Ti ricordi quando da piccolo tua mamma ti diceva di non stare troppo vicino allo schermo del televisore? Bene, il National Institutes of Health, negli Stati Uniti, ha scoperto che oltre a problemi alla vista, la ridotta distanza con questo tipo di fonte luminosa potrebbe anche creare problemi allo sviluppo cerebrale. E non mi riferisco tanto al tuo, dato che ormai è già avvenuto, ma a quello di tuo figlio. Troppe ore davanti a smartphone, tablet o videogiochi potrebbero avere conseguenze più gravi del previsto.
Il risultato è emerso all'interno di uno studio più grande, che mira ad analizzare lo sviluppo cognitivo negli adolescenti. Ma quello di cui si sono accorti i ricercatori è che la corteccia cerebrale diventava più spessa in quei ragazzi che trascorrevano più di sette ore a fissare un dispositivo mobile. Si tratta di quella parte del cervello più esterna, che si occupa di processare le informazioni che provengono dal resto del mondo.
In realtà, mentre cresci è naturale che la tua corteccia cerebrale diventi più rigida, ma quello che è strano è che avvenga già durante l'adolescenza. O prima, dato che fra i 4.500 bambini selezioni per lo studio, la maggior parte ha 9 o 10 anni.
Non è ancora possibile stabilire con certezza assoluta che il prematuro sviluppo sia legato all'eccessivo utilizzo dello smartphone, ma un dato è già sicuro: i ragazzini più dipendenti sono anche quelli che hanno ottenuto i punteggi più bassi nei test su riflessione e linguaggio.
Forse il problema è che cellulare, tablet e videogiochi vengono considerati giocattoli qualsiasi, e non ci si rende conto dei pericoli che nascondono rispetto ai passatempi tradizionali. Sarà anche per questa ragione che all'età di 9 anni, un bambino su due ha già un telefonino. Su Ohga ti avevamo già consigliato cosa regalare a tuo figlio per Natale, o per compleanno o qualsiasi altra festività in programma. Ora hai un motivo in più per riscoprire i giochi con i quali da piccolo ti sei divertito anche tu.
Fonte| "ABCD study completes enrollment, announces opportunities for scientific engagement" pubblicato su NIH il 3 Dicembre 2018