L’acqua contaminata e la lettera a Obama: così Mari Copeny, a soli 8 anni, ha salvato il futuro della sua città

Si è eco-eroi a qualsiasi età, anche a 8 anni. Come Mari Copeny, una bambina che con una lettera indirizzata al presidente Uniti Barack Obama è riuscita a contribuire più di chiunque altro alla difesa della salute della sua città, gravemente minacciata dalle acque contaminate dal piombo.
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Rubrica a cura di Kevin Ben Alì Zinati
24 Febbraio 2022

I bambini possono cambiare il mondo. L'ha dimostrato Mari Copeny, eco-eroe di soli 8 anni che con una lettera scritta di suo pugno e indirizzata al presidente Uniti Barack Obama, ha spinto il governo degli Stati Uniti a investire oltre 100milioni di dollari per porre rimedio al problema dell'acqua contaminata nella cittadina di Flint, nel cuore dello stato del Michigan. 

Per molto tempo le autorità di Flint pensarono che i propri concittadini soffrissero di daltonismo. Ogni giorno c’era qualcuno che si lamentava del colore dell’acqua che scorreva dai rubinetti di casa: una volta era blu, una volta verde, una volta si colorava addirittura di giallo.

Il problema però doveva per forza essere loro, non poteva essere l’acqua.

Poi le autorità di Flint, cittadina nello stato statunitense del Michigan, si convinsero che i propri cittadini soffrissero di qualche disfunzione dell’apparato olfattivo.

Ogni giorno c’era qualcuno che si lamentava dell’odore dell’acqua che scorreva dai rubinetti di casa: una volta aveva lo stesso odore della benzina e una volta pareva invece contenere scarti di una bancarella del mercato.

Quegli strani odori però non potevano essere reali e il problema non poteva riguardare l’acqua, che per risparmiare il Comune aveva deciso di pescare direttamente dal loro fiume, il Flint.

In tempi di tagli e spending review, l’amministrazione comunale di Flint aveva messo nel mirino proprio il sistema idrico come uno degli ambiti in cui si sarebbero potuto risparmiare qualche soldo.

Era il 2014 e da oltre 60 anni la cittadina rimpolpava le proprie risorse idriche dalla vicina Detroit. Anche i vicini però si erano trovati in bolletta e così, un po’ furbescamente, avevano deciso di raddoppiare il prezzo della propria acqua.

Il consiglio comunale di Flint pensò di aver trovato la toppa per il proprio portafoglio quando propose di abbandonare la dipendenza da Detroit e utilizzare il fiume Flint come fonte idrica primaria.

Nel giro di poco tempo però le orecchie delle autorità locali cominciarono a fischiare ancora.

La loro gente cominciò ad ammalarsi un po’ più spesso del solito. Qualcuno iniziò a perdere i capelli, qualcun altro vedeva eruzioni cutanee spuntare sul proprio corpo come funghi in autunno e i bambini diventavano sempre più anemici.

I cittadini cominciarono a bussare alle porte del sindaco con sempre più insistenza ma lui e tutte le autorità fecero orecchie da mercante.

Il dubbio che, forse, nell’acqua che sgorgava dai rubinetti delle case di Flint ci fosse qualcosa che non andava nelle loro coscienze non sorse mai.

A chi diceva che l’era era contaminata rispondevano che invece era buona, a chiunque fosse preoccupato dicevano di stare tranquillo e tutte le voci che in due anni provarono a sollevare il problema furono zittite.

Un bel giorno però, verso la fine di settembre del 2015, un gruppo di ricercatori dell’Hurley Medical Center di Flint pubblicò i risultati di una serie di analisi compiute nei mesi precedenti.

Venne fuori che da quando le acque del fiume Flint avevano cominciato a sgorgare nelle case della città, l’incidenza della contaminazione da piombo nel sangue dei bambini era raddoppiata.

Qualcosa nelle acque di Flint, quindi, non andava per davvero.

