La crisi climatica avanza e (anche) il Ghiacciaio dei Forni arretra, a ritmi preoccupanti

Il secondo ghiacciaio italiano perde 40 metri lineari all’anno, e con il caldo di quest’estate la situazione è peggiorata. «Dobbiamo gestire l’inevitabile per evitare l’ingestibile», dicono da Legambiente.
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Gianluca Cedolin 1 Settembre 2022

Nell'estate del disastro della Marmolada, tutti o quasi i ghiacciai italiani sono in grave sofferenza. Il motivo ormai lo conosciamo bene (anche se purtroppo stiamo facendo ancora poco per contrastarlo): la crisi climatica, e il conseguente aumento delle temperature.

Non fa eccezione il Ghiacciaio dei Forni, secondo più grande in Italia dopo l'Adamello e il più esteso del Parco Nazionale dello Stelvio (11 chilometri quadrati di superficie).

A dirlo è la terza tappa della Carovana dei ghiacciai 2022, la campagna realizzata da Legambiente con il Comitato glaciologico italiano per monitorare lo stato di salute dei ghiacciai alpini. Il Ghiacciaio dei Forni è arretrato di oltre 40 metri lineari nell'ultimo anno e di circa 400 metri nell'ultimo decennio. A fine stagione la perdita di ghiacciaio raggiungerà almeno i 50 metri.

«In questa terza tappa di Carovana dei Ghiacciai abbiamo potuto scoprire la grande accelerazione del cambiamento climatico e del ritiro glaciale. Per comprenderlo – ha detto il vicepresidente del Comitato glaciologico italiano, Marco Giardinobasta confrontare l’ordine di grandezza del ritiro frontale, tra il 1820 e il 1995 meno di 2 km, tra il 1995 ed oggi più di 1,2 km. Nel nuovo millennio la deglaciazione procede sempre più rapida verso monte, manifestandosi con la creazione di vaste aree in cui la roccia modellata dal ghiacciaio si alterna a detriti sciolti e instabili».

Il ghiacciaio, spiega Legambiente, sopravvive solo grazie alla sua importante dimensione, ma il suo stato di salute va peggiorando. Intanto ha perso la sua qualifica di hymalaiano, per via della frammentazione i tre corpi glaciali. Inoltre si sta letteralmente «vestendo di nero», cioè scurendosi per via dei detriti e dell'inquinamento atmosferico (il cosiddetto black carbon). Questo fenomeno accelera il processo di scioglimento, perché diminuisce la capacità di riflettere la radiazione solare, e aumenta quindi l'assorbimento.

«Quello che abbiamo osservato sul ghiacciaio dei Forni è l’immagine di un gigante di ghiaccio che sta ansimando, soffocato dai cambiamenti climatici. Annerito, collassato e pieno di crepacci: una grande sofferenza per questo essere che pare vivente – ha avvertito Vanda Bonardo, la responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della Carovana dei Ghiacciai -. Ci sta comunicando quanto sia impellente lavorare sull’adattamento per gestire l’inevitabile; ma nel medesimo tempo mitigare, riducendo l’effetto serra, per evitare l’ingestibile».