Sai cosa significa intersessuale? Un termine che sta tra le ultime lettere della sigla LGBITQ+ e che, ci scommetto, non avrai mai sentito. Ora forse starai pensando che si tratta di un particolare tipo di orientamento sessuale o di identità di genere, come accade per le persone transessuali. È piuttosto una condizione con la quale sei nato e che ha direttamente a che fare con la biologia. Il modo migliore per descriverla, forse, è partire da un esempio. Hai mai sentito parlare della modella belga Hanne Gaby Odiele? Anche se non hai nessuna idea di chi sia, te la starai immaginando come una donna alta, magra e bellissima. E in effetti è proprio così. L'unica differenza rispetto alla descrizione che ti è apparsa davanti agli occhi è che i suoi cromosomi sessuali sono x,y, cioè tipicamente maschili.
Probabilmente ora avrai iniziato a capire la questione: parte del tuo Dna non corrisponde ai tratti somatici. Hanne Gaby Odiele ha dichiarato al quotidiano USA Today di avere la Sindrome di Morris, che i medici definiscono come insensibilità agli androgeni. Questo, però, non significa assolutamente che sia un uomo in un corpo femminile, come vedremo più avanti. Questa sindrome è solo una delle svariate forme in cui l'intersessualità si manifesta. Sui libri di Medicina leggerai di Disturbi della differenziazione sessuale (Dds), ma per diversi casi gli attivisti preferiscono parlare di una condizione altra rispetto a quella di maschio o femmina.
È infatti diverso essere affetti da l’iperplasia cortico-surrenale, ovvero una situazione in cui si registra un aumento eccessivo degli androgeni in circolazione, e avere un clitoride ipersviluppato e più simile a un pene o, banalmente, la barba pur essendo donne, dal vivere con la Sindrome di Morris e altre forme simili. La prima è infatti il più frequente tra i Dds che si conoscono e colpisce circa una persona su 400. In quel caso è piuttosto evidente che si tratti di un disequilibrio ormonale che può essere trattato con le corrette terapie.
Il problema diventa però più serio quando si affrontano i casi più rari, che corrispondono a circa uno ogni 4mila individui. Qui si trovano le situazione come quella di cui ti parlavo all'inizio, oppure il deficit di 5-alpha-reduttasi che spegne il recettore di un ramo del testosterone e preclude lo sviluppo dei genitali in senso maschile, o, ancora, la presenza di genitali ambigui, dove il clitoride è ipersviluppato o il pene è troppo piccolo e, al momento della nascita, può essere difficile capire se il bambino debba essere classificato come uomo o come donna.
A questo punto ti starai forse chiedendo perché te ne sto parlando. E la risposta è semplice: si tratta di una realtà molto più vicina a te di quanto immagini. Non solo, ma il fatto che le persone intersessuali non vengano ancora riconosciute dalla legge italiana espone i nuovi nati al rischio di subire veri e propri interventi di "chirurgia cosmetica" per "correggere" quella che viene considerata una "malformazione". Insomma, un bambino viene al mondo e deve essere registrato come maschio o femmina sulla cartella clinica, ma se i suoi organi genitali risultano ambigui, saranno gli altri a decidere per lui a quale genere appartiene. Certo si tratta di una commissione specialistica e multidisciplinare e che agisce in accordo con i genitori, ma cosa accade se sbaglia e soprattutto quanto può essere ampio il margine di errore?
Se i testicoli sono ritenuti e il pene è così piccolo da assomigliare a un clitoride, si può stabilire di trovarsi di fronte a una bella femminuccia che deve solo essere operata per sistemare quei tratti meno regolari. Ma cosa accade se, invece, durante la pubertà si sviluppano più in senso maschile e capiscono di essere uomini a tutti gli effetti? Accade che il loro corpo e la loro vita sono rovinati. Per sempre. Non sarebbe quindi più saggio aspettare? Sì. Se non fosse per un tabù sociale molto radicato: tutto ciò che è diverso e non rientra nelle categorie alle quali il tuo cervello è abituato diventa sbagliato.
Come si può accettare che un bambino che frequenta l'asilo non si identifichi né con i maschi, né con le femmine? E infatti non si deve accettare: si tollera un errore, uno sbaglio. Ma una persona, lo capirai da solo, non può essere uno sbaglio. Si deve solo prendere finalmente atto che il sistema binario con il quale leggi la realtà (bianco-nero, maschio-femmina) è limitante e discriminatorio. Basterebbe rendersi conto che il diverso deve essere capito e non per forza corretto, per evitare che una coppia di neogenitori chieda insistentemente al medico di operare il proprio figlio e permetter loro di avere più coraggio e pazienza per attendere, almeno, fino all'adolescenza. E dato che, come hai visto, il Dna non è tutto, magari sarebbe meglio chiedere a lui o lei a quale genere biologico sente di appartenere.