La storia di Fatima: fuggita dalla tratta in un Paese sconosciuto, oggi aiuta le altre donne a chiedere aiuto

Aveva lasciato il Ghana convinta di andare a lavorare in Europa, per offrire a se stessa e ai suoi figli un futuro migliore. Non sapeva però di essere stata ingannata e che una volta in Italia il suo destino sarebbe stato la prostituzione. Fatima però ha trovato il coraggio di chiedere aiuto e si è rivolta al Piam, una realtà attiva sul territorio di Asti che aiuta le donne in difficoltà. Oggi lavora come mediatrice culturale e con il progetto SOS Donna porta nelle scuole la sua testimonianza per creare consapevolezza e sensibilizzazione. In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ti raccontiamo la sua storia.
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Sara Del Dot 25 Novembre 2021

Fatima vive in Ghana con i suoi due bambini e lavora come guardia carceraria. Nel 2007 un uomo nigeriano si presenta a lei in qualità di “business man”, convincendola a fare il passaporto e trasferirsi con lui in Europa dove, le promette, guadagnerà un sacco di soldi continuando a fare il proprio lavoro. Un pacchetto completo per un futuro prospero.

Inizia così la vicenda di Fatima, con la scelta di seguire questa persona, forte della promessa di migliorare la qualità di vita della propria famiglia. Affida così i suoi figli alla sorella e parte. Un viaggio lunghissimo che dal Ghana la porta a Istanbul, poi in Kosovo, per passare attraverso Macedonia, Grecia e Repubblica Ceca. A quel punto il suo accompagnatore le dice che non andrà in Italia con lei. Fatima arriva a Milano da sola, dove uno sconosciuto si appropria del suo passaporto e la accompagna in auto fino a Torino, presso una casa in cui abitano alcune ragazze e quella che lei definisce la “madame”. È a quel punto che Fatima scopre l’inganno: il lavoro che le è stato promesso, infatti, non è né guardia carceraria, né qualcosa di più semplice per iniziare a imparare la lingua come la cameriera o l’operaia in fabbrica. Ciò che dalla sera successiva dovrà fare per ripagare il debito di 45mila euro che l’uomo le ha imposto è prostituirsi per strada.

All’improvviso Fatima apre gli occhi su tutto il suo viaggio, su tutte le sue scelte. Lei non ha mai saputo, infatti, che in tutto il mondo sono oltre 50.000 le vittime di tratta e che spesso questo meccanismo agisce proprio nel modo in cui ha catturato lei.

Confusa e spaventata, capisce di essere stata raggirata e sente che se inizia quella vita non potrà più parlare con la propria famiglia. Così il giorno dopo si alza, segue le altre ragazze fino ad Asti e finge di voler imparare il mestiere. Appena riesce a rimanere sola le si avvicina un’altra ragazza a cui racconta la propria vicenda e confessa di volersene andare. Così quella ragazza le consegna un volantino con un numero di telefono, consigliandole di recarsi in stazione.

Si tratta del volantino del Piam (Progetto integrazione accoglienza migranti), un’associazione Onlus partner del progetto SOS Donna – Percorsi attivi contro la violenza ad Asti, ideato dall’associazione culturale Agar che si occupa di interagire con le ragazze che si trovano per strada offrendo loro supporto e aiuto. In pratica, una via di fuga dallo sfruttamento. Un servizio disponibile su un territorio a Fatima ancora totalmente sconosciuto ma che rappresenta la sua unica via di fuga. È notte fonda e Fatima la trascorre sotto un albero per poi dirigersi verso la stazione, chiedendo indicazioni in inglese.

Una volta arrivata, chiede a un estraneo una moneta per fare una chiamata, LA chiamata. Arriva a prenderla Alberto, presidente di Piam, accompagnato da una mediatrice culturale nigeriana. Fatima viene portata in una struttura per l’accoglienza protetta.

Quattro anni dopo, riesce a portare i suoi due figli in Italia grazie al ricongiungimento familiare. Studia, impara la lingua, inizia a ricostruire tutta la sua vita. Oggi lavora come mediatrice culturale proprio per il Piam, cercando di aiutare le altre donne a uscire dalla strada e ricominciare un percorso di vita. I progetti in campo sono tanti, anche in collaborazione con la Regione Piemonte. Nella casa famiglia di cui si occupa con Piam, al centro di Asti, vengono accolte fino a 30 rifugiate, richiedenti asilo e vittime di tratta anche con i loro figli.

Assieme a SOS Donna, che per prima ha reso pubblica la sua storia, Fatima porta inoltre il proprio volto e la propria testimonianza nelle scuole per diffondere sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne in tutte le sue forme. La sua esperienza colpisce al cuore, e forse proprio per questo alcuni studenti liceali hanno chiesto di fare l’alternanza scuola-lavoro proprio con lei.

Questa storia porta con sé anche un importante insegnamento: le realtà territoriali, le associazioni e le reti attive sui territori anche di provincia, ricoprono un ruolo fondamentale per riuscire a raggiungere direttamente e personalmente le persone che possono aver bisogno di aiuto, offrendo loro una via di fuga che saranno esse stesse a scegliere se intraprendere o no. Ma la presenza, la conoscenza e l’intervento tempestivo possono davvero fare la differenza per la creazione di un punto di riferimento e di un aiuto concreto.

Come abbiamo detto, la storia di Fatima è quella di tantissime altre donne che finiscono catturate nella rete dello sfruttamento sessuale. E purtroppo non tutte possono contare su un lieto fine come il suo. Il Piam, solo nel 2020, ha accolto 53 donne vittime di tratta di cui 9 minorenni. Donne che prima di partire non avevano idea di cosa sarebbe potuto accadere loro, tratte con l’inganno e l’illusione di una vita migliore e poi incastrate in una vita di abusi, sfruttamento e violenza. Donne che non conoscono la lingua, non conoscono le città in cui vengono portate, che devono raccogliere tutte le loro forze per riuscire anche solo a chiedere aiuto. Secondo un rapporto di Save the Children pubblicato quest’estate, nel 2018 nel mondo si contavano circa 50.000 vittime di tratta, la maggior parte finalizzata a sfruttamento sessuale. Gran parte di esse sono donne e ragazze. Secondo il rapporto della Commissione europea Data collection on trafficking in human beings in the EU, nei 27 paesi Ue più il Regno Unito tra il 2017 e il 2018 sono state registrate oltre 26mila vittime di tratta. Una cifra al ribasso se consideriamo la presenza di tantissime persone non ancora registrate, letteralmente scomparse.