Sei allergico all’ambrosia? Un particolare scarabeo potrebbe ridurre il problema

In Europa le persone che soffrono di allergia causata dall’ambrosia sono oltre 13 milioni. Uno studio dell’Università del Connecticut ha dimostrato che l’azione di un particolare tipo di scarabeo, l’Ophraella communa, può contribuire in modo efficace a ridurre la diffusione della pianta e quindi il numero di pazienti allergici. La specie aliena, giunta in Italia e in Europa nel 2013, potrebbe aiutare anche a ridurre i costi sanitari legati all’allergia.
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Kevin Ben Alì Zinati 27 Aprile 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Quando arriva l’estate e l’ambrosia comincia a fiorire, tra i 13 milioni di persone in Europa che sono costrette a vivere con un fazzoletto in mano attanagliate da uno starnuto dopo l’altro probabilemte ci sei anche tu. Originaria del Nord America, l’ambrosia comune è protagonista per diversi mesi all’anno anche nel “Vecchio Continente” dove, per ora, ha invaso oltre 30 paesi: il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature rischiano però di aprirle la strada verso nuove mete da conquistare. O forse no. Perché un particolare tipo di scarabeo, l'Ophraella communa, cibandosi delle sue foglie è in grado di ridurre la diffusione della pianta e il numero degli allergici di oltre 2 milioni di persone. È il risultato di un progetto di ricerca pubblicato su Nature Communications e realizzatato dall'Università del Connecticut con anche la collaborazione della biologa italiana Maira Bonini dell'Ats di Milano.

La specie aliena

Lo scarabeo Ophraella communa è una delle specie aliene che ha volato insieme alla globalizzazione e con un viaggio lunghissimo è arrivata anche in Europa: sembra che sia atterrato a Milano nel 2013 e che in breve tempo si sia spinto fino alla Svizzera. Negli ultimi decenni, con l’aumento degli spostamenti di persone e merci, anche il numero di invasioni biologiche ha subìto un’impennata e, come puoi immaginare, non sembra voler rallentare. Queste invasioni spesso sono state analizzate per cercare di capirne gli effetti negativi sulla biodiversità, sugli ecosistemi e sulla salute pubblica, osservazione poi i risvolti in termini economici: lo studio dell’Università del Connecticut, invece, ha preso la strada opposta e ha provato a quantificare l’impatto di questa specie sul benessere umano.

Meno allergici

I ricercatori si sono chiesti se, allevandolo in serie e distribuendolo in modo controllato e sostenibile, lo scarabeo avrebbe contribuito a una riduzione efficace della diffusione dell’ambrosia: l’intuizione è partita da un serie di rilevamenti fatti nel Nord Italia (il primo terreno fertile che lo scarabeo ha trovato nel 2013), dove il 100% delle piante di ambrosia è stata attaccata con livelli di danno abbastanza alti da impedirne completamente la fioritura.

Per valutare l’effettivo correlazione tra la diminuzione delle concentrazioni di polline e l'impatto dell’Ophraella communa, il team ha condotto un esperimento sul campo, nella pianura padana. Qui hanno osservato risultati eccezionali perché lo scarabeo era stato in rado di ridurre la produzione di polline fino all’82%. Attraverso modelli e situazioni, i ricercatori sono dunque sicuri che lo scarabeo potrebbe concretamente ridurre il numero degli allergici europei all’ambrosia comune da 13,5 milioni a circa 11,2, con quindi 2,3 milioni pazienti in meno.

Meno costi

Se sei un allergico lo avrai notato, far fronte a uno o più disturbi di questi tipo ha un costo che non è indifferente. Nello studio i ricercatori, rapportando le spese mediche e l’assenza dal lavoro, hanno calcato una spesa annuale di circa 670 euro per persona, per un totale di circa 7,4 miliardi di euro all’anno in Europa. Attraverso le simulazioni i ricercatori ha dimostrato che lo scarabeo Ophraella potrebbe consentire una riduzione dei costi di 1,1 miliardi di euro ogni anno.

Fonti | "Biological weed control to relieve millions from Ambrosia allergies in Europe" pubblicato il 21 aprile 2020 su Nature Communications 

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