L’orso polare è in estinzione in un Artico quasi senza ghiaccio e senza cibo

Con i cambiamenti climatici e lo scioglimento dei ghiacci stanno perdendo il loro habitat. Se non si trova una soluzione, entro il 2050 perderemo un terzo degli orsi polari, sempre più indeboliti, affamati e a rischio di estinzione.
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Gaia Cortese 22 Dicembre 2018

Entro il 2040 il ghiaccio marino estivo del Polo Nord, ossia quello che rimane tutto l’anno offrendo rifugio a tutte le specie animali artiche, sarà ridotto a un lastrone posto tra Canada e Groenlandia: lo chiamano Last Ice Area, ossia l’ultimo rifugio dei ghiacci. A questo ritmo, se non sarà fatto qualcosa, entro il 2050, con grande probabilità perderemo quasi un terzo degli orsi popolari attualmente sul Pianeta. E non ne sono rimasti poi così tanti: se ne contano tra i venti e i venticinquemila.

Ormai non è una novità per nessuno: a causa dei cambiamenti climatici provocati dall'uomo, i ghiacci dell’Artico si stanno sciogliendo molto, anzi, troppo velocemente. L’habitat dell’orso polare, il più grande carnivoro terrestre del Pianeta, si trova tra i ghiacci del Polo Nord; qui si contano almeno 19 popolazioni di orsi polari tra Canada, Alaska, Russia, Isole Svalbard e Groenlandia.

L’orso polare vive dentro e fuori dall'acqua, ma è sulla banchisa di ghiaccio che caccia, si riproduce e alleva i propri cuccioli. Se il ghiaccio artico, l’ambiente che ha sempre permesso la sua sopravvivenza, continuerà a sciogliersi a questa velocità, presto l’orso si vedrà sempre più costretto a muoversi a nuoto tra lastroni di ghiaccio troppo distanti tra loro, e quindi sarà inevitabilmente esposto a rischi e pericoli sempre maggiori.

Senza considerare poi il problema della scarsità di cibo. La principale fonte alimentare degli orsi polari sono le foche, anch'esse in pericolo a causa dello scioglimento dei ghiacci. In mancanza di cibo, in un habitat sempre più ridotto, l’orso polare è costretto a percorrere lunghe distanze per procacciarsi nutrimento, raggiungendo anche zone abitate dall'uomo. Sono infatti sempre più frequenti i casi in cui alcuni esemplari di orso vengono avvistati nei pressi di alcune stazioni di ricerca, dove, se non si allontanano spontaneamente, rischiano anche di essere uccisi. Per salvare questo animale, avremmo necessità non solo della neutralità climatica, ma anche dell'arresto dell'invasione umana dell'Artico.

My entire @Sea_Legacy team was pushing through their tears and emotions while documenting this dying polar bear. It’s a soul-crushing scene that still haunts me, but I know we need to share both the beautiful and the heartbreaking if we are going to break down the walls of apathy. This is what starvation looks like. The muscles atrophy. No energy. It’s a slow, painful death. When scientists say polar bears will be extinct in the next 100 years, I think of the global population of 25,000 bears dying in this manner. There is no band aid solution. There was no saving this individual bear. People think that we can put platforms in the ocean or we can feed the odd starving bear. The simple truth is this—if the Earth continues to warm, we will lose bears and entire polar ecosystems. This large male bear was not old, and he certainly died within hours or days of this moment. But there are solutions. We must reduce our carbon footprint, eat the right food, stop cutting down our forests, and begin putting the Earth—our home—first. Please join us at @sea_legacy as we search for and implement solutions for the oceans and the animals that rely on them—including us humans. Thank you your support in keeping my @sea_legacy team in the field. With @CristinaMittermeier #turningthetide with @Sea_Legacy #bethechange #nature #naturelovers This video is exclusively managed by Caters News. To license or use in a commercial player please contact info@catersnews.com or call +44 121 616 1100 / +1 646 380 1615”

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Lo scorso anno, in una riserva Inuit abbandonata dell'arcipelago polare canadese, il fotografo e attivista Paul Nicklen di National Geographic ha ripreso una scena straziante di un orso polare denutrito e ormai in fin di vita.

"È una scena che spacca il cuore, ma che abbiamo scelto di condividere per rompere il velo di apatia della nostra società", ha scritto il fotografo nella didascalia che accompagna il video postato sul suo profilo Instagram.