Il caso divenne di dominio nazionale e in breve tempo scombussolò anche il dibattito politico. L’allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, mise una prima pezza al problema e stanziò 5 milioni di dollari per avviare progetti di bonifica delle acque ma la situazione rimase comunque molto difficile.

Fino a quel momento nessuno era riuscito davvero a porre rimedio al problema dell’acqua di Flint, né i genitori preoccupati per la salute dei loro figli né i manifestanti che protestavano davanti al municipio e venivano arrestati e nemmeno il presidente.

Nessuno ascoltò la voce di Flint, finché a parlare non fu Mari Copeny.

Aveva 8 anni, in città era conosciuta come “Little Miss Flint” dopo che l’anno prima aveva vinto un concorso di bellezza e anche lei come molti altri bambini di Flint aveva delle cicatrici sulle braccia dovute all'acqua contaminata e alcune eruzioni cutanee sul corpo.

Mari aveva seguito i suoi genitori nelle proteste urlate per le strade della città e aveva fatto del suo meglio per raccogliere nella sua voce quelle di tutti i bambini di Flint. Ma il suo gesto da eco-eroe che cambiò tutto fu pubblicamente meno roboante.

Mari non alzò la voce. Un giorno prese carta e penna e di proprio pungo scrisse una lettera in cui raccontava il disastro idrico di Flint. E la indirizzò al presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

“Questo giovedì prenderò un autobus per Washington per assistere alle audizioni del nostro governatore Rick Snyder. So che probabilmente è una richiesta strana, ma mi piacerebbe avere la possibilità di incontrare lei o sua moglie. Mia madre ha detto che è probabile che sarà troppo occupato con cose più importanti, ma ci sono molte persone che vengono su questi autobus e anche solo un incontro con lei o sua moglie solleverebbe davvero il morale delle persone” scrisse Mari.

Non sappiamo che faccia fece il presidente Obama quando lesse la lettera, ma non sbagli se lo immagini con un’espressione a metà tra il sorriso d’ammirazione per il coraggio di una bambina di soli 8 anni e il cruccio la salute di migliaia di persone in serio pericolo.

Fatto sta che Obama rispose. Il 25 aprile del 2016 inviò una lettera a Mari e anticipandole un dettaglio della sua agenda personale – una notizia così segreta e delicata che probabilmente mise in allarme mezzi servizi segreti e tutta la sua scorta – le rivelò che il successivo 4 maggio sarebbe andato personalmente a Flint.

“Sarei stato felice di incontrarla a Washington ma quando succede una cosa del genere, una giovane ragazza non dovrebbe arrivare fino nella capitale per poter essere ascoltata. È il suo presidente che deve andare da lei” disse Obama in un intervento pubblico.

Quando Mari incontrò Obama fu un momento emozionante. Le gli saltò addirittura in braccio, come si vede nelle fotografie di famiglia con una bambina e il suo papà. Solo che questa volta i protagonisti di questa scena così dolce e commovente erano l’uomo più potente della Terra e una giovane eco-eroe.

A soli 8 anni, Mari riuscì a cambiare le cose e a riscrivere il futuro della sua città. Grazie al suo intervento, a sette mesi di distanza da quell’abbraccio, il presidente Obama autorizzò un investimento di ben 100 milioni di dollari per riparare il sistema idrico di Flint.

Quando rivive quei giorni nella sua mente, Mari sa che la lezione più grande imparata è stata la consapevolezza che un bambino ha davvero il potere di cambiare il mondo.

Mari l'han sempre creduto, ma per essere ancora più sicura che ciò possa sempre accadere ha già deciso che appena potrà si candiderà per diventare presidente degli Stati Uniti.

E quando ci riuscirà, scriverà a caratteri cubitali nella sua agenda quale sarà la sua missione più importante: dare sempre un megafono alle persone, specialmente ai bambini, gli eco-eroi di oggi e di domani.

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Giornalista fin dalla prima volta che ho dovuto rispondere alla domanda “Cosa vuoi fare da grande”. Sulla carta, sono pubblicista dal altro…