche anno. “Avrei voluto partire nel 2011, per i 150 anni dell’Unità, oppure per il centenario della Grande Guerra ma poi per vari motivi, o scuse, tra studio, laurea e pandemia, non sono riuscito”.

Come tanti, purtroppo, insieme al Coronavirus Francesco ha visto dimezzarsi il proprio lavoro. “Se non parto ora, non parto più” ha pensato, e così ha avvertito amici, sponsor e sostenitori ed è partito. Da Cagliari è sbarcato in Sicilia e ha cominciato a risalire verso Nord, aggiornando il proprio diario di bordo social con una narrazione fatta di parole e immagini. “Volevo raccontare il paese dopo il lockdown dal punto di vista sociale e antropologico fino a quello artistico, storico e naturalistico. Mi sono scoperto grafomane”.

In un’Italia che s’apprestava a ripartire, Francesco è stato come un conquistatore in terra straniera, in molti luoghi abituati alla girandola del turismo, la sua è stata praticamente la prima faccia “forestiera” dopo tante settimane. “Ho trovato persone un po’ arrabbiate e frustrate ma estremamente dignitose e rispettose delle regole, dall’uso delle mascherine fino al distanziamento sociale. Poi ho parlato con diversi gestori di attività o hotel e alcuni mi hanno detto che, prima della pandemia, avevano riposto tante speranze in questa stagione estiva. Però piano piano sta ripartendo”.

Riconnessione con l'ambiente

Volevo raccontare l'Italia che riparte dal punto di vista sociale e antropologico ma anche artistico, storico e naturalistico"

In sella alla sua bicicletta Francesco si è immerso in un mondo conosciuto, osservato però attraverso altre lenti. Prima di tutti quelle della sostenibilità. “La mia idea è promuovere il cicloturismo che però non significa fare il giro dell’Italia nel più breve tempo possibile. Non servono grosse imprese. Ognuno di noi, nel proprio piccolo, può fare qualcosa per riaccendere quella connessione con l’ambiente. Mentre ci parla, Francesco attorno a sé ha montagne altissime e foreste dense e scure, un po’ più in là invece c’è una chiesa.

“Non sono un fanatico, mi sono sempre mosso in auto però ho sempre avuto un forte amore per la natura. Cerco di rispettare i luoghi che ci circondano, mantenendo un approccio non consumistico alla bellezza. Sostenibilità, per me, significa anche immergersi nell’ambiente, non subirlo passivamente ma riscoprirlo e apprezzarne la maestosità. La stessa che, come una freccia, ha colpito Francesco quando per la prima volta ha visto, scoperto e ammirato le Dolomiti. Il suo posto. “Mi fanno piangere. Credo di non credere in Dio però quando mi trovo in un luogo così pazzesco, mi domando se sia davvero tutto casuale. Nella natura sento un senso di spiritualità incredibile, alcuni la chiamano magia”.

La catarsi

Mentre attraversava l’Italia, Francesco qualche volta si è ritrovato in buona compagnia. Come quando un ciclista di 82 anni gli si è affiancato e ha voluto scortarlo da Spoleto ad Assisi “«se no ti perdi» diceva”. Molti altri chilometri, invece, li ha percorsi da solo, alcuni con la musica, altri con i suoni del mondo nelle orecchie. Stare a tu per tu con se stessi può essere una grana. Perché prima o poi quel pensiero lì esce dalla sua tana e viene a cercarti, e quando poi ti trova ti marca stretto senza troppi convenevoli. Francesco il suo face-to-face l’ha vissuto bene, anzi, per certi versi il viaggio sostenibile per l’Italia ha assunto anche le sembianze di una catarsi. “Pedalando mi sono venute in mente delle ex fidanzate oppure degli amici con cui ho litigato. Mi piacerebbe mandare a una di queste persone un messaggio, giusto per dire «ti sto pensando». Penso che lo farò.