Hai mai visto il film "Still Alice"? Parla di una donna (interpretata da una strepitosa Julianne Moore, giustamente premiata con l'Oscar) colpita da una forma di Alzheimer precoce e del conseguente disfacimento della sua memoria. La parola conclusiva di questo toccante film è amore. Ora, l'ossitocina è l'ormone collegato a sensazioni di benessere e all'attaccamento relazionale, e viene stimolato attraverso contatti fisici affettuosi o anche solo dalla vista di persone amate.
Perché questo lungo preambolo? Ebbene, un recente studio condotto da un team di ricercatori della Tokyo University of Science mette in evidenza come l'ossitocina sia una potenziale arma in più nel trattamento dei disturbi cognitivi provocati da una malattia neurodegenerativa come l'Alzheimer. La scienza ha già dimostrato come l’ossitocina sia coinvolta nei processi di regolazione dell'apprendimento e di formazione della memoria, ma finora nessuna ricerca si era soffermata sull'effetto di questo ormone sul deterioramento cognitivo causato dalla formazione delle placche amiloidi.
Gli scienziati hanno ora riscontrato attraverso alcuni esperimenti sui topi che l’ossitocina non abbia alcun effetto sul ripristino della plasticità sinaptica, ma è in grado di invertire gli effetti negativi della proteina beta-amiloide nell'ippocampo degli animali. L'ipotesi è che questo fenomeno sia da collegare a particolari attività chimiche svolte dall’ossitocina che rafforzano il potenziale di segnalazione neuronale e l’afflusso di ioni di calcio. Adesso la ricerca deve proseguire, occorrono studi più approfonditi. Tuttavia, potrebbe comunque trattarsi di un piccolo passo in avanti verso una terapia più efficace per contrastare la malattia di Alzheimer.
Fonte | "Oxytocin reverses Aβ-induced impairment of hippocampal synaptic plasticity in mice" pubblicato su Biochemical and Biophysical Research Communications il 12 luglio 2020.