Laurearsi ai tempi del Coronavirus: Giuseppe e la tesi discussa online dalla sua stanza a Bologna

Una comunicazione sei giorni prima, poi la discussione in compagnia degli amici dalla sua stanza e il brindisi in salotto. Il Covid-19 minaccia anche le celebrazioni della laurea, il momento più atteso dagli studenti nella loro carriera accademica. Ma, come racconta Giuseppe, non per questo bisogna farsi rovinare la festa.
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Sara Del Dot 5 Marzo 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

È stata come una torta a cui hanno tolto la ciliegina. Ma è stata buona comunque.

Giuseppe Barile descrive con questa immagine la sua discussione di laurea, avvenuta tra le mura della sua camera di Bologna appena qualche giorno fa, il 2 marzo 2020. Una discussione che la commissione di laurea dell’Alma Mater Studiorum ha ascoltato attraverso una webcam, proprio come tante altre nelle ore e nei giorni successivi.

Così ci si laurea ai tempi del Coronavirus. Vestiti eleganti, circondati dai propri familiari e amici, con corona d’alloro e spumante pronto per il brindisi. Tutto questo, tra le mura di casa propria. Niente cerimoniale né strette di mano, niente tesi sfogliate né giochi e scherzi per la strada, niente fotografie scattate sulle prestigiose scalinate dell’Università. Non per forza, però, l’aver ottenuto il diploma di laurea da remoto deve avere un sapore più amaro.

“Credo di essere stato il primo dell’Università di Bologna a essersi laureato in questo modo”, racconta Giuseppe, che ha 31 anni e da poco aveva ripreso gli studi, interrotti per lavorare, per concludere finalmente il proprio percorso accademico presso la facoltà di Storia dell’Alma Mater. “Ho ripreso a studiare, ho interrotto tutto ciò che facevo nel frattempo, viaggi, documentari e altri progetti europei per chiudere questo capitolo molto importante per me. Ho quindi dato l’ultimo esame e mezzo che mi mancava e nel frattempo è scoppiata la pandemia”.

Giuseppe, e con lui decine di altri studenti, non si aspettava di certo che l’arrivo in Italia del Covid-19 avrebbe modificato in questo modo la routine accademica. Eppure le cose si sono evolute molto in fretta.

“Arrivavano quotidianamente comunicazioni da parte del Rettore sui cambiamenti introdotti a livello accademico… Poi, appena sei giorni prima della discussione della mia tesi fissata il 2 marzo, mi è stato detto che sarebbe probabilmente avvenuta online. Così mi sono recato nello studio del mio relatore per avere maggiori informazioni, ma nemmeno lui sapeva darmi notizie certe. Soltanto tre o quattro giorni prima della data ci è stata spiegata tutta la procedura, che avremmo seguito usando Microsoft Team, un programma di videoconferenza”.

E appena pochi giorni dopo questo stravolgimento, arriva la fatidica data. Una giornata descritta da Giuseppe come molto strana, quasi surreale. Decisamente lontana da come se l’era aspettata quando aveva preso la decisione di concludere gli studi.

“Ho invitato i miei amici a casa e mi sono vestito elegante, proprio come avrei fatto per la discussione normale. Alle 11.00 il mio relatore mi ha chiamato al telefono comunicandomi che loro erano pronti. Nella stanza c’era un clima incerto, un po’ teso, tutti ci chiedevamo come sarebbe andata, come sarebbe stato. Quando mi sono collegato ero teso non tanto per la discussione in sé, quanto più per le modalità. E se Internet fosse andato in palla? Se ci fossimo sentiti in differita? Se ci fossero stati problemi tecnici? Eravamo pur sempre una decina in quella sessione e il sistema era sovraccarico. A un certo punto si è accesa la webcam. È apparsa la faccia del mio relatore e con lui, anche se non la vedevo, c’era tutta la commissione. Dopo qualche battuta iniziale ho parlato per circa cinque minuti del mio elaborato, poi ho risposto ad alcune domande e infine ci siamo salutati.”

Una bella differenza rispetto alle aspettative, un’esperienza velocissima che ha lasciato un leggero senso di vuoto, subito accantonato per lasciare spazio alle sensazioni positive che raggiungere un traguardo porta con sé.

“Ti senti un po’ incompleto, perché ti aspetti di stare nelle sale dell’Alma Mater, ti aspetti la discussione, ti aspetti di essere davanti a un tavolo con delle persone che ti ascoltano. Invece fai tutto attraverso uno schermo e una volta finito è tutto un po’ smorzato, ti sposti dalla camera al salotto di casa per fare il brindisi. La sera, poi, ho invitato qualche amico a casa per festeggiare, ma il fatto che fossimo in casa era un caso, non c’era un clima da quarantena.”

Una celebrazione inusuale eppure necessaria per garantire la sicurezza di tutti in un momento come questo.

“Credo che sia molto bello il fatto che ci si possa laureare anche così e probabilmente se non ci fosse stata questa possibilità avrei criticato l’Università per non avercela data. Alla fine è una cosa divertente che racconterò ai miei nipoti. Ciò che mi rimane è comunque qualcosa di positivo.”

Ora non resta che attendere la cerimonia di proclamazione, prevista in aprile. Su cui, però, non sono ancora state date informazioni.

“Sulla proclamazione non ci hanno ancora anticipato niente. Sappiamo solo le date ufficiali, che sono state pubblicate online, ma non sappiamo se verranno fatte delle modiche.”

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