Settimana corta in Italia: quali sono i benefici e le aziende che la stanno sperimentando

Negli ultimi mesi sono sempre di più le aziende che hanno deciso di sperimentare la settima corta o formule simili di riorganizzazione del carico di lavoro. Dalle prime sperimentazioni della settimana lavorativa di quattro giorni sembra che tutti ne potrebbero beneficiare, non solo i lavoratori, ma anche l’azienda e perfino l’ambiente. Ecco quali sono le aziende in Italia che la stanno sperimentando, o hanno intenzione di farlo presto.
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Maria Teresa Gasbarrone 4 Dicembre 2023

Vorresti lavorare quattro giorni a settimana invece di cinque? Se la tua risposta è sì, sappi che ci sono buone possibilità che in un futuro, nemmeno troppo lontano, la cosiddetta "settimana corta" possa diventare la nuova normalità lavorativa.

Sono ormai sempre di più le realtà aziendali in tutto il mondo che hanno scelto di sperimentarla (alcune anche in Italia) e i risultati ottenuti finora parlano chiaro: la settima corta potrebbe avere vantaggi per tutti, non solo in termini di benessere dei lavoratori, ma anche per quanto riguarda la produttività delle aziende e perfino la salute dell'ambiente.

Che cos'è la settimana corta?

Quello di "settima corta" è un concetto relativamente nuovo, tanto che le aziende che finora l'hanno sperimentata hanno adottato di caso in caso formule anche molto diverse tra loro. Possiamo riassumere dicendo che l'idea alla base del concetto di "settimana corta" è quello di ridurre il numero di giornate lavorative, e quasi sempre anche di ore lavorative settimanali totali, senza però modificare lo stipendio dei dipendenti, né compromettere la produttività dell'azienda.

Concentriamoci qui sulla settimana corta "convenzionale", ovvero formata ds quattro giornate lavorative standard invece che di cinque. Per prima cosa è interessante osservare che in base agli studi effettuati finora, i vantaggi non riguardano solo i dipendenti, ma anche le aziende stesse.

Solo a inizio 2023 è stato pubblicato il più grande studio mai effettuato in materia. Questa sperimentazione, coordinata dall’organizzazione non profit "4 Day Week Global" e dal centro studi britannico Autonomy,  ha coinvolto 2.900 dipendenti e 61 aziende di vario tipo, quasi tutte nel Regno Unito, per una durata di sei mesi, tra giugno e dicembre 2022.

Nei sei mesi della sperimentazione la maggior parte delle aziende coinvolte ha applicato la formula del "venerdì libero", quindi con quattro giorni lavorati e tre di riposo.

I vantaggi per la salute

I risultati,  alla cui elaborazione hanno partecipato diverse università, tra cui l'Università di Cambridge e Salford nel Regno Unito e la Libera Università di Bruxelles, sono stati un successo, tanto che 56 delle 61 aziende coinvolte, ovvero il 92%, hanno espresso la volontà di conservare la settimana corta. Ma quali sono i benefici?

Per quanto riguarda la salute dei lavoratori, i dati raccolti a termine dei sei mesi sono stati piuttosto uniformi: la maggior pare dei dipendenti si sentiva meglio rispetto all'inizio della sperimentazione, sia per quanto riguardava la salute fisica che il benessere psicologico, tanto che le richieste di permesso sono diminuite di oltre il 60%.

Nello specifico, il 39% dei dipendenti intervistati risultava meno stressato e il 71% aveva ridotto il proprio livello di burnout, ovvero quella condizione di stress cronico causata da ritmi lavorativi eccessivi. Inoltre, sono diminuiti i problemi legati al sonno, allo stress emotivo e all'ansia.

Benefici anche per ambiente e fatturato

Che la settimana corta potesse portare benefici per la salute dei lavoratori era abbastanza scontato, tutt'altro che prevedibili sono stati invece gli esiti per quanto riguarda la produttività delle aziende: i ricercatori hanno calcolato che in quel semestre il fatturato è in media perfino aumentato.

Inoltre, altri studi insistono sui benefici sull'ambiente che queste nuove modalità di lavoro potrebbero avere: ad esempio, secondo una ricerca realizzata dall’Organizzazione ambientale Platform London, ridurre le ore di lavoro entro il 2025 ridurrebbe le emissioni britanniche di 127 milioni di tonnellate all’anno, l’equivalente di tutti i mezzi privati del Paese, e avrebbe indirettamente benefici sulla salute e il benessere individuale

Quali aziende italiane la stanno sperimentando

Dopo i grandi esempi internazionali – la settimana corta è stata adottata ad esempio da Microsoft Giappone -, anche in Italia alcune aziende, anche piuttosto importanti, hanno deciso di sperimentarla.

Ad esempio, da gennaio 2023 il gruppo Intesa San Paolo ha introdotto una riorganizzazione del lavoro su due punti:

  • Aumento dello smart working;
  • Introduzione della settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative a parità di retribuzione, ma su base volontaria, ovvero lasciando al singolo dipendente la scelta;

I primi risultai sembrano essere positivi: secondo l’analisi condotta dal Comitato scientifico della Fondazione Fiba sul bilancio della banca, tra il 2020 e il 2023 la produttività del lavoro è cresciuta del 10%, con un aumento del fatturato aziendale pari a 1,7 milioni di euro.

Dopo Intesa San Paolo, anche il gruppo Luxottica ha annunciato di voler percorrere una strada simile, anche se solo per alcune aree del proprio personale: nello specifico, saranno i circa 20mila dipendenti degli stabilimenti a lavorare dal lunedì al giovedì, anche se con una riduzione dei permessi retribuiti.

Sembra inoltre che anche altre realtà italiane potrebbero volere provare la settima corta. Tra queste, segnala il Corriere della Sera, potrebbe esserci anche Lamborghini: sembra che la storica azienda automobilistica stia valutando una rimodulazione del carico di lavoro dei suoi dipendenti per creare una sistema misto tra settimane da cinque giorni e settimane da quattro giorni lavorativi.

Fonti | "The results are in: The Uk's Four-Day week pilot",pubblicato dal Centro studio Autonomy a febbraio 2023; Fondazione Fiba;