Quella paura del fallimento che paralizza ciascuno di noi, perché sbagliare è ancora un tabù

In una società che ti vuole forte e vincente, come fai ad ammettere di non avercela fatta? Ti sei impegnato, ce l’hai messa tutta, però in quel caso è andata male. Capita, sì, ma adesso cosa dirai a colleghi e amici? Forse dovremmo lasciare che le debolezze entrino di più nelle nostre conversazioni e smettere di aver paura di fallire.
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Rubrica a cura di Giulia Dallagiovanna
9 Marzo 2020

Bello, forte e vincente. E possibilmente anche con senso dell'umorismo. Non nascondiamoci, è così che ti vuole la nostra società. Tutti pronti ad adularti fino a quando metti a segno dei buoni risultati, molti che sfoderano le peggiori critiche insieme a manciate di "te l'avevo detto" non appena commetti un passo falso. Ma da dove ti viene questa profonda paura di sbagliare? E sopratutto, quand'è che ti sei illuso di non poter incappare mai in un errore?

Quando eri piccolo il tuo valore si misurava in giudizi: "sufficiente", "buono", "ottimo". I giudizi che la maestra scriveva sul foglio sembrano indicare quanto potessi essere soddisfatto di te quella giornata. E i tuoi genitori non vedevano l'ora di raccontare ad amici e parenti come fossi bravo a scuola, come facessi sempre tutti i compiti. E quanto eri diverso da quegli altri bambini, quelli che sedevano all'ultimo banco. "Guarda com'è maleducato quello, sua madre non gli ha insegnato nulla". Sì perché il tuo comportamento era anche un metro di misura per le abilità educative dei tuoi genitori. Non potevi fallire tu, perché non potevano farlo nemmeno loro.

Poi sei cresciuto e i giudizi sono diventati numeri. Ma sempre un valore era e te ne sei accorto ancora di più quando è stato il momento di scriverlo sul curriculum. Una laurea con lode è diversa, risalta di più. Quindi da te, che sei sempre stato bravo, ora ci si aspetta tanto. Mentre tu hai paura di non farcela e per questa ti senti debole, inadatto. E ti sembra pure di non meritare la fiducia degli altri.

Ecco la paura del fallimento è quella. La difficoltà di ammettere che, anche se ti sei impegnato tanto, a quel colloquio di lavoro non sei suonato abbastanza convincente. Oppure che eri certo di aver trovato l'amore della tua vita, ma non ti sei accorto che invece la vostra relazione non era poi così solida. Tuo figlio, poi, quello che avrebbe dovuto prendere tutti 10, fatica persino ad arrivare al sei. Che figura ci fai con i colleghi?

Un senso di angoscia un po' paralizzante che non avverte solo chi ha fatto grandi investimenti e teme di perdere ingenti somme di denaro. Capita a ciascuno di noi, ogni giorno. Perché siamo abituati a pensare che perde solo chi non si impegna abbastanza, chi non ha lavorato sodo, chi è uno scansafatiche. Per questo motivo poi ci si suicida perché non si trova lavoro o perché si ha paura di confessare ai propri genitori di non aver sostenuto nessun esame all'università.

E invece svergògnati! Quello di non dover sbagliare mai è un imperativo impossibile da realizzare. Un fallimento arriva, prima o poi. Vivere con l'ansia di commettere un passo falso può arrivare a bloccarti fino a non riuscire più a rischiare, lasciandoti sorprendere da qualcosa di bello. Dovremmo semplicemente parlarne, far entrare anche le nostre debolezze nelle chiacchiere tra amici. Per vedere in modo più chiaro quale sia la realtà.

Questo articolo fa parte della rubrica
Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…