
Ritardi, coincidenze perse, viaggi in piedi per mancanza di posti, attese infinite, resse e spintoni all’ultimo sangue davanti a porte scassate, guasti in mezzo alle campagne. La vita di chi, ogni giorno, è costretto a prendere un treno per recarsi a scuola, all’università o sul posto di lavoro è dura, durissima. E ancora più complicato risulta accettare passivamente questa situazione, soprattutto quando si diventa consapevoli del fatto che potrebbe essere migliorata di molto se tutti i problemi diffusi lungo i binari delle nostre ferrovie venissero presi in considerazione seriamente.
Ed è proprio quello che cerca di fare Legambiente con il rapporto Pendolaria 2018, pubblicato l’11 dicembre. Si tratta di un’analisi della situazione complessiva del trasporto ferroviario regionale nel nostro Paese, realizzata ogni anno dall’organizzazione con l’entrata in vigore dell’orario invernale. Con questo documento, Legambiente vuole segnalare al Governo ben 26 infrastrutture ferroviarie prioritarie, tra linee metropolitane, tram e ferrovie, distribuite lungo tutta la penisola, attualmente bloccate e senza sufficienti risorse economiche a disposizione che potrebbero però migliorare la vita di oltre 12 milioni di pendolari e viaggiatori italiani. All’interno del dossier, l’organizzazione segnala inoltre varie problematiche relative ai trasporti pubblici italiani, come il numero complessivo, l’età media attuale dei convogli, oltre agli esigui investimenti fatti in questo ambito, in favore di grandi opere. Infatti, per svolgere gli interventi segnalati, mancherebbero circa 10,8 miliardi di euro, il cui stanziamento non è assolutamente previsto.
Contrariamente a quello che potresti pensare, le linee segnalate non si trovano soltanto nel Sud Italia, che resta comunque la zona più sacrificata in questo senso, ma si trovano un po’ in tutta la penisola. Il documento le elenca una per una, segnalando l’investimento necessario alla loro sistemazione, i problemi principali e la loro importanza per i cittadini. Eccole elencate:
Ma Pendolaria 2018 si dedica anche all’analisi di problematiche più trasversali per quanto riguarda il trasporto pubblico regionale italiano. Infatti, nel documento viene segnalata anche la consistente riduzione del numero dei treni a disposizione delle Regioni. Dal 2010, infatti, il sistema ferroviario regionale ha subìto tagli importanti, nonostante la crescente richiesta di servizi da parte degli utenti. I tagli complessivi sono stati del 4,7%, concentrati soprattutto nelle regioni del Sud Italia, proprio quelle che presenterebbero le maggiori necessità. Inoltre, sempre dal 2010 i prezzi dei biglietti sono aumentati del 18,5%.
Un altro problema, fortunatamente con una risoluzione in controtendenza, riguarda l’età media dei convogli. I treni in servizio nelle Regioni, complessivamente 3.056, sono stati sì svecchiati con l’introduzione di nuove vetture, ma quasi esclusivamente nelle zone del Nord Italia. L’età media dei convogli italiani comunque si attesta sui 15,4 anni, anche se al Sud si aggira più intorno ai 17.