Niki Lauda, un vero campione di resilienza

Tre volte campione del mondo di Formula 1, Niki Lauda è scomparso all’età di 70 anni lo scorso 20 maggio 2019. È stato un grande pilota, ma soprattutto un uomo da prendere da esempio, avendo dimostrato un coraggio, una tenacia e una forza d’animo incredibili, soprattutto dopo l’incidente del ’76.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gaia Cortese 22 Maggio 2019

Fin da giovane vuole correre in pista. E malgrado il disaccordo da parte della famiglia di origine, abbandona gli studi universitari e si compra una vettura (chiedendo in prestito il denaro alle banche) per partecipare alle competizioni automobilistiche. Ancora prima che corresse davvero in circuito, già si capiva che Niki Lauda era un uomo tenace e forte delle sue decisioni. E lo sarebbe stato anche in veste di pilota.

I successi

Dopo un periodo di formazione nei Campionati di Formula 3 e poi Formula 2, Lauda debutta all’età di 22 anni in Formula 1 partecipando al Gran Premio d’Austria nel ‘71; ma è tre anni dopo che passa alla Ferrari e da questo momento il pilota inizia a inanellare un successo dietro l’altro.

Preferisco avere il mio piede destro che un bel viso.

Niki Lauda

Nel '75 la velocità conquistata con gli anni di esperienza e la competitività della Ferrari 312T sono un binomio vincente. Lauda inizia a conquistare un podio dietro l’altro, e al termine del campionato ottiene il titolo di Campione del Mondo di Formula 1. Titolo che sarà centrato nuovamente con la Ferrari nel 1977 e nel 1984 con la McLaren.

L'incidente

Il 1 agosto 1976 sul pericoloso Circuito di Nürburgring, durante il Gran Premio di Germania, Lauda ha il più grave incidente della sua carriera. La gara si mette subito male: ha smesso da poco di piovere, Lauda sceglie le gomme per la pioggia, ma durante il primo giro perde posizioni rispetto ai piloti con pneumatici slick. Decide quindi di fermarsi e cambiarli; parte cercando un recupero, ma alla curva Bergwerk ha un grave incidente, probabilmente dovuto alla poca aderenza data dalle gomme fredde, su un tratto di asfalto ancora bagnato.

Dopo aver perso il controllo della vettura, Lauda colpisce una roccia a lato del circuito e termina la corsa in mezzo alla pista, privo del casco che nell'urto è volato via. La vettura prende fuoco per la fuoriuscita di benzina e il pilota rimane intrappolato nella monoposto in fiamme, prima che altri piloti arrivino per aiutarlo. Le sue condizioni rimangono molto critiche nei giorni seguenti, non tanto per le gravi ustioni subite, quanto per aver inalato i fumi della benzina, nocivi per i polmoni e per il sangue.

Quando Lauda tornò in pista dopo 42 giorni pensai che era nella sua indole, noi correvamo per passione.

Arturo Merzario

Dopo solo 42 giorni dall'incidente, Lauda torna in pista in occasione del Gran Premio d'Italia. Il martedì prima della gara il pilota austriaco testa l'auto sul Circuito di Fiorano: le sue condizioni di salute sono ancora precarie, gli viene modificato il casco, per cercare di limitare le perdite di sangue causate dallo sfregamento sulle ferite del volto non ancora rimarginate. Lauda ottiene il quinto posto nelle qualifiche e arriva quarto in gara, nonostante le ferite sanguinanti e la visione limitata a causa dei danni alle palpebre dovuti all'incidente di Nürburgring.

I ritiri dalle corse

Tra il '79 e l’'81 il pilota austriaco si ritira dalle corse (e nel frattempo fonda la propria compagnia aerea Lauda Air), ma nell’'82 torna alla competizioni ed è subito protagonista (caparbio), questa volta non in pista, ma nello sciopero dei piloti al primo Gran Premio della stagione, in Sud Africa, per contestare alcune clausole del nuovo regolamento sulla concessione della Superlicenza FIA, necessaria per correre in F.1.

Nel 1985 annuncia il suo secondo e ultimo ritiro. Niki Lauda rimane tuttavia sempre nel mondo della Formula 1, in ruoli diversi:  come commentatore televisivo, come consulente, come team manager o come presidente onorario. In tutta la sua vita ha dato prova di resilienza, affrontando ogni volta con coraggio le gravi conseguenze dell'incidente subito nel '76, ma non abbandonando mai la sua più grande passione, quella di correre in pista.