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Le due vite di Assunta Legnante tra successi sportivi e voglia di riscatto, da Parigi torna con il sorriso e si prepara per le prossime Paralimpiadi

45 anni, campionessa del mondo per la quinta volta nel getto del peso paralimpico e cieca a causa di un glaucoma. Dall’incidente che le ha fatto perdere completamente la vista, l’atleta ha continuato a praticare atletica aggiudicandosi 6 ori. “Anche accettare le sconfitte è importante, ti darà la carica per prenderti la rivincita”.
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Evelyn Novello 21 Luglio 2023

6 ori, 5 nel getto del peso e 1 nel lancio del disco. Assunta Legnante è appena tornata da Parigi trionfante, orgogliosa di essere campionessa del mondo del getto del peso paralimpico per la quinta volta. Quest'anno ai Mondiali di Atletica leggera ha sbaragliato la concorrenza consegnando all'Italia un traguardo storico e si dice già pronta a pensare ai Giochi Paralimpici del 2024 di Parigi.  "Nel peso l’avversaria che mi poteva battere ha fatto molto meno di quanto potesse fare, ma capisco, ha avuto da poco un bambino" – confessa. Lei, con la mascherina colorata e il sorriso stampato in viso, ormai ha fatto della pedana del campo il suo habitat naturale e del peso un amico inseparabile.

E pensare che inizialmente i suoi obiettivi di vita erano altri, sempre però legati allo sport. "Mi piaceva la pallavolo, ho fatto un provino a 13 anni per giocarla a livello agonistico – spiega Legnante – ma i miei genitori non erano proprio d'accordo.  Non mi sono persa d'animo, ho iniziato a fare i giochi della gioventù con la scuola e tra i vari sport che ho provato, il getto del peso era quello in cui davo il meglio di me. All'inizio giocavo nelle gare comunali e poi ho ricevuto la convocazione per le gare giovanili".

Lo sport è sempre stato una sua passione, anche se non una priorità. "Dopo il diploma volevo continuare gli studi e frequentare l'Isef (Istituto Superiore di Scienze Motorie), quello che oggi sarebbe il corso di laurea per diventare insegnante di educazione fisica. Ho tentato le selezioni a Napoli ma ero ipovedente e alle visite mediche sono stata scartata. Ero molto delusa" – spiega Legnante. Ma è proprio quello il momento in cui si vede la stoffa della campionessa. "Ero ancora sul treno di ritorno. Sapevo di essere brava come atleta, a livello giovanile avevo già vinto medaglie juniores ma non era mai stata la mia priorità. L’avrei continuato con aspettative minori. Invece in quel momento ho chiamato la Federazione dicendo che avrei fatto dell'atletica il mio mestiere a tempo pieno. E dopo un mese mi sono trasferita ad Ascoli Piceno". E l'Università? "Aspetto che mi diano laurea ad honorem!" (ride, ndr)

Lo sport paralimpico, le sconfitte e le vittorie

I risultati portati a casa da Assunta Legnante non sono modesti. I 6 ori sono frutto dell'allenamento costante, fase imprescindibile, ma conta molto anche il momento della gara. "A Tokyo ho gareggiato sotto un diluvio, a Rio con 40 gradi – precisa Legnante –  Ci sono situazioni che non puoi gestire. Per chi è cieco basta una folata di vento, un rumore e si possono sbagliare tutti i lanci. Ma mi piace il mio sport perché è un continuo ricominciare da capo. L'1 ottobre 2020 mi sono rotta un tendine d’achille durante l'allenamento, mi sono operata subito e dopo mesi con tutore e carrozzina ho preparato Tokyo, in due mesi e mezzo. Certo, sono arrivata seconda, ma ho accettato il risultato con voglia di rivincita e ora a Parigi me la sono presa in parte".

La voglia di rivalsa che racconta Assunta Legnante è positiva, un appello al non arrendersi mai. Dagli ostacoli bisogna ripartire e puntare al gradino già alto del podio. "Tutti puntano a vincere. Vado lì per fare del mio meglio, so che non è scontato arrivare sempre prima ma ho buone probabilità  – ammette Legnante – Mi spiace che il getto del peso, soprattutto quello paralimpico sia considerato uno sport minore, forse perché si tratta di uno sport dilettantistico ed è poco pubblicizzato, così come l'atletica in generale. Vedo però che vincere aiuta a farsi conoscere. Dalle Paralimpiadi di Londra 2012 in poi, gli atleti italiani hanno iniziato ad aggiudicarsi molte medaglie ed è arrivato anche il successo mediatico. Le persone ora ci considerano atleti veri".

