Nasce prematuro e resta 43 giorni collegato a una macchina per respirare: estubato grazie a una tecnica innovativa

I medici dell’ospedale di Foggia sono riusciti ad estubare con successo un neonato prematuro rimasto per 43 giorni collegato alla ventilazione meccanica invasiva. Si tratta di una procedura estremamente delicata da eseguire su un paziente così piccolo che, però, i neonatologi hanno completato – per la prima volta nel Sud Italia – grazie all’innovativa tecnica denominata “Nava”.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 18 Aprile 2024
* ultima modifica il 18/04/2024

Nato a ventiquattro settimane con un peso di 780 grammi, operato per peritonite meconiale prenatale, ricoverato nella Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico di Foggia, intubato e sottoposto alla ventilazione meccanica invasiva per 43 giorni.

Sono stati così i primi momenti di vita di un neonato prematuro di origini pugliesi fino a quando, nelle scorse ore, non è stato estubato.

A parole può sembrare facile, ma si tratta di un’operazione estremamente delicata. Tanto più se il tubicino di plastica flessibile deve essere rimosso dalla minuscola trachea di un bambino nato prima del termine e che per lungo tempo ha potuto respirare grazie a un supporto meccanico.

Quanto fatto dai medici pugliesi dunque rappresenta una procedura medica straordinaria ma allo stesso tempo è anche una piccolo ma importantissimo record.

È la prima volta infatti che le potenzialità dell’innovativo sistema Nasal Neurally Adjusted Ventilatory Assist vengono messe in atto con successo nel Sud-Italia.

Il «Nava» è una delle modalità più promettenti per facilitare l’estrazione di un neonato così prematuro e dalle dimensioni così ridotte e prevede una ventilazione a supporto parziale in cui il dispositivo fornisce una pressione inspiratoria proporzionale all’attività elettrica del diaframma.

Un sondino naso-gastrico viene poi inserito nel corpo del bambino in modo da fornirgli la ventilazione necessaria e, allo stesso tempo, rilevare l’attività neurale del suo respiro.

Ciò permette di raggiungere una migliore sincronizzazione macchina-neonato. Tradotto, significa che la Nava garantisce un miglior comfort per il paziente.

Dopo 15 giorni dal trattamento, il piccolo è stato posto in alti flussi a 6 litri al minuto senza ossigeno, fornitogli da una semplice cannula nasale e, ad oggi, ha recuperato un buon peso arrivando a circa 1200 grammi.

Il direttore dell’Unità operativa di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale, Gianfranco Maffei, ha spiegato che “sebbene la ventilazione invasiva sia essenziale per sostenere la respirazione dei piccoli pazienti gravemente compromessi, può anche comportare rischi significativi, tra cui danni alle vie aeree, infezioni polmonari e disfunzione respiratoria cronica conosciuta come displasia broncopolmonare. Pertanto, è fondamentale ridurre al minimo la durata della ventilazione invasiva e facilitare una transizione rapida e sicura alla respirazione spontanea”.

Ma cosa significa, nello specifico, nascere prematuramente? Devi sapere, prima di tutto, che quando si parla di nascite prima del termine ci si riferisce a bambini che vengono al mondo prima delle 37 settimane di età gestazionale calcolate a partire dal primo giorno dell'ultima mestruazione.

Prendendo come metro di misura il peso, si parla di neonato di peso basso se è inferiore ai 2500g, molto basso se è inferiore ai 1500g o, come in questo caso, estremamente basso se è sotto i 1000g.

La nascita prematura non è un evento poi così raro: considera che il 5-10% di tutte le nascite avvengono prima del termine. A livello mondiale, ogni anno, quasi 13 milioni di bambini vengono al mondo in anticipo, mezzo milione solo in Europa mentre in Italia, stando ai dati del 2016 fornito dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, rappresentano il 7,2% mentre quelli al di sotto dei 1500g circa l'1% dei nati ogni anno (5.500).

Nascere pretermine, come puoi facilmente intuire, significa venire al mondo prima che molti organi e apparati siano completamente sviluppati e formati. Ciò ovviamente comporta difficoltà ad affrontare l’ambiente extra-uterino così come quello esterno poi.

Fonti | Ospedale di Foggia; Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma 

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.