Definiamo lo scolo retronasale: non è altro che, appunto, lo scolo ossia lo scivolamento nella parte retrostante inferiore del naso del muco che è stato prodotto dalle ghiandole. Di per sé il muco, per quanto poco piacevole e fastidioso, se non prodotto in quantità eccessive è estremamente utile perché serve a inumidire e pulire le membrane nasali, umidificare l’aria, bloccare le particelle inalate con l’aria, e in questo modo contrastare le infezioni.
Quando questo muco non lo si espelle, ma scende si parla di scolo retronasale. Questa sensazione può essere causata anche da secrezioni molto dense o abbondanti e da alterazioni delle mucose nasali e faringee e si può avere sia con secrezioni molto liquide ma anche con secrezioni più dense.
Lo scolo si forma quindi perché c’è una sovraproduzione di muco che va eliminato e tossendo, schiarendosi la gola, deglutendo o da solo durante la notte scende. Le cause di questa produzione maggiore possono essere:
Non ci sono rimedi o una sua univoca. Il segreto è nel capire da cos’è causato: se allergia, raffreddore o altro. Anche se ti anticipiamo che suffumigi e aerosol di solito sono consigliati, ecco la cura caso per caso:
Causa malattia infettiva
Farmaci antibiotici ed eventualmente di farmaci antinfiammatori. Per quanto riguarda le infezioni virali, invece, in linea generale non si ricorre all'uso di specifici farmaci, perché di solito passano da sé. In aggiunta il tuo medico potrebbe consigliarti decongestionanti e mucolitici.
Disturbi allergici
Farmaci antistaminici e cortisonici su prescrizione del tuo medico di fiducia, oltre a evitare il più possibile il contatto con l’allergene, ossia le/le sostanze che ti causano il problema.
Polipi e altri problemi
Se soffri di disturbi come l'ipertrofia dei turbinati, la deviazione del setto nasale o la presenza di polipi, difficilmente le cure farmacologiche sono risolutive. Si provano di solito antibiotici o cortisonici per via nasale, ma non hanno grande esito. antibiotici o cortisonici per via nasale. La cosa migliore è ricorrere all’intervento chirurgico.
Fonte| Cleveland Clinic