L’incidente in moto e l’amputazione del braccio. Poi una protesi “elettrica” che cambia la vita a Davide

Sottoposto a una tecnica innovativa nell’ambito della chirurgia del sistema nervoso periferico, oggi Davide, 18 anni, riesce a utilizzare una protesi “elettrica” che “aggira” la memoria del cervello. La riabilitazione è lunga ma lui studia già per diventare un professore di educazione fisica.
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Gaia Cortese 23 Gennaio 2023
* ultima modifica il 24/01/2023

Non solo estetica, ma soprattutto funzionale. La protesi di un arto può davvero cambiare la vita di un paziente che ha subito l’amputazione di un arto, e ridurre notevolmente la disabilità riportata. E’ il caso di Davide Dalpane, un ragazzo di 18 anni che due anni è rimasto coinvolto in un grave incidente in moto, per cui gli è stato amputato il braccio destro.

Nella sua sfortuna, Davide ha tuttavia subito un’amputazione particolarmente favorevole alla tecnica TMR (Targeted Muscle Reinnervation) che prevede l’impianto di una protesi elettrica.

“Anni fa ho fatto parte di un gruppo di studio sugli amputati – ha spiegato il Dottor Guido Staffa, pioniere della tecnica TMR e neurochirurgo specializzato nella chirurgia del sistema nervoso periferico al Maria Cecilia Hospital –. Le protesi elettriche impiantate non venivano utilizzate bene dai pazienti in quanto per eseguire il movimento specifico della protesi si devono contrarre muscoli che sono tuttavia deputati a movimenti diversi. Il nostro cervello si rifiuta infatti di usare movimenti diversi da quelli per cui è stato progettato. Da qui l’idea di impiantare i nervi della parte residua all’amputazione, ovvero quelli che rimanevano nel moncone, su questi muscoli per ottenerne l’attivazione. Si aggira così il limite umano, definito lo schema corporeo, ovvero la memoria del cervello che non è in grado di attivare naturalmente la protesi secondo quelle che sono le necessità”.

Scopo della procedura utilizzata, non è solo quella di trattare il dolore cronico (sindrome dell’arto fantasma) che troppo spesso limita la qualità di vita del paziente, ma anche quello di porre le basi neuro-muscolari per l’impianto della protesi. La TMR prevede un’operazione di neurochirurgia molto complessa che viene proposta solo in alcuni centri in Europa, ma consente di migliorare il controllo della protesi e agevolare il percorso riabilitativo del paziente. 

“Desideravo una protesi funzionale e non solo estetica – ha raccontato Davide Dalpane –. Era il 4 dicembre 2021 quando mi sono sottoposto all’intervento di TMR, sapevo che ci sarebbe voluto del tempo ma già dopo pochi mesi ho visto i primi risultati. E oggi, a distanza di oltre un anno dall’operazione, posso compiere gesti quotidiani con più facilità, dall’aprire la bottiglietta d’acqua, al fare la spesa (posso tenere i sacchetti da ambo i lati), ma anche usare il tablet o portare il trolley (e dall’altra parte tenere in mano il cellulare). È una bella sensazione poter fare queste azioni dopo tanto tempo in cui non lo credevo più possibile. Prima dell’incidente giocavo a pallavolo, passione che è proseguita giocando a sitting volley (pallavolo paralimpica). Mi sono iscritto all’università e studio per diventare professore di educazione fisica, con la speranza in futuro di poter mostrare come la menomazione non costituisca necessariamente un limite e come affrontare un problema ricavandone una nuova opportunità”.

Fonte | Maria Cecilia Hospital

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