La scuola come trampolino di lancio per la vita: le idee innovative del professor Carlo Mazzone

Ha iniziato a distribuire degli appunti che con il tempo sono diventati dei manuali e di recente ha raggiunto traguardi prestigiosi. Eppure non dimentica mai il lato umano del suo mestiere. Per il professor Carlo Mazzone il digitale è semplicemente un mezzo, non un fine per creare un futuro alle sue classi.
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Emanuele La Veglia 19 Luglio 2021

Il protagonista della storia di oggi si chiama Carlo Mazzone ed insegna informatica all'istituto tecnico "G. B. B. Lucarelli" situato a Benevento, in Campania. Un lavoro che, come immaginerai, lo porta ogni giorno ad avere a che fare con i computer, ma soprattutto con la creatività dei suoi alunni. Te ne voglio parlare perché con la sua attività si è particolarmente distinto fino a diventare l'unico italiano ad essersi classificato nei primi dieci posti del Global Teacher Prize, che, per chi si trova dietro la cattedra, è l'equivalente di un Nobel.

Com'è nata la passione per la didattica?

L'ho sempre “respirata” sin da bambino, poiché provengo da una famiglia molto impegnata nel settore. Da mio padre, preside così come mio zio, a mia madre, insegnante di scuola elementare, fino a mia sorella, docente di lettere. E così tanti altri parenti, ma io avevo scelto inizialmente una strada diversa, laureandomi in informatica all'Università di Salerno, con la quale ho continuato a collaborare. Da lì ho fatto diverse esperienze come consulente per le aziende, ruolo nel quale ho tenuto dei corsi di formazione, sperimentando un approccio molto vicino alla realtà. Finché, nel 2004, è iniziata la mia avventura tra i banchi di scuola.

Cosa ha provato nel concorrere ad un riconoscimento a livello globale?

Le emozioni sono state di sicuro indescrivibili. Si è trattato innanzitutto di un’avventura straordinaria. Potermi confrontare con colleghi provenienti da tutto il mondo è stato motivo di enorme soddisfazione. Il risultato finale, che mi ha portato nella top 10, è bello e al contempo impegnativo per la responsabilità che comporta. Fortunatamente, non sono mai stato solo in questo straordinario viaggio, ma mi hanno accompagnato in tanti.

Qual è il metodo che attua con i suoi studenti?

Durante le lezioni cerco di coinvolgerli con una serie di sfide collettive in cui ciascun gruppo immagina di essere una piccola impresa . Una strategia a cui ho dato il nome di "vivariumware" l'unione di un termine latino che significa vivaio con "ware", parola inglese che sta per "materiale". Ho voluto indicare dei progetti che vogliono essere dei semi per uno sviluppo futuro, per questo il richiamo alle piante. 

Un'unione con l'ambiente circostante dunque…

Spesso uso l’espressione “Io sono voi”, con la quale intendo senso di appartenenza ad una comunità. Un'intenzione di fare squadra all'insegna del confronto, della condivisione e della contaminazione tra culture differenti. Alla fine siamo tutti “entità a base di carbonio”. Credo sia importante aprirsi al territorio circostante facendo sì che i giovani diventino cittadini consapevoli, ma anche liberi e padroni del proprio futuro.

Qualche consiglio?

Avere competenze trasversali e, per chi vuole approcciare all'imprenditoria, intenderla come la capacità di gestire al meglio se stessi e le proprie necessità. Attualmente sono impegnato nella scrittura di libri sulla programmazione e, con i fondi ricevuti come finalista al Global Teacher Prize, vorrei aprire delle possibilità per ragazzi e ragazze del Sannio particolarmente meritevoli e bisognosi in modo da far proseguire loro gli studi dopo il diploma. Un'iniziativa intorno alla quale spero di far convergere le energie del territorio per un riscatto della nostra realtà non solo locale.