La storia di Luca, l’architetto che progetta edifici e interni completamente di ghiaccio

Realizzare stanze, bar e grandi sculture con il ghiaccio è una sfida allettante che può far divenire realtà delle immagini che compaiono soltanto nei cartoni animati o nei film. Come è possibile un fenomeno del genere? Ce lo spiega, in un’intervista, Luca Roncoroni, un architetto davvero speciale.
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Emanuele La Veglia 6 Agosto 2021

Ha sempre desiderato costruire, sin da piccolo, e ora lo fa in una maniera molto originale. Stiamo parlando di Luca Roncoroni un architetto che, a un certo punto della sua vita, è volato in Scandinavia, una regione da cui è rimasto letteralmente affascinato e che ha segnato la sua carriera. Nella sua professione mette assieme un elemento completamente naturale come l'acqua, presa nel suo stato solido, e l'estro creativo che lo caratterizza. Vediamo in che modo.

Un percorso iniziato sin dai banchi di scuola..

Quando frequentavo il liceo artistico a Varese, un bravo professore mi ha consigliato di iscrivermi al Politecnico di Milano. Durante l'università ho fatto un periodo di Erasmus ad Oslo, dove sono tornato per scrivere la tesi, partecipando a un seminario nel paesino di Friis, dove sono ritornato in seguito. Dopo il percorso di studi in Italia ho continuato con un una laurea in arredamento di interni e disegno di mobili alla Scuola Nazionale di Arte & Design di Oslo.

Praticamente la Norvegia è casa tua?

Sì, è il posto in cui mi trovo meglio sia per la cultura che per gli abitanti e il paesaggio. Si possono avere momenti di vera solitudine spostandosi solo di pochi chilometri. Tranquillità, sicurezza e natura incontaminata sono valori che apprezzo parecchio. Mi sono trasferito qui nel 2001, iniziando a svolgere attività di freelance per esposizioni, allestimenti e nell'ambito della museografia.

Tanti interessi, spesso diversi fra loro quindi.

Tra un progetto e l'altro ho lavorato come assistente sociale e in un asilo a Drøbak. Si tratta di esperienze che mi hanno permesso di avere una prospettiva ampia e di relazionarmi al meglio con i diversi contesti che mi circondano, spingendomi ben oltre il design. Una conoscenza approfondita permette di comprendere, e talvolta anticipare, determinati processi, senza ovviamente riuscire ad averne il pieno controllo.

Come si colloca, nella cornice che hai descritto, il tuo rapporto con il ghiaccio?

Credo che il mio sia un approccio pragmatico perché mi misuro con qualcosa di assolutamente vivo, che è in continua evoluzione. Ed il bello è proprio non sapere cosa succederà con il passare del tempo e può succedere, ad esempio, che un'opera scompaia completamente, senza lasciare alcuna traccia, ma soltanto i nostri ricordi. Il taglio del ghiaccio avviene a seconda del tipo di struttura da realizzare, solitamente con l'inizio dell'inverno.

Qual è il segreto che le rende uniche?

Innanzitutto c'è da dire che il ghiaccio non deriva da un congelamento artificiale, ma proviene direttamente dall'ambiente e in particolare dal fiume Torne che si trova vicino alla città di Jukkasjärvi  in Svezia e, a contraddistinguerlo sono le qualità estetiche, la trasparenza e le dimensioni. A dicembre raggiunge uno spessore di circa 15-20 centimetri, indice di stabilità, e allora, per farlo crescere il più possibile si va con dei trattori per spazzare via la neve, che altrimenti funziona da isolante, impedendo ai blocchi di ghiacciare in profondità. Un procedimento che, svolto due volte la settimana, da gennaio e marzo, porta ad uno spessore tra gli 80 e i 100 centimetri. A quel punto scatta la raccolta, in inglese detta harvesting, che dura circa un mese durante il quale avviene l'estrazione del ghiaccio che viene depositato in un capannone refrigerato.

Cosa rende particolare un albergo di ghiaccio?

Partendo dal primo, fondato nel 1989, siamo arrivati, di recente, a creare la versione 365 che resta aperta durante la stagione estiva, con escursioni per vedere le renne o l'aurora boreale, possibilità di salire sugli sci, praticare trekking e persino fruire di saune. Oggi ce ne sono tanti, ma quello svedese è un importante punto di riferimento, perché cambia sempre, dato che ogni anno viene indetto un concorso internazionale per scegliere il gruppo di persone a cui affidarlo. C'è libertà assoluta, non esiste un tema preciso e non si hanno limitazioni nell'utilizzo del ghiaccio, in modo da dare spazio a iniziative genuine e senza dubbio indimenticabili.

Credits photo: Asaf Kliger