La perdita della vista e la seconda vita

"Sono nata con un glaucoma congenito che per anni ho tenuto sotto controllo con visite ed esami – racconta Legnante -. Sono sempre stata ipovedente, fatto che in parte mi aveva già precluso alcune occasioni, come l'ammissione all'Isef. Nel mio vedere poco, però, ho avuto una vita normalissima, ho fatto l'atleta, ho viaggiato e ho preso la patente. Tutto questo è cambiato nel 2012. Era agosto ed ero in macchina con un'amica. A un certo punto non ho più visto niente, mi son detta che forse avevo perso le lenti a contatto, invece controllando le avevo. Dagli esami si è visto che avevo avuto un innalzamento improvviso di pressione che mi aveva abbassato la vista, poco dopo è caduta retina in entrambi gli occhi e i nervi ottici si sono atrofizzati. Mi hanno detto che non avrei mai più visto".

Quel periodo è stato un turbinio di emozioni, positive e negative, talmente frenetico da non rendersi conto di ciò che le stava accadendo. "Forse non me ne sono resa conto ancora adesso – spiega Legnante – . Non ho mai avuto un momento per fermarmi e ragionare su quello che stava succedendo perchè contemporaneamente ho deciso di fare le prime paralimpiadi e di fatto ho continuato a fare ciò che facevo prima. É iniziata la mia seconda vita ma sono riuscita a continuare a fare le stesse cose della vita di prima. Facevo getto del peso e lo faccio tuttora, l'allenamento è sempre uguale. Certo, ho dovuto riadattare alcuni aspetti della mia vita perché dal 2019 vivo da sola e ho qualche aiuto in meno ma ho imparato in fretta. So qual è il rumore del fornello acceso, conosco la forma di una padella, so come si passa aspirapolvere, riesco a gestirmi la mia vita. Ma poi sapevi che esiste la bilancia che parla? O un'app per capire qual è il colore dei vestiti? Mi capitava di uscire con calzini spaiati ma ho risolto comprando solo calzini neri" (ride, ndr)

Il destino spesso decide per noi e Assunta Legnante ne è convinta. Tanto la sua carriera da atleta quanto il fatto di essere cieca sono il futuro che il destino aveva in serbo per lei. "Doveva andare così – spiega – in qualche modo sarebbe acccaduto. Ma la perdita della vista mi ha insegnato molto, mi sento ancora più forte. Ho accettato e ricominciato da zero. É come guardare un film con tanti finali possibili, quello che avrà dipende dalla strada che intraprendi. Sono sempre andata avanti, la cosa di cui vado più fiera è la mia capacità di sorridere sempre, non mi vedrai mai affranta. In parte sono sempre stata così, non mi sono mai mostrata debole anche se stavo male. Ma l'aver affrontato ulteriori difficoltà mi ha spinto a essere più coraggiosa e più altruista".

Assunta Legnante getto del peso

Sogni nel cassetto? "Al momento mi vedo nel campo dell’atletica, gareggerò fin quando le mie gambe mi porteranno sulla pedana. Per i giovani non voglio essere un esempio da seguire, piuttosto voglio essere uno stimolo. Ai ragazzi che si vogliono approcciare allo sport dico di non aspettare che sia tutto facile, devono iniziare con il sorriso e tanta voglia di imparare, sempre, anche di fronte a sconfitte. Io fino a 34 anni vivevo normalmente, a un certo punto per alcune cose mi sono trovata a chiedere aiuto. Ma va bene così". E conclude: "Alcune volte faccio apposta a chiedere aiuto agli altri per vedere se sono in grado di farlo. Le persone che ti aiutano lo fanno per pietà o per lavoro, le altre hanno paura a prendersi questa responsabilità quando in realtà è un'operazione così semplice. La disabilità deve essere concepita come normalità non come un aspetto umano di cui avere paura, per questo chiedo loro di aiutarmi a farmi scendere le scale anche se so farlo da sola, per far loro vincere questa paura. Te l'ho detto, sono sempre altruista".