Sonnambulismo, un disturbo del sonno non-REM: cos’è e cosa fare

Il sonnambulismo è una parasonnia caratterizzata da un anomalo stato di allerta durante il sonno non-REM. Colpisce prevalentemente i bambini e gli adolescenti e si manifesta con episodi ripetuti di risvegli notturni, reattività ridotta, confusione e comportamenti anomali. Ha un decorso benigno e si risolve con l’età.
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Dott.ssa Roberta Kayed Medico chirurgo
13 Agosto 2020 * ultima modifica il 13/08/2020

Si può essere contemporaneamente svegli ma anche addormentati? Sembrerà strano, ma la risposta è proprio sì, o meglio: quasi. È la situazione che si verifica nel sonnambulismo, una condizione contraddistinta da alcuni comportamenti che si verificano quando siamo svegli e non quando dormiamo, come alzarsi dal letto, camminare o cucinare.

Le fasi del sonno

Il sonno e la veglia non si escludono a vicenda in maniera netta e per semplificare molto, quando dormiamo esistono alcune parti del cervello che dormono con noi mentre altre no. Prima di descrivere i comportamenti un po’ bizzarri del sonnambulismo, sarà utile spiegare alcune cose di questo mondo parallelo che è il sonno. Inoltre, già introduciamo il concetto che il sonnambulismo non si presenta in tutto il sonno, ma solo in una sua parte: quella non-REM.

Brevemente, quando ci addormentiamo, attraversiamo gradualmente e ciclicamente diverse fasi notturne che si alternano per tutta la notte: il sonno non-REM e il sonno REM.

  • Sonno non-REM: costituito dalle le fasi da I a IV, è il sonno del "dormire come un ghiro" (se non si hanno problemi di insonnia), che diventa  sempre più profondo man mano che dormiamo e che il tempo passa. In questa parte della notte non ci svegliamo facilmente, almeno non senza usare sveglie traumatiche e scossoni. È proprio qui che può verificarsi il sonnambulismo.
  • Sonno REM (Rapid Eyes Movement, movimenti oculari rapidi): dopo circa un’ora, un’ora e trenta dall'addormentamento, e dopo aver compiuto il primo ciclo di sonno profondo, ecco che fa capolino il primo “arousal”, uno stato di attivazione parziale e aumento transitorio della veglia. Anche se non è una vera e propria veglia perché continuiamo a dormire, è comunque un "riemergere" dal sonno profondo. Riusciamo anche a svegliarci più facilmente (pensiamo a quando ci svegliamo bruscamente dopo un brutto sogno). Nella fase REM  i nostri occhi guizzano sotto le palpebre – da qui il nome -, facciamo i  famosi “sogni d’oro” che i nostri cari ci augurano (o quelli brutti, purtroppo) e siamo paralizzati. Non ti spaventare, ebbene sì, il sonno REM è l’unica evenienza in cui siamo totalmente paralizzati senza però essere malati. E per fortuna, immagina se dovessimo agire tutti i sogni che facciamo. Col passare del tempo le fasi REM diventano sempre più lunghe passando dai 15’ al primo ciclo fino a occupare circa il 25% del sonno totale.

Cos’è il sonnambulismo

Abbiamo già capito che non è vero che esistono il sonno e la veglia come due entità ben distinte, che non s’influenzano a vicenda e non si mischiano mai. Se già nel sonno sano esiste un "potpourri" dei due, figuriamoci in quelle condizioni anomale come il sonnambulismo.

Il sonnambulismo fa parte, infatti, delle cosiddette parasonnie, dei veri e propri cocktails di sonno e veglia shakerati insieme. Insomma, un “sonno-non sonno”.

Il sonnambulo, questa creatura fra i due mondi:

  • Sta dormendo: ha gli occhi fissi, l’espressione vuota e non ci risponde.
  • È nel sonno non-REM: per questo motivo il sonnambulismo è più frequente nella prima parte della notte (nel primo terzo) dove le fasi REM durano ancora poco e la persona è difficilmente risvegliabile.
  • Fa cose strane: si può alzare dal letto, gironzolare, aprire il frigo e mangiare, ma anche impegnarsi in attività pericolose (attività violente o sessuali).

