
Che sia una moda passeggera o un trend in crescita non si sa, ciò che è certo è che gli adolescenti hanno voglia di fare un tuffo nel passato e distaccarsi, almeno in parte, dal mondo iperconnesso in cui sono nati. La Generazione Z è la prima ad aver vissuto da sempre con lo smartphone in mano e con gli occhi incollati sui social, a differenza dei Millennials, la cui l'adolescenza è stata caratterizzata da quei telefoni capaci al massimo di inviare SMS e scattare foto da scambiarsi con il bluetooth. Quelli erano i "dumb phone", i telefoni stupidi, l'opposto degli "smartphone", i telefoni "intelligenti" che usiamo oggi e che offrono mille funzionalità. Molte delle mode del passato tornano in voga nel futuro, e ora, negli Stati Uniti, è il caso proprio dei dump phone.
I dumb phone hanno funzionalità limitate: effettuano chiamate, inviano messaggi e offrono un'esperienza d'uso semplice e molto meno coinvolgente degli smartphone. Questi dispositivi hanno registrato nel 2022 un'impennata di vendite rendendo evidente il fascino degli anni '90, quelli che la Gen Z non ha potuto vivere. Ne sono un esempio anche i videogiochi d'ispirazione retrò super ricercati dagli appassionati. Nel caso dei telefoni però, non parliamo necessariamente degli stessi venduti nell'epoca della loro comparsa.
I dumb phone venduti adesso sono progettati per essere "telefoni di base" ma con miglioramenti che li rendono aggiornati e utilizzabili senza grossi problemi. Tra le migliorie, la copertura di rete 4G, fotocamere potenziate, colori aggiornati e alcuni offrono una "versione leggera di Whatsapp". Dei telefoni intramontabili dei primi anni 2000 rimane la forma ma anche la batteria, che può essere ricaricata una volta al mese.
Sarà che gli anni '90 ci fanno pensare a un periodo felice e più spensierato, o sarà semplicemente che come si sta riscoprendo la passione per il vintage in altri settori, come il fashion, così accade per quello della tecnologia. I dumb phone, oltre a essere una moda del momento, potrebbero offrire quel digital detox che nel mondo costantemente connesso di oggi servirebbe a tutti, almeno per qualche istante. Diverse ricerche hanno già ampiamente dimostrato che un uso intensivo dei dispositivi elettronici non giova alla nostro benessere: peggiora la qualità del sonno, può accentuare i sintomi di depressione e solitudine e ci porta a essere costantemente vigili senza possibilità di fuga. Soprattutto negli adolescenti la sovraesposizione agli istanti di vita apparentemente perfetti degli altri provoca inadeguatezza e ansia ma anche quell'effetto di panico detto FOMO – fear of missing out – la paura di perdersi qualcosa e di essere esclusi dagli eventi in cui sono presenti gli altri.
Ma non si tratta solo di benessere mentale. Il costante ricambio di dispositivi elettronici a cui ci ha portato il marketing fa sì che, per accaparrarci il nuovo modello sul mercato, ci disfiamo di quello che abbiamo anche se ancora funzionante e la maggior parte delle emissioni riconducibili agli smartphone (l’83% per l’esattezza) si verifica durante le fasi iniziali del loro ciclo di vita. Per non parlare della frequenza con cui alcune parti si possono danneggiare: i telefoni che vengono gettati via, anziché riparati, producono già 35 milioni di tonnellate di rifiuti e 261 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno in Europa.
Probabilmente non si tratterà di un trend stabile perché gli smartphone non sono destinati a scomparire. Possiamo però cogliere i lati positivi di questo rinnovato interesse per un prodotto vintage che regala benefici anche alla salute.