Quali possono essere gli effetti psicologici di un periodo di quarantena

Uno studio scientifico pubblicato su The Lancet ha evidenziato gli effetti psicologici che può avere un periodo di quarantena su chi è costretto a rimanere isolato. Le conclusioni della ricerca pongono l’attenzione sulle modalità con cui andrebbe gestito questo periodo di isolamento, considerandolo anche come gesto di altruismo nei confronti di chi ci circonda. Ecco il parere del nostro esperto.
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Gaia Cortese 5 Marzo 2020
In collaborazione con Dott.ssa Samanta Travini Psicologa

L'epidemia di coronavirus ha messo tutti noi di fronte a una misura precauzionale che forse conoscevamo poco: la quarantena. Per fortuna non si è trattato di rimanere isolati 40 giorni, ma a chiunque sia venuto potenzialmente a contatto con l'infezione è stato chiesto di isolarsi a casa propria o, a malattia conclamata, in una struttura ospedaliera.

Uno studio pubblicato recentemente sulla rivista scientifica The Lancet si è proposto di studiare gli effetti psicologici che possono essere generati da un periodo in quarantena. È stata quindi fatta una revisione dell‘impatto psicologico della quarantena utilizzando tre diversi database elettronici e consultando oltre tremila articoli sull’argomento.

Gli effetti negativi della quarantena

Secondo la maggior parte degli studi esaminati, un periodo di quarantena può avere sulla persona effetti psicologici negativi tra i quali sintomi di stress post-traumatico, confusione e rabbia. In numerosi casi, i principali fattori di stress derivavano da un’estensione del periodo di quarantena, dalla paura di essere stati contagiati, dalla frustrazione e dalla noia, ma anche da informazioni inadeguate, da mancanza di risorse e dalla stigmatizzazione.

La quarantena è chiaramente un'esperienza spiacevole per chi la subisce. Non solo inevitabilmente si viene separati dai propri cari, ma si perde anche temporaneamente la propria libertà, essendo impossibilitati a uscire dalla propria casa o da una struttura ospedaliera. A questo si aggiunge l'incertezza sullo stato della malattia e anche la noia. Per questo motivo i potenziali benefici della quarantena di massa obbligatoria devono essere attentamente valutati rispetto alle possibili conseguenze psicologiche. Secondo i ricercatori, in caso di quarantena, si devono infatti fare i conti anche con degli effetti a lungo termine.

Come ridurre gli effetti negativi della quarantena

In situazioni in cui l’isolamento è ritenuto necessario, le autorità dovrebbero mettere in quarantena le persone per un periodo non superiore a quello necessario, fornire le informazioni necessarie sui protocolli adottati per la quarantena e garantire tutte le forniture sufficienti. Non solo, anche fare appello all'altruismo ricordando i benefici della quarantena nei confronti della società, può essere favorevole.

Estendere il periodo di quarantena può causare un senso di frustrazione in chi è costretto all'isolamento.

Il primo aspetto da valutare quindi è la durata della quarantena, che dovrebbe essere limitata a ciò che è scientificamente più ragionevole fare, in considerazione sempre del periodo di incubazione della malattia. Le autorità dovrebbero rispettare il periodo di quarantena raccomandato, senza possibilmente estenderlo. Per le persone già in quarantena, infatti, un'estensione di questo periodo, non importa quanto piccola, rischia di far nascere un senso di frustrazione. Così, imporre un periodo di quarantena a tempo indeterminato su intere città, come è successo per Wuhan in Cina, potrebbe essere più dannoso rispetto alle procedure di quarantena limitate al periodo di incubazione e rigorosamente applicate.

Lo studio evidenzia come le persone messe in quarantena spesso temessero di essere infettate o di contagiare altre persone. È comprensibile come qualsiasi sintomo fisico riscontrato durante il periodo di quarantena possa infatti generare preoccupazioni e timori infondati. Una paura che potrebbe essere mitigata fornendo più informazioni a chi viene messo in quarantena: dalla natura dei rischi della malattia ai motivi per cui sono stati messi in isolamento, fino all’aspetto più sociale di questo periodo di reclusione, ossia proteggere chi vive intorno a noi.

Un aspetto da non sottovalutare è che alla lunga l'isolamento può generare anche noia e frustrazione.

È poi importante che le autorità garantiscano alle famiglie in quarantena le risorse sufficienti per le loro necessità di base (alimentari, acqua e forniture mediche), in modo da ridurre al minimo l’eventualità di creare un ulteriore disagio a chi è in isolamento. Un altro aspetto da combattere è la noia e la frustrazione che alla lunga l'isolamento può generare. Per questo motivo diventa di vitale importanza poter garantire in remoto le comunicazioni con l’esterno. In questo aiuta avere a disposizione un cellulare, ma anche la possibilità di utilizzare dei social media per mantenere i contatti con amici e famigliari.

Le autorità della sanità pubblica dovrebbero poi mantenere una costante comunicazione con chi è in quarantena per fornire ogni informazione necessaria relativa alla sintomatologia e alla cura. Per questo, una linea telefonica o un servizio online appositamente predisposto per chi è in quarantena, e gestito da operatori sanitari, aiuterebbe a rassicurare chi magari non è ancora malato, ma potrebbe diventarlo. Già questo permetterebbe a chi è in quarantena di non sentirsi abbandonato e trasmettergli il messaggio che la sua salute è tanto importante quanto quella pubblica. Rassicurare le persone isolate potrebbe diminuire sentimenti come paura, preoccupazione e rabbia.

Il parere dell'esperto

Abbiamo sentito sull'argomento il parere di Samanta Travini, psicologa: "Da diversi studi sono emersi i numerosi effetti sul piano psicologico derivanti della quarantena. Alcuni di questi possono essere: sintomi da stress post-traumatico, depressione, sentimenti di rabbia, paura e abuso di sostanze. Alcuni di questi, in particolare i sintomi dello stress post-traumatico, potrebbero durare a lungo anche una volta superato il pericolo. Inoltre i soggetti con una storia di disturbo psichiatrico sono quelli maggiormente a rischio di manifestare effetti psicologici a seguito della quarantena. 

Altri fattori che possono avere effetti psicologici sono la mancanza dei beni di prima necessità, come cibo, acqua e vestiti e scarse informazioni da parte delle autorità sanitarie pubbliche o di linee guida sulle azioni da intraprendere. 

Gli effetti psicologici sono anche legati al fatto che la presenza di una epidemia elicita in ognuno di noi paure legate alla morte. A ciò si aggiunge l’incertezza e l’impossibilità di controllare questa situazione. Tutti questi fattori possono scatenare sentimenti di ansia nelle persone sia perché vengono interpretati come segnalatori della gravità della malattia, sia perché aumentano le paure di contagio in una situazione dalla quale non ci si può sottrarre.

La sensazione di impotenza davanti agli eventi, può creare anche una sorta di rassegnazione che si trasforma in depressione o in atteggiamenti aggressivi verso chi si ritiene responsabile della situazione.

È perciò importante che i soggetti in quarantena abbiano accesso a informazioni aggiornate e accurate che comunichino in modo chiaro e coerente i motivi della quarantena e qualsiasi modifica, in particolare per quanto riguarda la sua durata. Il periodo di quarantena dovrebbe essere il più breve possibile e la durata non dovrebbe essere modificata a meno che in circostanze estreme, poiché tali cambiamenti potrebbero portare a impatti significativi sulla salute mentale.

Inoltre in un momento difficile, dove ciò che non conosciamo ci mette a dura prova e può generare paura e preoccupazione, psicologhe e psicologi possono aiutarti con gli strumenti adatti a gestire al meglio la situazione".