Per la prima volta un paziente è stato operato in “animazione sospesa”: il futuro della Medicina è l’ibernazione?

A Baltimora un paziente che aveva subito un trauma molto grave è stato operato dopo che la temperatura del suo corpo è stata abbassata di 20 gradi ed è stato, si potrebbe dire, messo in stand by. In questo modo, da pochi minuti di tempo che avevano, i medici hanno guadagnato quasi due ore. Ma i dettagli che si conoscono sono ancora pochi.
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Giulia Dallagiovanna 27 Novembre 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Una vera propria lotta contro il tempo. Anzi, quasi un tentativo di beffarlo. Immagina di ricevere una ferita molto grave o di cadere vittima di un incidente per il quale, quando arrivi in ospedale, vieni operato d'urgenza sapendo che ti rimangono pochi minuti di vita. E ora immagina che quel momento possa essere dilatato fino a diventare un paio d'ore. Lo hanno fatto davvero, l'equipe chirurgica di Samuel Tisherman, chirurgo della Scuola di Medicina dell'Università del Maryland a Baltimora, che ha operato in "animazione sospesa" un paziente. Il suo corpo è stato raffreddato di colpo per ottenere una sorta di ibernazione e poter intervenire con più calma sul trauma potenzialmente letale che aveva ricevuto.

Quello che al momento si conosce della vicenda è stato poi riportato da New ScientistQuesta tecnica, che fino ad oggi era stata testata solamente sugli animali, si chiama emergency preservation and resuscitation (EPR). Consiste nell'abbassare la temperatura corporea, che di norma è attorno ai 37 gradi, fino ai 10-15, iniettando una soluzione salina fredda al posto del sangue. Questo liquido viene immesso nell'aorta, l'area principale che possiedi, e sarà lei poi a trasportarlo velocemente in tutti gli altri vasi. Il risultato è che tutto viene messo in stand by, sospeso appunto. Si ferma il cuore, si ferma il cervello che non riceve più ossigeno e il paziente potrebbe essere nella pratica considerato morto.

A questo punto, l'equipe chirurgica inizia a lavorare per capire se si riesca oppure no a risolvere le conseguenze provocate dall'incidente. Da pochi minuti che avevano prima, adesso dovrebbe avere due ore di tempo al massimo per potare a termine il tutto. Dopodiché si passerà a una serie di trasfusioni per riscaldare il corpo del paziente e tornare a farlo funzionare. Ma con quali possibili complicanze? Sono proprio questi i dubbi che dovranno essere risolti in futuro dai collaboratori di Tisherman, che si è affrettato a rassicurare: "Voglio chiarire che non stiamo tentando di mandare l'uomo su Saturno. Stiamo solo provando a guadagnare tempo per salvare vite".

Non ci sono ancora informazioni, infatti, relative alle condizioni in cui il paziente si è ritrovato dopo l'intervento. Se ad esempio il cervello, rimasto ore senza ossigeno, abbia riportato danni gravi o se vi siano stati danneggiamenti irreversibili ai tessuti dovuti proprio alla riperfusione con il sangue. Di certo c'è che pi aumenta il tempo che una persona trascorre in "animazione sospesa", più è possibile riportare conseguenze anche serie.

Si può intervenire solo su pazienti con probabilità di sopravvivenza inferiori al 5%

Ed è per tutte queste ragioni che si sta procedendo con molta cautela. La Food and Drug Administration, l'ente governativo statunitense che regola il commercio dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha dato il via libera a questo tipo di operazione solo quando non vi è più alcuna speranza per il paziente. Quando cioè una persona ha ricevuto ferite traumatiche da taglio o da proiettile, che le hanno già provocato un arresto cardiaco e un'emorragia, nella quale è andata persa la metà del volume di sangue. In poche parole, solo quando le probabilità di sopravvivenza senza tentare questa nuova procedura non supererebbero il 5%.

Non si può quindi ancora dire che questo sia il futuro della medicina d'urgenza. O forse sì? Molto dipenderà dai risultati di questo primo, o forse primi perché potrebbero aver operato in animazione sospesa più di un paziente, che dovranno poi essere resi noti al resto della comunità scientifica.

Fonti| New Scientist; Focus

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.