Quando le città saranno sommerse cosa ce ne faremo dei monumenti che abbiamo difeso dalla vernice?

In Emilia-Romagna e in altre aree del Paese non è maltempo, ma sono gli effetti della crisi climatica in corso. Prima cominceremo a trattare questo fenomeno in maniera seria e strutturale, prima riusciremo a rispondere agli effetti dei cambiamenti climatici.
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Francesco Castagna 17 Maggio 2023

In Emilia-Romagna non siamo di fronte soltanto a una tragedia, ma anche all'immobilismo delle nostre istituzioni che intervengono come al solito sempre quando il danno ormai è fatto.

Partiamo dal triste fatto di cronaca: l'alluvione e le inondazioni che in questi giorni stanno colpendo l'EmiliaRomagna. Secondo l'ultimo bollettino del 17 maggio diffuso da Arpa EmiliaRomagna, sono 17 i fiumi esondati in più punti e 23 i comuni coinvolti. Arpa segnala che "Resta altissima l’attenzione sul versante idrogeologico dell’Appennino forlivese-cesenate, bolognese e ravennate: complessivamente ci sono segnalazioni di oltre 250 dissesti in atto".

Una situazione che l'Agenzia regionale per la protezione ambientale definisce gravissima, i danni del dissesto idrogeologico in corso stanno colpendo persone, edifici storici, chiese e case comuni. Sono gli effetti di un fenomeno che continuiamo a chiamare nel modo sbagliato, definendolo "maltempo" infatti non facciamo altro che declassare le inondazioni e le alluvioni di questi giorni a qualcosa di temporaneo e casuale. Eppure non è così.

Già da tempo l'IPCC ci segnala che "i cambiamenti climatici causati dall’uomo hanno aumentato la probabilità di assistere a più eventi meteorologici estremi contemporaneamente o a breve distanza l’uno dall’altro; si tratta dei cosiddetti eventi multipli. Gli eventi multipli possono avere un impatto sulla natura e sull’uomo ancora maggiore di quello che questi fenomeni causerebbero singolarmente". Nel 2016 poi l'Ispra aveva lanciato l'allarme proprio per quanto riguarda la situazione climatica in Emilia-Romagna.

Nel Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, in riferimento ai dati elaborati del 2015, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale aveva già avvertito di come l'Emilia-Romagna fosse tra le regioni più a rischio frane e alluvioni con particolare attenzione ai Beni culturali. Tra le città che potrebbero subire potenzialmente più danni compaiono Ferrara e Ravenna. La Regione quindi figurava già tra i territori con i valori più alti di popolazione a rischio alluvioni e frane. Un livello simile di allerta è stato riconfermato dai dati del 2021.

Da mesi discutiamo delle azioni degli attivisti ambientalisti di Ultima Generazione. Lasciando perdere la polemica attorno all'etica del gesto, vorremmo concentrarci più sul dibattito presente in Italia, a nostro parere ancora carente. Lo definiamo insufficiente perché di fronte al disastro dell'Emilia-Romagna ancora si parla genericamente di maltempo. Lo riteniamo povero, perché nonostante l'intervento in concerto delle istituzioni interessate (Governo, Regione, Comuni), nessuna di loro ha ancora aperto un serio dibattito sull'urgenza di adottare politiche ambientali serie per abbandonare rapidamente i combustibili fossili.

Intanto Irene Priolo, vicepresidente della Regione con delega alla Protezione civile, ha così aperto la sua relazione in Assemblea legislativa il 9 maggio: "Un evento straordinario già per la configurazione meteorologica che l’ha originata e che ad oggi porta a stimare in almeno 1 miliardo di euro i danni". In più sono stati necessari 400 milioni di euro per intervenire sull'emergenza che ha colpito anche la Regione Marche durante la scorsa alluvione. Soldi dei contribuenti spesi per porre rimedio alle scelte dei governi, troppo spesso convenienti economicamente parlando e poco rispettose dell'ambiente.

Crediti foto di copertina: Vigili del Fuoco

Il mio interesse per il giornalismo nasce dalla voglia di approfondire tutto ciò che oggi giorno accade sempre più velocemente. Unisco altro…