Ricominciare a vivere dopo un tumore: la rinascita di Laura grazie a un nuovo lavoro

Un anno e mezzo di cure e 16 cicli di chemio. Laura mentre combatteva la sua battaglia contro il cancro al seno ha perso anche il lavoro che amava e che le dava una sensazione di normalità, nonostante tutto. Grazie a TrasformAzione, il programma dell’associazione Europa Donna, è riuscita a reinventarsi cambiando completamente ambito e ruolo lavorativo ma sentendosi, di nuovo, sé stessa.
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Evelyn Novello 20 Ottobre 2023
Intervista a Laura, ex paziente oncologica, Loredana Pau, vice presidente di Europa Donna e Francesca D'Antona, project manager di Europa Donna

Dopo la diagnosi di tumore tutto cambia. Il corpo, il lavoro, ogni certezza. La vita va avanti ma il malato inizia uno stallo, una pausa di un tempo indeterminato fatta solo di speranza e di chemio che sfinisce il corpo e lo spirito. É il caso di Laura, ex paziente oncologica, che ha affrontato un percorso troppo spesso in salita, 18 mesi in cui non solo non reggeva più psicologicamente le cure ma ha perso anche il lavoro. Ed è proprio sul lavoro che vogliamo concentrarci, un aspetto di solito relegato sullo sfondo di una storia di cancro ma che è parte integrante ed essenziale della vita di ogni persona. Soprattutto delle donne, i soggetti più deboli nel mercato lavorativo. Per aiutare da questo punto di vista le donne che hanno subito un tumore al seno e che hanno perso il lavoro, è nato TrasformAzione, il progetto di Europa Donna che offre corsi di orientamento, ricerca lavoro e reinserimento. In occasione dell'Ottobre rosa, raccontiamo la storia di Laura che con coraggio si è reinventata e si è messa in gioco accettando ogni sfida della vita sempre con il sorriso, abbellito dal suo rossetto rosso.

Tumore, cure e rossetto rosso

Mi trovavo molto spesso a voler lavorare perché la mia malattia mi stava distruggendo

La diagnosi di tumore al seno è come uno spartiacque, un momento che divide la vita di una donna in un prima e in un dopo. Tutto si trasforma e la protagonista deve affrontare suo malgrado l'unica via che le permetterà di avere una chance di guarigione. Laura aveva 49 anni quando la sua vita è stata messa in pausa. "Ero direttrice di un tour operator che si occupava della vendita nel Sud America di itinerari enogastronomici italiani – ci spiega – Ho lavorato sempre nel turismo, era il mio modo di relazionarmi con il mondo". Caso vuole che Laura, a un certo punto, avesse accompagnato il marito a fare una visita e, con 3 mesi di anticipo, decide di sottoporsi a uno screening di controllo al seno. "La dottoressa quasi non voleva farlo perché non era passato nemmeno un anno dallo scorso controllo ma forse se non l'avessi fatto ora non sarei qua. – ci racconta – Avevo una piccola massa, appena formata, di identità già molto chiara e pericolosa. Aveva già intaccato i linfonodi e si stava sviluppando verso l’interno. Mi hanno mandato subito in ospedale e lì si è trasformato tutto. Quasi non ci credevo. Poi la prima sensazione che ti assale è la paura, quella di non sapere quale sarà la tua fine".

L'amore per il suo lavoro è stata la sua salvezza psicologica, il collegamento con la realtà e con la vita che aveva sempre vissuto. "Mi trovavo molto spesso a voler lavorare perché la mia malattia mi stava distruggendo. – ci racconta Laura – mi piaceva continuare a firmare nuovi contratti, suggerire allo staff opinioni e consigli. Soffrivo molto di insonnia e di notte per non pensare leggevo i documenti. C'erano momenti in cui non ce la facevo ad alzarmi, ero uno straccio e pensare che prima facevo tutto, anche le trasferte in Brasile da sola". E così, tra una chemio e l'altra, Laura cerca di non perdere mai il sorriso e si impegna per distogliere l’attenzione dal dolore indossando con coraggio il suo rossetto rosso, simbolo di un pezzo di vita che ostinatamente non voleva lasciare andare.

Dopo un primo intervento, Laura ha subito 16 cicli di chemio e tolto 19 linfonodi. "Al termine delle prime 4 chemio mi hanno comunicato che ne erano necessarie altre 12 – ci spiega – Questo mi ha davvero buttato a terra, non volevo più curarmi, mi ero stancata, non riuscivo più a gestire il dolore fisico e psicologico, e così la chemio successiva l'ho saltata. Ero fragile e forse non capivo la gravità della situazione. Per fortuna, nella breast unit dell'ospedale ho trovato persone umane, sempre molto attente e comprensive. Mio marito e mio figlio, poi, sono stati preziosissimi. Hanno scelto di starmi vicino in ogni istante per un anno e mezzo in totale di cure".

