Piano Bici Milano, intervista al consigliere Mazzei: “Non tutto dipende dalla costruzione di nuove piste ciclabili”

Il Comune di Milano è alle prese con la realizzazione di un Piano bici in grado di garantire da una parte l’intermodalità tra mobilità dolce e non, e dall’altra la sicurezza dei ciclisti.
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Francesco Castagna 5 Settembre 2023

Milano arriverà a essere una delle città con più km di piste ciclabili in Italia, il progetto è di realizzarne 300 per rendere il capoluogo lombardo un modello da seguire per tutto il Paese. Eppure la città meneghina ha un problema di circolazione: il numero degli incidenti in cui sono coinvolti ciclisti è ancora troppo alto, a dimostrazione del fatto che la giunta Sala deve intervenire tempestivamente per garantire una convivenza in strada tra mobilità dolce e non.

Sono già cinque le morti in strada di persone che stavano circolando in bici a Milano. Con 27 morti, a livello regionale la Lombardia si intesta il triste primato della Regione con il maggior numero di decessi tra i ciclisti negli incidenti. Le critiche al sindaco Sala da parte delle opposizioni sono state numerose, le richieste di un tempestivo intervento da parte delle associazioni di categoria e dalla cittadinanza anche. Così, la giunta a Palazzo Marino aveva annunciato un importante Piano bici per risolvere il controverso rapporto in strada tra bici e auto.

Per capire meglio di cosa si tratti abbiamo contattato il consigliere di maggioranza Marco Mazzei, che si occupa da tempo di biciclette e mobilità attiva.

Mazzei, in cosa consiste il Piano Bici annunciato dal sindaco Sala?

Prima di tutto ci sarà la costituzione di un gruppo di lavoro multidisciplinare, composto da tecnici del settore (pianificatori, urbanisti e altre figure che hanno esperienza sul campo). Questo team avrà l'obiettivo di creare un Piano bici nel quale ci siano tutti gli elementi di visione: che cosa pensa la città dello sviluppo della mobilità attiva (bici, pedoni, monopattini), che preveda un'indicazione precisa sullo sviluppo della parte infrastrutturale, (quali piste ciclabili, dove, come ed entro quando) perché al momento manca.

Poi ci sono altri elementi, come il tema del furto delle biciclette per cui fare una serie di nuovi parcheggi sicuri e protetti; dobbiamo decidere quante nuove velostazioni realizzare (costruzioni realizzate per il parcheggio biciclette) vicino alle stazioni.

È anche molto importante la parte della comunicazione e dell'informazione. Faremo un'app, abbiamo intenzione di creare una mappa con una segnaletica stradale dedicata a chi si muove in bici, copriremo con la segnaletica le mancanze dell'infrastruttura (parti di ciclabili che al momento sono smembrate). In attesa che venga realizzata tale infrastruttura possiamo intervenire con metodi alternativi.

Secondo me poi vanno fatti cinque/dieci interventi che diano anche una risposta a un tema più di emergenza: cosa si può fare in tre mesi per dare una svolta sul tema della ciclabilità? Tra le proposte che mi sono arrivate ce n'è per esempio una interessante, ovvero la realizzazione di case avanzate, ovvero quei pezzi di ciclabili che si mettono davanti ai semafori e che permettono ai ciclisti di posizionarsi in maniera prioritaria nel traffico veicolare. In tal senso, effettivamente, potremmo scegliere cento incroci e realizzare cento case avanzate. Mi sembra un ragionamento abbastanza sensato per intervenire nel breve termine.

Il sindaco ha insistito molto sul fatto che non tutto dipende dalla costruzione di nuove piste ciclabili. Io sono molto d'accordo, servono numerose azioni per far crescere la ciclabilità e permettere alle persone di muoversi in modo sicuro.

C'è chi è dell'idea che le bici non dovrebbero essere spostate dalla strada per essere posizionate sulle ciclabili, e chi è per una viabilità separata e sicura. Lei cosa ne pensa? 

Io credo che noi non possiamo immaginare di legare lo sviluppo della ciclabilità alla costruzione di infrastrutture. Perché le ciclabili richiedono troppo tempo, troppi soldi e spesso i tempi si dilungano troppo. Ci sono complicazioni legate a qualsiasi città, di carattere burocratico quindi: i bandi, le assegnazioni, i fallimenti delle aziende (spesso sparisce anche il materiale), i subappalti etc.

Ne è una testimonianza la ciclabile di Via Monte Rosa, che è stata particolarmente sfortunata. È l'esempio di qualcosa che può succedere indipendentemente dalla volontà delle amministrazioni.

Ci vorrà troppo tempo per rendere Milano sicura realizzando tutte le ciclabili possibili e immaginabili. Per questo motivo, in alcuni casi servono le ciclabili in struttura, in altri servono quelle "leggere", ovvero realizzate tramite la segnaletica orizzontale e verticale, in altri casi serve fare in modo che la strada, che c'è già e che secondo me dovrebbe essere la "ciclabile", sia un percorso in cui tutti si possono muovere in sicurezza.

La chiave è realizzare, andando per ordine, strade a traffico limitato, ciclabili leggere e poche ciclabili in infrastruttura

Non crede che per permettere un'intermodalità dei mezzi di trasporto ci sia bisogno di permettere ai ciclisti di poter trasportare le proprie bici anche durante le fasce lavorative? 

Sono assolutamente d'accordo. Attualmente le fasce in cui è vietato portare sui mezzi pubblici le bici sono già state ridotte. C'è stato un percorso graduale, siamo partiti dal "non si può mai" al "si può in alcuni periodi della giornata e gratuitamente", che è un elemento innovativo anche rispetto agli altri Paesi europei. Il prossimo passo è permetterlo durante tutta la durata del servizio. C'è anche da dire che, mentre fino a qualche anno fa l'esigenza sarebbe stata quasi assoluta, ora con lo smart working i tempi della città sono leggermente diversi. Ci sono tante persone che effettivamente possono muoversi anche fuori dagli orari di punta. Io credo che in futuro questo sarà un elemento che si risolverà da sé, perché gli affari "di punta" saranno sempre meno.