Incidenza: età e sesso

Solitamente chi soffre di sonnambulismo è molto giovane o comunque adolescente poiché il picco d'incidenza è fra gli 11-12 anni. Questo non esclude che possano essere anche gli adulti a soffrirne, soprattutto di sesso maschile. Infatti, durante l’infanzia sono colpite di più le femmine, mentre la situazione cambia nell’età adulta dove è più frequente nei maschi.

I comportamenti variano con l’età e il genere, ad esempio:

  • Età prescolare: il comportamento più tipico è quello dei risvegli confusi.
  • Età adulta: possono esserci anche comportamenti violenti o sessuali.
  • Genere femminile: sono più frequenti gli episodi nei quali si mangia davanti al frigo.
  • Genere maschile: più frequenti comportamenti sessuali.

Le cause

Le cause precise del sonnambulismo non si conoscono. Sappiamo che dipende da un alterato sonno non-REM, ma non il motivo per cui ciò accade.

Ci possono essere alcuni fattori di rischio che potrebbero facilitarne l’insorgenza o associarsi:

  • Fattori ambientali che alterano il ciclo sonno-veglia: possono precedere gli episodi di sonnambulismo (ad esempio uso di sedativi, alcol, deprivazione di sonno, forte stanchezza, febbre o stress sia fisici sia emotivi).
  • Familiarità: l’80% dei sonnambuli ha una storia familiare di sonnambulismo e il rischio aumenta quando entrambi i genitori sono stati o sono a loro volta sonnambuli. Inoltre, il disturbo si manifesta più frequentemente nei gemelli monozigoti.
  • Malattie mediche intercorrenti: alcune patologie si possono associare al sonnambulismo come aritmie cardiache, emicrania cronica, febbre, reflusso gastro-esofageo notturno, asma notturno, crisi epilettiche notturne, apnee nel sonno, disturbi tiroidei (tireotossicosi).
  • Malattie psichiatriche intercorrenti: sindrome da stress post-traumatico, attacco di panico, disturbo depressivo maggiore, disturbo ossessivo compulsivo o stati dissociativi.

I sintomi

I sintomi del sonnambulismo sono molto vari fra loro andando a configurare azioni semplici e innocue come il “passeggiare” per casa, fino a condotte complesse o potenzialmente pericolose. Nonostante questo, di solito i comportamenti messi in atto sono routinari e poco complessi. Le caratteristiche essenziali degli episodi di sonnambulismo però sono sempre:

  • Ripetuti risvegli incompleti: nel primo terzo della notte e della durata di circa 1-10 minuti (anche se alcuni possono prolungarsi per 1 ora).
  • Vigilanza e reattività ridotte: se proviamo a parlare alla persona, ci risponderà lentamente o non risponderà affatto nonostante gli occhi aperti e l’apparente veglia. Anche i tentativi di risveglio saranno difficoltosi e comunque seguiti da una momentanea confusione del sonnambulo che non ricorderà molto. Se tornerà a letto senza svegliarsi, la mattina seguente di solito non ricorderà nulla e potrà rendersi conto dell’accaduto solo a seguito del rinvenimento di “prove” (come i resti di cibo), oltre che ovviamente del racconto dei “testimoni”.

I diversi comportamenti motori con i quali si può manifestare il sonnambulismo possono essere:

