Quasi nessun progresso nelle discussioni per un Trattato globale per la tutela della biodiversità: cos’è successo

Pochissimi passi avanti a Ginevra nelle ultime due settimane di colloqui internazionali sul tema della tutela della biodiversità. Un nuovo appuntamento è previsto per giugno in Kenya. Serve maggiore volontà politica da parte degli Stati, spiegano le associazioni impegnate nella protezione degli habitat e degli ecosistemi.
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Michele Mastandrea 31 Marzo 2022

Ti avevamo parlato qualche tempo fa dei colloqui in corso a Ginevra per un nuovo Trattato globale per la tutela della biodiversità. Purtroppo, devo dirti oggi che quelle discussioni hanno portato a un sostanziale nulla di fatto.

Nonostante circa un milione di specie siano a rischio estinzione, e nonostante si debba dunque intervenire in maniera decisa, si registrano davvero pochissimi progressi. Lo scetticismo alla vigilia delle associazioni ambientaliste è stato confermato dai fatti: al di là di una generica volontà a proteggere gli ecosistemi, ben poco di concreto è stato deciso.

Nulla di fatto

Due settimane di confronti non hanno infatti portato a esiti positivi sui temi più importanti in gioco. Nemmeno il fatto che si trattasse della prima riunione in persona tra i delegati ha aiutato a superare l'impasse. Di conseguenza, è stato deciso un nuovo momento di confronto a livello internazional. Si terrà in Kenya, nella capitale Nairobi, dal 21 al 26 giugno.

La riunione della Convenzione sulla Diversità Biologica (Cbd), che ha messo intorno al tavolo esponenti di quasi tutti i governi mondiali (con però assenze importanti come quella degli Usa) aveva l'obiettivo di redigere una bozza di testo-quadro globale sulla biodiversità (Global Biodiversity Framework). Sono state fatte discussioni sia di ambito tecnico-scientifico che negoziale-politico. L'accordo dovrebbe essere poi ufficialmente ratificato intorno alla fine dell'anno a Kunming, in Cina, nell'ambito della COP15 della Cbd.

Serve maggiore volontà politica

"Nonostante i leader abbiano ripetutamente dichiarato il proprio impegno ad agire per proteggere la natura, a Ginevra abbiamo assistito solo a piccoli passi avanti", ha commentato Marco Lambertini, Direttore Generale del WWF Internazionale.

Uno degli obiettivi dichiarati della bozza di Trattato è proteggere il 30% degli ecosistemi della terra e degli oceani da qui al 2030. Per farlo, sarà però importante trovare un accordo sul come reindirizzare, riformare o porre fine a circa 500 miliardi di dollari all'anno in sussidi che incoraggiano attività dannose per la natura. "Sarà essenziale che nel prossimo round di negoziati ci sia una maggiore leadership, se vogliamo raggiungere un accordo sulla strategia globale per la biodiversità a prova di futuro e in linea con le sfide che dobbiamo affrontare", ha aggiunto poi Lambertini.

Il problema dei finanziamenti

Uno dei principali temi in gioco è poi quello dei finanziamenti per riuscire a realizzare gli ambiziosi piani di tutela degli habitat e delle specie. Anche in questo caso, come per quanto riguarda il tema generale del riscaldamento globale, è necessaria un'azione ispirata alla giustizia climatica da parte dei Paesi più ricchi, come richiesto da numerose associazioni attive nella tutela della biodiversità.

Sebbene anche i Paesi più facoltosi abbiano infatti riconosciuto l'importanza di aumentare i finanziamenti per la protezione e il ripristino degli habitat naturali, secondo gli stessi Paesi questi fondi dovrebbero arrivare dai bilanci nazionali delle singole nazioni interessate o da finanziamenti privati. Un nodo da sciogliere, insieme ad altri come la regolazione più stringente di attività umane quali pesca e allevamenti intensivi, ma anche dei fenomeni di urbanizzazione che mettono a rischio la conservazione della biodiversità. La speranza è che in Kenya si possano fare passi avanti reali nell'affrontare un tema così importante.