Legge 194 sull’aborto, qual è il vero problema della sua applicazione in Italia?

La legge 194 garantisce il diritto all’aborto in Italia. Giorgia Meloni ha parlato di “piena applicazione”: ma qual è il vero problema in Italia?
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Beatrice Barra 18 Settembre 2022
* ultima modifica il 29/09/2022

La legge 194 sull'aborto

La legge 194  del 1978 sull'aborto tutela il valore sociale della maternità,  garantisce alla donna il diritto di abortire entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari e descrive con chiarezza le procedure da seguire in caso di richiesta di interruzione di gravidanza. Queste comprendono:

  • esame delle possibili soluzioni dei problemi proposti
  • aiuto alla rimozione delle cause che porterebbero all'interruzione della gravidanza
  • certificazione
  • invito a soprassedere per sette giorni in assenza di urgenza, sia entro che oltre i primi 90 giorni di gravidanza.
Gazzetta ufficiale del 22 maggio 1978

La proposta di Giorgia Meloni (Fdi)

Avrai sentito più volte Giorgia Meloni – leader di Fratelli d'Italia, partito che ha vinto le elezioni del 25 settembre – parlare di piena applicazione della legge 194 durante la sua campagna elettorale. In particolare la leader di Fdi ha fatto ferimento alla parte dell’articolo 5 in cui si dice che si devono proporre soluzioni per aiutare la donna a rimuovere le cause economiche, sociali, familiari che la porterebbero all’interruzione di gravidanza. Giustissimo. Tuttavia, se si parla di piena applicazione ci si dovrebbe focalizzare anche su altro: per esempio sull’art.9 della stessa legge, secondo cui gli  enti  ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni  caso ad assicurare la procedura .

Il problema dell'attuazione della legge 194 in Italia

Ma com’è possibile garantire la piena attuazione della legge sull'aborto, se non si trovano medici disposti a farlo? In Italia sono ben 31 le strutture sanitarie con il 100% di obiettori di coscienza, quasi 50 con una percentuale superiore al 90% e 80 quelli con un tasso superiore all’80%. 7 ginecologi su 10  sono obiettori. Questi sono i dati che sono emersi dall'analisi Mai Dati – Dati aperti sulla legge 194, condotta da Chiara Lalli e Sonia Montegiove.

E nel resto del mondo?

Ma vediamo qual è la situazione a livello globale. Oltre il 41% delle donne in età fertile vive in Paesi con leggi restrittive sul diritto all’aborto, come emerge da un analisi del Center for Reproductive Rights. Ogni anno nel mondo si verificano circa 73 milioni di interruzioni volontarie di gravidanza, e di queste 25 milioni sono effettuate in condizioni pericolose per le donne (Organizzazione Mondiale della Sanità).

In una ventina di Stati nel mondo non è ammesso in alcuna circostanza: tra questi c’è Malta.

A Giugno  la Corte suprema americana ha cancellato il diritto costituzionale all’aborto  lasciando a ogni stato la libertà di adottare una propria legge. In altri Paesi, invece, l’accesso è molto limitato: in Polonia nel 2021 una sentenza ha cancellato la possibilità di interrompere la gravidanza in caso di malformazione del feto. Dal 15 settembre in Ungheria, per legge, le donne intenzionate ad abortire sono costrette ad ascoltare il battito fetale.

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