Micol e Patatina, un sorriso a tre denti e un insieme di storie possibili

Per deformazione professionale Micol ha una passione per le storie. La sua preferita, però, inizia nel 2018 e la vive in prima persona. Quando incontra Mariuccia, che lei chiama “Patatina”.
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Beatrice Barra 30 Luglio 2022

Una "Patatina" a tre denti per amica

Una voce dal tono basso e delicato, una penna sempre a portata di mano, il sorriso che si allarga fino alle estremità della bocca e una Mariuccia – che lei chiama "Patatina" – per amica. Lei è Micol Beltramini, ha 44 anni e fa la scrittrice nella vita.

Per deformazione professionale Micol ha una passione per le storie. La sua preferita, però, inizia nel 2018 e la vive in prima persona. Era luglio e lei e il suo fidanzato erano in un in una vineria con i tavoli fuori a bere un bicchiere di vino, quando vede passare una signora con un cappello di lana, difficile da non notare in piena estate. Questo dettaglio aveva suggerito a Micol l’appellativo di “Signora Puffo”. Non era la prima volta che la vedeva, ma quel giorno si rende conto che quella vecchina dalle spalle curve e lo sguardo basso “che alza solo per non sbattere contro le cose e fare il suo sorriso a tre denti alle persone che incontra”, passa tutti i giorni da lì.

“C’è stato una sorta di imprinting giornaliero” e la voglia di conoscerla, di invitarla a cena. E poi, nel giorno del compleanno di Micol al solito bar, la Signora Puffo le regala una collanina con un cuore e le dice di non essere mai stata al mare. E l’unico pensiero che nasce è “io la devo assolutamente portare a mare”.

È così che prende vita una storia che non aveva la pretesa di essere “una grande storia di amicizia o di aiuto all’anziano”, ma solo assecondare la “fantasia romantica” di portare a cena una signora dallo sguardo simpatico e impertinente, con la vita disegnata sul viso.

Dalla fantasia romantica al prendersi cura

Ormai, però, gli incontri e le chiacchierate diventano sempre più frequenti e Micol inizia a chiamare Mariuccia “la mia fidanzata”.

Le cose prendono una piega completamente diversa quando, un giorno, Mariuccia perde chiavi di casa e documenti per strada e da un locale viene chiamata Micol per aiutarla, visto che ormai era diventata sua amica. É allora che Micol scopre in che tipo di condizioni terrificanti può vivere un'accumulatrice seriale; dopo l'arrivo dei soccorsi, viene sparsa calce viva per terra e la casa viene immediatamente chiusa dall'ASL in attesa di sanificazione. Mariuccia viene portata in pronto soccorso, ma a quel punto è senza una casa – e una famiglia non l'aveva da tanto tempo.

In quel momento Micol capisce che “dalla fantasia romantica” di portare al mare quella signora dagli occhi buoni, sarebbe passata a prendersene cura. Non aveva cercato quella situazione, “ma non l’avrei mai e poi mai lasciata sola quella sera in pronto soccorso”. Quindi ha fatto tutto il possibile per aiutare "Patatina" e farla accogliere in una casa di cura in cui sarebbe stata a carico del comune per il resto dei suoi giorni.

All’inizio non è stato semplice, perché è difficile fare cambiare vita a una persona che ha avuto sempre la stessa per 87 anni. Micol ha pensato di invitare persone tramite i social per fare compagnia a Mariuccia. Non si aspettava un grande responso, perché "chi fa una cosa del genere a Milano ad agosto?”

Tantissime persone, a quanto pare. "Addirittura alcune avevano preso pullman e treni da altre città per fare compagnia a quella signora a cui tutti si erano affezionati".

Mariuccia, un insieme di storie possibili

“Non penso a lei come famiglia, ma come una delle persone con cui mi fa più piacere passare del tempo al mondo”. Mariuccia è un insieme di storie possibili che, volta per volta, cambiano versione e dettagli in base al suo umore. “È divertentissimo sentirla raccontare le sue storie. Dopo l’innamoramento visivo, se ci parli un po’ sei innamorato definitivamente”.

Mariuccia ha 87 anni, dice di essere ancora vergine e di essersi presa cura dei suoi genitori fino a quando non sono morti. Ha fatto diversi lavoretti come tenere dei bambini o consegnare i giornali, ma per lei l'unico vero lavoro "è fare la maglia, cucire". Quando dice "vedi che non c'è nessuno che lavora, intende che non c'è nessuno che fa la maglia" perché, continua: "se viene una guerra come fai se non ci sono più magliette".

Suo zio aveva un orso e un cane che andava sempre vicino al pozzo, sempre a giocare con questo cane. Poi, quando lei è ripartita, questo cane si è lasciato morire di fame. Per la disperazione. E ogni tanto racconta anche della famosa principessa del Montenegro che dovrebbe aver sposato la sua nonno e il suo bisnonno. "È bellissimo come funziona il suo cervello che ti elabora la storia a seconda di come lei si sente in quel momento e di quello che vuole trasmetterti".

In lei c'è la storia passata, ma c'è anche la "storia che sta succedendo, che per fortuna continua" e che Micol ha deciso di raccontare nel suo libro "La mia amica scavezzacollo".

Come guardarsi allo specchio

"Da quando l'ho conosciuta, si è creato questo questo legame mistico ancestrale, proprio come se ci fossimo riconosciute, è come guardarsi allo specchio". Micol da Mariuccia ha imparato la capacità di mantenere forza e ironia anche nelle situazioni più complicate. Il loro modo di volersi bene è semplice: siedono su una panchina, fanno la maglia e parlano di tutte le storie di Mariuccia incastonate tra le mille variabili del "possibile".

Quando Micol arriva, a un certo punto, Mariuccia si accende, "le vengono gli occhietti a mezzaluna", fa il suo sorriso a tre denti e diventa contenta. E Micol l'abbraccia. E diventa contenta anche lei. A dimostrazione che l'amicizia stia nella bellezza di riconoscersi in una serie di gesti che non hanno nulla a che fare con la straordinarietà, ma appartengono all'ordinario che fa sorridere il cuore.