Reintegrare i medici no vax con due mesi di anticipo manda un messaggio sbagliato

Siamo d’accordo sulla decisione di trasformare il bollettino Covid quotidiano in un report settimanale, ma ci interroghiamo su quale messaggio venga lanciato reintegrando il personale medico che non si è vaccinato con due mesi di anticipo.
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Giulia Dallagiovanna 31 Ottobre 2022

Discontinuità. È questo il segnale che il neo ministro della Salute, Orazio Schillaci, intende dare con la serie di misure annunciate venerdì 28 ottobre. Due, in particolare: il bollettino Covid che diventa settimanale e il reintegro del personale medico no vax.

Sulla prima non possiamo che essere d'accordo. Anzi, probabilmente avremmo dovuto utilizzare questa modalità fin dall'inizio. Il report quotidiano ha forse creato più confusione che informazione, con i numeri soggetti a variazioni in base alla quantità di tamponi effettuati. Il totale dei test, a sua volta, era legato alla disponibilità di strutture che li potessero somministrare (motivo per cui la domenica si registrava un calo) e alla volontà o alla necessità delle persone di sottoporvisi. Volontà che aumentava attorno alle feste di Natale e si riduceva nei mesi estivi. Un conteggio settimanale consentirà probabilmente di avere una visione più chiara del trend effettivo.

Sulla seconda invece ci sentiamo di avanzare qualche dubbio rispetto al messaggio che si sta veicolando.

Intendiamoci, il Covid di oggi non è quello di marzo 2020. L'arrivo di nuove varianti, risultate più contagiose ma meno aggressive rispetto al virus originale, ha contribuito a farcelo percepire come una malattia più simile all'influenza stagionale. È vero che, purtroppo, continuiamo a registrare tra gli 80 e i 90 decessi al giorno, ma siamo ben lontani dagli 800-900 quotidiani della primavera del 2020.

La spallata decisiva, però, è arrivata grazie alla più rapida campagna vaccinale mai realizzata, alla quale ha aderito oltre il 90% della popolazione over12. Tuttora, tra i ricoverati nelle terapie intensive cresce soprattutto la quota che non ha ricevuto il vaccino.

Reintegrare i medici no vax con due mesi di anticipo rispetto alla scadenza dell'obbligo vaccinale per il personale sanitario, fissata per il 31 dicembre 2022, significa ignorare tutto questo. E significa anche strizzare l'occhio a tesi antiscientifiche. Un atteggiamento poco corretto nei confronti della maggior parte della popolazione, quella che ha scelto di vaccinarsi, fidandosi della scienza e vincendo i propri dubbi.

La ragione ufficiale è condivisibile: serve mettere una pezza alla drammatica carenza di personale sanitario, negli ospedali e nelle Asl. Ma si tratta dell'ennesimo provvedimento varato per rispondere a un'emergenza che prosegue da almeno 10 anni e di fronte alla quale abbiamo chiuso gli occhi per tanto tempo. Già a gennaio 2020 si denunciava la mancanza di 8mila specialisti ospedalieri e si cacolava che entro il 2023 sarebbero rimasti vacanti 10mila posti per la medicina di famiglia. I 4mila reintegrati non potranno risolvere il problema. Inoltre dovremmo chiederci chi stiamo mettendo al servizio dei pazienti: professionisti che sostengono tesi antiscientifiche e che sono disposti a portarle avanti persino negando l'evidenza?

Quale messaggio vogliamo lanciare? Che l'efficacia dei vaccini dipende dal governo in carica? Interessante notare a tal proposito come, secondo un sondaggio di YouTrend di dicembre 2021, proprio il mese in cui sono arrivati i vaccini, il 19% dell'elettorato di Fratelli d'Italia e il 16% di quello della Lega fosse risultato essere no vax.

Non sarebbe stato meglio attendere la scadenza dell'obbligo e valutare, allora, il reintegro di chi non aveva aderito alla campagna di prevenzione?

Legittimo mantenere le aspettative del proprio elettorato. Ma forse dovremmo interrogarci sull'opportunità di far rientrare la scienza in un programma elettorale.

Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…