La dipendenza dai videogiochi è stata riconosciuta come patologia dall’OMS

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
È allarme dipendenza da videogiochi. Non solo interferiscono con le attività quotidiane, ma alla lunga isolano e ostacolano le relazioni con gli amici e la famiglia Secondo l’OMS si tratta di una patologia vera e propria. I sintomi? Irritabilità, isolamento, insonnia e malumore. E ovviamente, un desiderio incontrollato di continuare a giocare.
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Gaia Cortese 30 Maggio 2019

Il centrocampista dell’Arsenal, Mesut Ozil, soffre da mesi di mal di schiena probabilmente a causa delle 5 ore quotidiane passate davanti a Fortnite. Ousmane Dembélé arriva in ritardo agli allenamenti perché trascorre la notte a giocare alla Playstation. L'argentino Paulo Dybala, attaccante della Juventus, è addirittura soprannominato R2, ossia i tasti che si premono per fare un tiro a giro, per quanto tempo passa a giocare a FIFA. Ormai è abbastanza risaputo che non pochi giocatori di calcio soffrono di Gaming Disorder e come loro, moltissimi giovani e giovanissimi. Una malattia che porta a trascorrere la maggior parte del proprio tempo a giocare ai videogiochi, interferendo con le attività quotidiane e portando ad un progressivo isolamento da amici e famiglia.

Da alcuni anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stessa si è preoccupata di capire quanto questa dipendenza da videogioco possa essere considerata o meno una vera e propria patologia perché, calciatori a parte, sono sempre di più i ragazzini che manifestano sintomi evidenti di questo disturbo psicologico.

Una prima proposta di approfondimenti in merito era arrivata all’OMS con la presentazione di una lettera aperta pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Journal of Behavioral Addictions e firmata da oltre 35 studiosi di tutto il mondo. La questione era, ed è, capire quanto l’uso eccessivo di videogiochi sia solo un modo per fronteggiare lo stress e in quanti casi estremi porti davvero l’individuo a fuggire dalle problematiche della vita reale rifugiandosi in un mondo virtuale. E se l’utilizzo dei videogiochi fosse non tanto la causa ma la conseguenza di eventuali problematiche psicologiche già presenti nei videogiocatori?

Nel 2018 si sono contati ben 2,3 miliardi di videogiocatori in tutto il mondo.

Dibattiti, discussioni e confronti tra medici e studiosi hanno infine portato l’OMS a considerare la dipendenza da videogiochi una patologia, tant'è che dal 1° gennaio 2022 il Gaming Disorder si troverà ufficialmente nel nuovo testo dell’International Statistical Classification of Diseases and Related Injuties and Causes of Death (la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati), ormai alla sua undicesima revisione. Una decisione presa in seguito alla votazione dei rappresentanti dei Paesi Membri dell’OMS in occasione della 72esima edizione della World Health Assembly tenutasi a Ginevra, in Svizzera.

La presa di coscienza da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità non arriva a caso. I videogiocatori non accennano a diminuire, anzi. Secondo un recente sondaggio di Newzoo, nel 2018 il business dei videogiochi ha fatturato 137,9 miliardi di dollari, intrattenendo 2,3 miliardi di videogiocatori nel mondo. E non sono solo giocatori di serie A.