Serre di Almeria, quel “Mar de plástico” che arriva sulle nostre tavole

La maggior parte della frutta e verdura che troviamo al supermercato arriva dalla Spagna. Precisamente da Almeria, dove c’è una distesa interminabile di serre intensive in plastica. Questo metodo di coltivazione permette una produzione su larga scala, ma ha degli impatti sociali e ambientali molto alti. In questa puntata di Contro Natura vedremo nello specifico quali sono.
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Rubrica a cura di Beatrice Barra
27 Ottobre 2023

Esiste una macchia bianca – che non è neve e neanche sabbia – visibile addirittura dallo spazio. Ti sto parlando delle serre di Almeria: la più grande concentrazione di serre al mondo, altrimenti nota come “Mar de plastico”, che si estende per circa 40.000 ettari (quindi circa 3 volte la superficie di Parigi) nella zona di Almeria, in Andalusia, nel sud-est della Spagna e che è diventata uno dei più importanti centri di produzione agricola al mondo.

Fonte: NASA

L'orto d'Europa

Nelle serre di Almeria si producono circa 3 milioni e mezzo di frutta e verdura all’anno: sono considerate l’orto d’Europa, perché di questi 3 milioni e mezzo (come si legge sul sito della società di distribuzione regionale Agrosol) il 61% viene esportato e il 99,8% di questa quantità è destinato proprio all’Europa.

Ci avrai sicuramente fatto caso: gran parte della frutta e della verdura che viene venduta nei supermercati italiani e che arriva sulle nostre tavole è di provenienza spagnola (anche quella che in teoria sarebbe fuori stagione) e, guardando questo video, ti renderai conto che probabilmente arriva proprio da queste serre. Almeria è famosa per la produzione di pomodori, agrumi, cetrioli, uva e fragole, la cui coltivazione si concentra principalmente attorno alle località di El Ejido, Berja, Roquetas De Mar. La sua estensione è cresciuta nel tempo, arrivando a svilupparsi da un lato, fino alla provincia di Granada e, dall’altro, fino alla zona di San Isidro de Nijar.

Le conseguenze del “Mar de plastico”

L'arrivo di capitali stranieri e lo sviluppo di nuove tecnologie hanno presto permesso alla Spagna di diventare un fornitore mondiale di prodotti agricoli e di avviare un vero e proprio Agribusiness. Non a costi zero, però. La massiva costruzione di serre ad Almeria ha comportato un sistema ad altissimo impatto sociale e ambientale, generando il fenomeno di serre intensive e portando con sé delle conseguenze soprattutto negative.

Suolo, acqua, rischi per la salute

La prima tra tutte è, indubbiamente, l'alterazione delle predisposizioni naturali del terreno. La zona di Almeria è caratterizzata da un suolo arido, perciò naturalmente privo di sali minerali e altre sostanze utili per la crescita naturale delle piante.

Per questo motivo la maggior parte delle coltivazioni si basa sull’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti. Questo porta con sé ulteriori problematiche: la contaminazione dell'acqua, del suolo, degli alimenti finalizzati a un uso alimentare e animale e, non ultimo, diversi rischi per i lavoratori che, nella maggior parte dei casi, non hanno a disposizione le corrette misure di protezione.

Plastica

Il primo problema legato alla plastica è che quasi 40.000 ettari occupati da strutture di plastica non permettono alla natura di ristabilire un naturale ciclo vitale. Il secondo, invece riguarda la  questione della produzione e dello smaltimento di questo materiale.

Pensa che, secondo i dati del governo dell’Andalusia, le serre di Almería sono arrivate a produrre circa 33.500 tonnellate di plastica. Fortunatamente l’85% di quella plastica oggi viene riciclata, ma il restante 15% rimane nell’ambiente: sono circa 5.000 tonnellate di plastica non trattata, che inevitabilmente diventeranno di microplastiche sui fondali marini nel sud della Spagna.

Spreco d'acqua

Bisogna, poi, considerare che questo grande numero di serre consuma una quantità sterminata di acqua, proprio in una zona dove l’acqua scarseggia. Sicuramente ci sono delle realtà dove sfruttano il sistema a goccia e altre moderne tecniche di irrigazione, ma altre aziende consumano acqua prelevata dalle falde acquifere.Per incrementare le quantità di acqua, si ricorre quindi alla desalinizzazione dell’acqua marina che necessita di molta energia e la salamoia che ne deriva può inquinare se rilasciata in eccesso.

Spreco alimentare e smaltimento dei rifiuti

Infine, non dobbiamo dimenticare tutti i problemi legati alla gestione dello spreco alimentare e allo smaltimento dei rifiuti. Molti sono gli incendi che nel corso del tempo si sono prodotti, soprattutto nella zona di Murcia, tanto da spingere il governo centrale a introdurre il divieto di dar fuoco agli scarti della produzione agricola.

Condizioni lavorative precarie

Ultimo aspetto, ma non per importanza: la sostenibilità non è solo legata all’ambiente, ma anche ai diritti civili. I lavoratori delle serre sono spesso sfruttati e costretti a lavorare moltissime ore al giorno in condizioni di sicurezza precarie e salari bassissimi. Migliaia di lavoratori stranieri vivono in situazioni di degrado dentro baraccopoli, con acqua non potabile, e ad oggi lo Stato spagnolo fatica a intervenire per risolvere la situazione. E di conseguenza, purtroppo, non mancano i casi di caos e violenza.

