
Un'esperienza intensa quanto inaspettata. Maxcel Amo Manu dopo quasi due anni di allenamenti ha conquistato la medaglia d'oro nei 100 e 200 metri ai Mondiali paralimpici di Parigi, un traguardo che ha premiato i suoi sforzi e resi fieri di lui i familiari e le persone che lo hanno sempre supportato, tra cui i tecnici della Nazionale che hanno sempre creduto in lui. "Non me l'aspettavo – ci ha raccontato Manu – ci ho lavorato molto ma non credevo di arrivare primo, soprattutto perché gareggiavo contro atleti di alto livello". Ora, parlandone, traspare la sua felicità e continua ad allenarsi sognando le prossime Paralimpiadi. Ma, come puoi immaginare, la strada percorsa non è sempre stata in discesa.
Nel 2017 un incidente gli ha portato via l'uso di una gamba e i tre anni successivi sono stati un viavai di medici. "Facevo il magazziniere. Quel giorno di agosto andavo in moto a lavoro – racconta Manu – Ero quasi arrivato, mi mancavano due minuti, dovevo solo girare a destra all'incrocio. Un camion non mi lasciava girare, forse non mi ha visto, sono scivolato sulla ghiaia e il guard rail mi ha tagliato la gamba. Non so come sono riuscito a chiamare i soccorsi e avvisare la mia compagna. Sono rimasto lì a terra per più di un'ora, non arrivava nessuno, è stata lei a sollecitare i medici".
Il periodo successivo l'incidente non è stato moralmente facile. "Per 3 anni ho vissuto tra casa, ospedale e Centro protesi – spiega – proprio lì ho iniziato a familiarizzare con le protesi e a pensare di poterci anche correre. Appena ho indossato la prima non riuscivo a stare fermo, avevo voglia di saltare, di correre, mi muovevo anche se i medici mi consigliavano di stare più a riposo. Vedendo la mia energia, sono stati loro a suggerirmi l'atletica, non ero convinto all'inizio, dopo poco più di anno dall'incidente ho iniziato. Prima facevo calcio e basket, ma per hobby, adesso è diventato il mio lavoro principale, ci ho creduto nonostante all'inizio fossi abbastanza scarso e ormai faccio atletica da 2 anni e mezzo".
La motivazione di Maxcel Amo Manu deriva in parte dalla sua volontà di rinascita e in parte dal supporto che ha sempre trovato nella sua compagna Serena. "Lei mi ha sempre sostenuto – racconta Manu – come me anche lei era un po' preoccupata all'inizio per tutto quello che mi stava succedendo, tra cui la possibilità di lasciare il lavoro per dedicarmi solo all'atletica. Ma mi è sempre stata accanto, soprattutto nei mesi che ho passato in ospedale. Oggi abbiamo due bambini, un bimbo di 4 anni e una bimba di 2. Sono nati che avevo già la protesi e sanno il motivo, spesso parlando glielo dico e loro si dicono dispiaciuti per il fatto che mi sia fatto male però per loro è la normalità vedere una gamba diversa dall'altra".
Lui, originario del Ghana, è arrivato in Italia quando aveva 11 anni per raggiungere la mamma era viveva già nel Milanese. Vissuto tra Milano e Bologna, aveva studiato per diventare elettricista, salvo poi lavorare come magazziniere. "Anche fare l'atleta di professione non è facile – spiega – avendo un moncone tendo a tagliarmi spesso e sudando vado a sfregiare la ferita. Si formano tagli ma mi devo allenare lo stesso tutti i giorni. Nel frattempo devo anche dedicarmi alla famiglia e curare i bambini ancora piccoli ma so di aver reso la mia famiglia fiera di me e questa è la cosa che conta più di tutte".
La preparazione dei Mondiali ha subito, in particolare, qualche intoppo. "Mi sono preparato solo in mese e mezzo – racconta Manu – Durante gli allenamenti ho avuto un infortunio al moncone che mi ha costretto a stare fermo 1 mese e mezzo perché, provando una nuova protesi, si è aperta la ferita. Anche per questo non pensavo di riuscire a vincere. Poi vabbè, nelle prime gare della mia carriera non ero eccellente, non mi sentivo all'altezza. Nella prima gara sono inciampato e ho rischiato di cadere, pensavo di non saper correre. In realtà i tecnici mi hanno confortato, mi hanno spiegato che è normale e che non essere caduto era già un risultato, non è facile rimanere in piedi dopo uno sbandamento. Già la seconda gara è andata meglio, ma comunque ho imparato che anche un volo fa parte del gioco".
La vittoria di Parigi è stata una pagina emozionante nella carriera di Maxcel Amo Manu ma rimane umile e si gode gli allenamenti. "Anche se ovviamente il sogno è quello delle Paralimpiadi 2024 – ammette – per ora ho reso la mia famiglia orgogliosa e vedere le persone che mi vogliono bene soddisfatte mi rende ancora più felice. Dedico questa vittoria a tutte le persone in difficoltà che combattono i loro demoni, spero che li sconfiggano, se si può".