Aristotele regole felicita

Le regole di Aristotele per raggiungere la felicità sono ancora valide?

Dalla virtù alla benevolenza, dall’amicizia alla saggezza. Il pensiero di Aristotele risale al 330 a.C. ma è più attuale che mai. Se vuoi saperne di più sul concetto di felicità e sul come raggiungerla, questa piccola “lezione” di filosofia può fare al caso tuo.
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Evelyn Novello 20 Agosto 2023

Ti sei mai seduto a guardare le stelle chiedendoti se sei davvero felice? Dando un’occhiata su internet non mancano consigli e segreti improvvisati per raggiungere la tanto agognata felicità e non saremo di certo noi a darti la chiave della verità. Spulciando, però, tra gli appunti scolastici ci siamo ricordati della bellezza della filosofia e di quanto alcuni pensieri, sebbene risalenti all’antica Grecia, possano esserci ancora utili. Eccoci qua allora a parlare di Aristotele, non per ricordarti quanti anni siano passati da quando hai fatto la maturità, ma per darti (o ridarti se l’hai già studiato) un punto di vista tanto semplice quanto indovinato sulla felicità che forse hai dimenticato.

La felicità per Aristotele

Se tutti i più grandi filosofi della storia hanno dato la propria spiegazione all’esistenza dell’uomo, Aristotele, pensava che la felicità fosse lo scopo ultimo ma raggiungibile solo comportandosi in modo giusto e razionale. L'eudemonia (in greco εὐδαιμονία) è la felicità intesa come fondamento etico della vita umana, traducendo letteralmente la parola avremmo il significato di "buon demone", che, nell'antica Grecia, rappresentava una figura a metà tra l'umano e il divino con lo scopo di guidare e consigliare una persona, come fosse un grillo parlante. Aristotele ne parla in Etica Nicomachea e, chiedendosi come raggiungere la felicità, si risponde che il segreto starebbe nella pratica della virtù. L'uomo è felice quando compie quelle attività che un essere razionale deve fare, quindi, pensare, vivere secondo ragione, seguire la sapienza ed esercitare il proprio ingegno. L'essere umano si distingue dagli esseri viventi proprio per la sua capacità di pensiero, rispetto alle altre specie come animali e vegetali noi possediamo l’intelletto e, se scegliamo di vivere secondo virtù, avremo raggiunto la felicità.

Un po' macchinoso come ragionamento? Per capirci, "usare l'ingegno o l’intelletto" secondo il filosofo significa, ad esempio, scegliere il "giusto mezzo", cioè quella via di mezzo tra l'eccesso e la carenza di alcune caratteristiche e di alcune azioni. Essere coraggiosi è il giusto mezzo tra l'essere codardi e l'essere spericolati. Dovresti, quindi, essere saggio, equilibrato e consapevole dei tuoi limiti. Puoi notare, comunque, come il libero arbitrio sia fondamentale. Aristotele vede nella libertà un punto centrale perché l'uomo può essere buono o malvagio ma ha e deve avere la possibilità di scegliere. Grazie alla ragione sceglie chi essere. È solo da lui che dipende il suo destino e la sua felicità.

Aristotele regole felicita

Aristotele punta, quindi, sull'etica. Puoi pensare a come essere ma poi devi agire concretamente per essere chi vuoi. Studiare la natura di una persona buona è utile non solo per conoscerlo ma perché così possiamo diventare buoni anche noi. La virtù dobbiamo, quindi, esercitarla con una condotta morale costante che asseconda la nostra disposizione e temperamento naturale. Il filosofo ci ricorda che possiamo essere felici con poco, basta puntare a obiettivi positivi, non per avere in cambio qualche beneficio ma perché solo così saremo sempre la versione migliore di noi stessi e col tempo raggiungeremo quella felicità che lui chiama "bene sommo".

L'amicizia e la felicità collettiva

Ma, quindi, la tua felicità dipende completamente solo da te? Certo, Aristotele non si dimentica di alcuni piaceri esterni come la bellezza, la potenza e la ricchezza ma li pensa solo come aggiunte, mai come la ragione principale della felicità umana. Però, accanto alla virtù, e quindi, alla razionalità e all'equilibrio, il filosofo parla di un altro sentimento che ti può suonare familiare e che prende in considerazione le altre persone: l'amicizia. Sì, perché per Aristotele, la felicità individuale non è possibile se non corrisponde alla felicità collettiva. Non possiamo, quindi, essere felici se gli altri non sono felici, non possiamo essere liberi e sentirci sicuri se gli altri non sono liberi e si sentono sicuri. Per far sì che ciò accada, nella sua Etica, il filosofo spera in uno Stato basato sulla “concordia civica”, un mondo in cui ogni individuo agisce con responsabilità e buona volontà verso i suoi concittadini.

Se è necessaria l'amicizia tra i cittadini, lo Stato ha il dovere morale di assicurare e incoraggiare la realizzazione di questi legami di fiducia, deve quindi predisporre delle condizioni di vita favorevoli a ogni individuo. Lo stato ideale di Aristotele è basato sulle amicizie virtuose, quelle relazioni che uniscono piacere e virtù e che ci rendono felici perché ci comportiamo in modo saggio e giusto sia con noi stessi che con gli altri.

Aristotele oggi

Per Aristotele, insomma, la felicità è il risultato di piccole azioni ripetute. Di azioni quotidiane che mirano a prenderti cura di te stesso e della tua intelligenza, a renderti oggi migliore di com'eri ieri. L'attenzione verso il prossimo, l'utilizzo di ragione ed equilibrio nelle scelte di ogni giorno e il piacere di godere di amicizie che arricchiscono la vita sono valori su cui non possiamo che concordare. Avresti mai detto che queste considerazioni risalgono al 330 a.C.?

Certo, forse Aristotele pensa al raggiungimento della felicità come a un processo automatico, e sappiamo che non sempre può essere così facile. D'altra parte, però, nonostante la felicità non sia universalmente definibile allo stesso modo, quelli aristotelici sono consigli che tenere a mente non gusta, anzi. Potrai arrivare al "bene sommo" o meno, ma ciò che conta è il tragitto che, se fatto di buone azioni, disponibilità ed empatia verso gli altri, farà di te una persona bella e buona, kalòs kai agathòs, come avrebbero detto gli antichi Greci, per i quali la bellezza era data non solo dall'estetica ma anche dalla saggezza e dall'esercizio delle virtù. Dimenticati allora delle gratificazioni istantanee, del tutto e subito. Quello che puoi imparare da Aristotele è che il destino è nelle tue mani e con pazienza costruirai la versione migliore di te stesso.