Ci sono dei piccoli margini di miglioramento

Alcuni degli imprenditori delle serre stanno investendo per essere all’altezza dei mercati più esigenti e per diventare più sostenibili.

Biocontrollo dei parassiti

Un nuovo progetto prevede di utilizzare i predatori naturali invece dell’abuso di pesticidi – procedimento detto anche biocontrollo dei parassiti – che serve per recuperare il naturale equilibrio tra parassiti buoni e cattivi, come la cimice asiatica che attacca meglio i parassiti del pomodoro. L'intento è quello di replicare un tipo di rapporto che è sempre esistito in natura e che permette di far crescere il raccolto senza l’uso di insetticidi.

Intelligenza artificiale per contrastare lo spreco d'acqua

Per contrastare il problema dello spreco d’acqua, oltre ad applicare il sistema a goccia, alcuni coltivatori si fanno aiutare da nuovi macchinari potenziati con l’Intelligenza artificiale. Questi strumenti hanno dei sensori che generano più di 140 misurazioni giornaliere di umidità, temperatura, radiazione o conduttività del suolo, così da calcolare il preciso fabbisogno idrico del raccolto e usare solo l'acqua strettamente necessaria.

Imballaggi in plastica riciclata

Dal 2022, l’Agenzia spagnola della sicurezza alimentare e nutrizione (AESAN) ha regolamentato la commercializzazione di imballaggi di plastica quindi, la creazione di nuovi imballaggi dovrà essere di sola plastica riciclata.

L'effetto Albedo (non voluto) che contrasta l'aumento delle temperature

Esattamente come avviene con la neve, la luce riflessa dai teli di plastica crea quello che in scienza si chiama “effetto albedo”. I tendoni bianchi hanno la capacità di riflettere i raggi solari nell’atmosfera, provocando un effetto di raffreddamento della temperatura sottostante.

Fonte: Zmiles500/Wikimedia Commons

Questo effetto permette di assorbire l'emissione media di anidride carbonica prodotta in media da circa 245.000 auto ogni giorno. Insomma: mentre tutto il mondo è influenzato dal riscaldamento globale e percepisce l’aumento delle temperature, in questa zona specifica le temperature stanno diminuendo. L’effetto albedo generato dalle serre non è stato voluto, ma è un effetto collaterale del Mar de plastico che, per fortuna, sta portando dei benefici su quella zona. Inoltre, le serre utilizzano esclusivamente la luce solare senza l’intervento di combustibili fossili.

Come è diventata la più grande concentrazione di serre al mondo?

Tutto ebbe inizio negli anni 40, durante il regime franchista. Erano tempi di fame a causa della Guerra Civile Spagnola e della Seconda Guerra Mondiale e il terreno di quelle zone era di origine desertica, quindi molto difficile da coltivare. Fino agli anni '50 dominavano piccoli appezzamenti a coltivazione stagionale, pascoli e una debole vegetazione. Ma all’inizio degli anni ‘50 il dittatore Francisco Franco decise di colonizzare anche quell’area e renderla produttiva. I primi coloni provarono la tradizionale coltivazione sul terreno, senza successo a causa delle piogge intense, del forte caldo e del vento Anche a quel tempo, i contadini della zona si dedicavano alla produzione di uva da tavola, ma si trattava di un frutto di scarso valore nel mercato. Per questo motivo nel ‘53 fu avviata, dall’Istituto nazionale di colonizzazione, una campagna di trivellazioni che permise lo sfruttamento delle falde acquifere del Campo de Dalias, dove oggi ci sono le serre.

Agli inizi degli anni 60, poi, ha avuto luogo una vera e propria rivoluzione, dovuta all’uso della plastica. Per proteggere il loro raccolto dai fenomeni climatici, alcuni contadini come Paco El Piloto e Bernabé Aguilar, hanno deciso di applicare dei teli di plastica sopra il terreno, senza sapere che, involontariamente, stavano dando vita alle prime serre intensive di plastica. Hanno infatti scoperto che la coltivazione sotto plastica era più produttiva di quella all’aperto o sotto vetro, perché i terreni rimanevano più caldi e trattenevano più umidità. Inoltre, l’utilizzo della plastica permetteva di mantenere il calore interno e di anticipare i raccolti massimizzando la produzione agricola.

La coltivazione in serra non è tutta da condannare

Le serre di Almeria sono certamente un esempio di come l’agricoltura intensiva e su larga scala può avere impatti ambientali e sociali significativi. Tuttavia, dobbiamo ricordarci di non condannare tutta la coltivazione in serra. L’industria delle serre è, infatti, importante se ci si vuole adattare a climi sempre più aridi e meno piovosi. Il cibo non può essere un lusso per pochi e la coltivazione in serra può essere utile per raggiungere questo scopo: a differenza dell’agricoltura tradizionale, consente un notevole risparmio di acqua, a parità di resa.

E in Italia?

Anche in Italia ci sono realtà simili a quelle di Almeria che usano la plastica per la coltivazione in serra. Basti pensare a Piana del Sele, vicino Battipaglia, e alla provincia di Ragusa, precisamente nella zona circostante a Vittoria. Oggi però sono state sviluppate anche diverse serre tecnologiche che prevedono un tipo di coltivazione "fuori suolo", come la coltivazione aeroponica e idroponica in Veneto, così da generare un notevole risparmio di terreno e acqua.

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Polentona acquisita e curiosa instancabile. Sono a Milano dal 2016 e scrivo per passione da quando ho cinque anni. Amo il altro…