La rinascita e il nuovo lavoro

Mi sono trovata circondata da altre donne con il mio stesso vissuto e alla ricerca di un posto nel mondo

Durante le terapie di Laura, lo staff della sua azienda è sempre stato comprensivo e le ha permesso subito di lavorare da casa. Con lo stop forzato dovuto alla pandemia, però, la piccola impresa non ha retto e mi tutti i dipendenti si sono ritrovati senza lavoro. "Lavorare per me era essenziale da più punti di vista – precisa Laura – rimanendo a casa avevo attacchi di panico, non riuscivo più a uscire. Caso vuole che sono venuta a conoscenza di TrasformAzione e timidamente mi sono interessata. Mi sono trovata circondata da altre donne con il mio stesso vissuto e alla ricerca di un posto nel mondo che ci desse modo di ricominciare". Il progetto, con i suoi colloqui di orientamento, valuta i curricola delle partecipanti per capire i loro studi e le loro esperienze lavorative ma anche le loro aspirazioni. "Io non sapevo nemmeno cosa avessi voluto fare. – ci spiega Laura – Non mi riconoscevo più. Il percorso poi, mi ha fatto ricordare chi ero e mi ha dato la consapevolezza necessaria per rimettermi in gioco. A 50 anni ho rifatto con fierezza il cv e ho ricominciato tutto da zero come fossi una neodipolomata e se sono molto orgogliosa".

Ora Laura è dipendente di una multinazionale americana che le ha dato la possibilità di crescere e di formarsi in un ambito diverso dal suo, ed è felice. "Penso a quando ero manager ma fa parte del mio background, ci penso con il sorriso e sono in parte grata alla mia malattia così ho potuto guardare la vita a 360 gradi e apprezzarmi pur consapevole dei miei limiti. Vedo il mio lavoro come un percorso di conoscenza e crescita, certo, è strano dirlo alla mia età, ma tutto questo mi ha permesso di trovare il mio posto nella società e ora voglio vivere appieno ciò che mi riserva la vita. Prossimo step, una vacanza con marito, mio figlio e suo marito alle Antille (ride, ndr). – conclude Laura.

Cos'è TrasformAzione

Il 42,5% delle donne intervistate ha paura di perdere il lavoro in caso di malattia grave

A contribuire in buona parte alla rinascita di Laura è stato il programma TrasformAzione di Europa Donna, associazione milanese che nasce da un’idea di Umberto Veronesi che supporta le donne nella lotta al tumore al seno, attraverso, ad esempio, percorsi di prevenzione e istituzione delle Breast Unit negli ospedali. Nel percorso che Europa Donna compie a fianco delle pazienti, il tema del lavoro è sempre stato centrale."Affrontiamo questo aspetto da anni – conferma Loredana Pau, vice presidente di Europa Donnaè un tema preponderante perché nell'aiuto alle pazienti oncologiche non ci possiamo limitare agli aspetti sanitari, che pur sono essenziali. Offriamo consulenza legale grazie ad avvocati giuslavoristi e, dall'anno scorso, sono attive le classi di TrasformAzione, progetto nato per reintegrare nel mondo del lavoro tutte le donne operate di tumore al seno".

A supportare l'esistenza di un programma come Trasformazione, la ricerca di Euromedia Research che ha rilevato la situazione del 2021 relativa al binomio malattia femminile-lavoro. Il 42,5% delle donne intervistate ha paura di perdere il lavoro in caso di malattia grave e la percentuale sale al 61,2% se consideriamo le lavoratrici autonome. Per il 53,7%, però, tornare a lavorare in caso di malattia grave sarebbe uno stimolo, un'opportunità per ritrovare la normalità. "Tra le donne che hanno partecipato al progetto – continua Pau – alcune avevano subito molte difficoltà sul luogo di lavoro e hanno deciso di lasciarlo. Ci hanno riportato demansionamenti, mobbing e allontanamenti coatti. Gli ostacoli peggiori, però, sono stati incontrati dalle libere professioniste, per loro la fatica è doppia perché non hanno tutele".

TrasformAzione offre, in collaborazione con Manpower, programmi di reinserimento che finora hanno avuto successo. "Dopo la prima classe, quasi il 50% delle partecipanti ha trovato un nuovo lavoro – spiega Francesca D'Antona, responsabile del progetto –  sia grazie alle politiche attive dell'agenzia del lavoro sia per una rinnovata fiducia personale. Come primo step facciamo un'analisi del contesto e delle capacità e poi delle aspirazioni delle candidate e in tutto il percorso stiamo loro vicino anche dal punto di vista psicologico informandole dei diritti di cui possono godere. Molte non sanno che avrebbero diritto all’invalidità e a 3 giorni al mese per fare gli opportuni controlli e cure". Insomma, il tumore non solo stravolge il corpo ma anche lo spirito e la consapevolezza di chi si è. Accompagnare le pazienti alla scoperta di sé stesse e dei propri desideri può dare loro una grande mano nel ritrovare la normalità.