L’analfabetismo funzionale: un problema di cui si parla poco e che riguarda da vicino tutti, anche te

Se ne parla poco, perché è difficile ammettere questa carenza: nonostante gli anni di scuola, scrivere in italiano corretto o capire a fondo l’articolo che hai davanti per te è ancora difficile. Figuriamoci poi i documenti più complessi, che magari la tua banca o la tua azienda ti chiedono di firmare. Sei stato preso in giro e schernito, soprattutto sui social, ma invece che metterti sulla difensiva prova ad ammettere a te stesso di avere un problema, per poi trovare una soluzione.
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Rubrica a cura di Giulia Dallagiovanna
17 Febbraio 2020

Analfabetismo funzionale è un'espressione che avrai sentito diverse volte, soprattutto negli ultimi anni. Un fenomeno che probabilmente è sempre esistito è emerso con una chiarezza spiazzante a partire dalla diffusione su larga scala dei social network. Post sgrammaticati, mancata comprensione dell'articolo commentato, incapacità di fare un ragionamento più complesso di uno slogan. L'Italia ha il triste primato, certificato da un rapporto OCSE del 2014, di essere il Paese europeo con una tra le più alte concentrazioni di persone che, seppur scolarizzate, hanno scarse capacità della lettura e nella scrittura. Tra la fascia di popolazione compresa tra i 16 e i 65 anni, il 47% è analfabeta funzionale, o illetterato.

E questo è un problema piuttosto grave. Soprattutto per chi rientra in quella percentuale. Una carenza che viene gestita male: il post di una persona che scrive la terza persona del verbo avere senza l'h fa sorridere chi di norma si impegna in discorsi ben più complessi e articolati. Ma quell'espressione di scherno è un'arma a doppio taglio, poiché sottolinea un tentativo di distacco che semplicemente non può esistere. Abitiamo tutti nello stesso territorio, paghiamo le stesse tasse, contribuiamo alla stessa catena produttiva, siamo tutti integrati nello stesso circuito economico e sociale e, da ultimo, votiamo tutti per lo stesso Parlamento. La questione insomma riguarda ciascuno di noi.

Quindi che si può fare? Parlarne, con calma e senza assumere atteggiamenti snob o mettersi sulla difensiva. Usare spesso le lettere maiuscole, i punti esclamativi o ricevere commenti che riportano correzioni grammaticali rispetto a qualcosa che hai scritto sono possibili segnali che l'analfabetismo funzionale ti riguarda molto da vicino. Purtroppo a questo punto ti sentirai in difetto, o in imbarazzo, ma non la si può considerare del tutto una colpa. E in ogni caso, ricorda che potrebbe pregiudicare la tua libertà di scelta, la tua possibilità di mettere a frutto il tuo talento in un particolare campo e ti rende un bersaglio ideale per chi ha bisogno di sfruttare la tua inconsapevole ignoranza su una materia e guadagnarci qualcosa, che siano soldi o voti.

Dunque basta imbarazzi, ciascuno di noi ha qualche carenza e questa è la tua. Pace. Siccome si tratta di un deficit che può incidere in modo serio sulla tua vita e su quella di tutti, però, una soluzione bisognerà pure cercarla. Una buona idea può essere ricominciare da capo. Prima di prendere una posizione netta e difenderla con le unghie e con i denti, aspetta un attimo. Prima di firmare un documento dal contenuto indecifrabile, prendi tempo. E poi informati e chiedi consiglio a chi ne sa di più, a chi ha studiato quella particolare materia, a chi ha più esperienza. E fidati, perché se è vero che i loro commenti qualche volta sono stati offensivi è altrettanto chiaro che la tua laurea all'università della vita potrebbe valere poco in quel caso specifico.

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Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…