  • Occhi aperti: è la presentazione tipica. Nonostante la persona abbia gli occhi aperti e sembri “sveglio”, lo sguardo è fisso e assente; questo può risultare un po’ inquietante per chi assiste all’episodio.
  • Sedersi sul letto: senza cominciare per forza a camminare, la persona può alzarsi a sedere guardandosi intorno un po’ spaesato oppure può pizzicare le coperte.
  • Allontanamento dal letto: la persona si alza dal letto e comincia a camminare più o meno tranquillamente per la stanza o per la casa. Può guardare dentro gli armadi, uscire dalla stanza o addirittura dalla casa stessa. La camminata può trasformarsi in una corsa o in tentativi di fuga da apparenti minacce.
  • Comportamenti complessi: possono essere veramente di ogni tipo come usare il bagno, cucinare, mangiare, fare conversazione, suonare uno strumento, mettere in funzione dei macchinari (auto compresa) fino ad azioni francamente inappropriate, come urinare nel cestino della spazzatura, o lesive. Ricordiamo che la persona è in uno stato di analgesia relativa, cioè non sente il dolore durante il sonno, per cui gli effetti dolorosi delle ferite possono essere percepite solo al risveglio.

Oltre ai sintomi classici, esistono due forme “specializzate” di sonnambulismo:

  • Alimentazione correlata al sonno: la persona mangia senza volerlo e può non riuscire a smettere. È più comune nelle femmine.
  • Comportamento sessuale correlato al sonno (o sexsomnia): si verificano vari gradi di attività sessuale (dalla masturbazione al rapporto sessuale). È più comune nei maschi e può implicare gravi problemi relazionali fino a quelli medico-legali.

Negli adulti

Il sonnambulismo che perdura o che si presenta per la prima volta in età adulta può essere un sintomo di presentazione di alcune malattie mediche, come:

  • Disturbi respiratori durante la notte, come la sindrome delle apnee ostruttive del sonno
  • Tireotossicosi, cioè un rilascio massivo nel sangue di ormoni della tiroide.
  • Crisi epilettiche notturne
  • Effetti di un particolare qualche farmaco

In queste circostanze curare il disturbo sottostante può far regredire o arrestare il sonnambulismo.

È pericoloso?

Sebbene i genitori possano spaventarsi molto vedendo i propri bambini comportarsi in maniera così anomala, il sonnambulismo ha un decorso benigno e una prognosi eccellente poiché in genere si risolve con il tempo e l’età.

  • Nei bambini: alcuni casi certo possono essere più difficili da gestire di altri, come ad esempio quando il bambino si agita molto o lancia degli oggetti che possono colpire chi gli sta vicino o se stesso. Nei casi in cui il sonno sia cronicamente disturbato possono insorgere poi problemi nel rendimento scolastico o disturbi comportamentali come l’iperattività anche se non ci sono prove concrete a riguardo. Non dimentichiamo poi l’imbarazzo che può scaturire dalle condotte comportamentali anomale e l’effetto sulle relazioni sociali.
  • Negli adolescenti e negli adulti: possono esserci più problemi. Questo perché negli adulti sono più frequenti altre patologie mediche o psichiatriche associate, e perché i comportamenti nel sonnambulismo sono più complessi. La persona può suonare uno strumento, guidare un’auto, cucinare e mangiare addirittura alimenti non commestibili o tossici con le conseguenze del caso, fino anche ad avere condotte lesive per se stessa o per il partner di letto (a volte con implicazioni forensi) come saltare dalla finestra o aggredire il partner.

La diagnosi

La diagnosi di sonnambulismo è clinica, cioè è il medico che si basa sulla valutazione degli episodi, le caratteristiche, la durata, il livello di coscienza e di memoria, il disagio e la compromissione personale e così via. Altri fattori da valutare sono la familiarità per il disturbo, la presenza di altre condizioni o di fattori scatenanti.

I criteri diagnostici sono redatti dall’American Psychiatric Association nel DSM V (Manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali).

I rimedi

Il sonnambulismo è una condizione benigna e per questo motivo i rimedi sono volti per lo più a rassicurare i genitori riguardo al decorso positivo e ad evitare che il sonnambulo si faccia male o ne faccia agli altri.

È possibile gestire al meglio gli episodi con qualche accorgimento:

  • Igiene del sonno: così come in altri campi della salute, una buona igiene è necessaria anche nel sonno. Non vuol dire lavarsi le mani mentre si dorme (anche se abbiamo visto che alcuni sonnambuli lo faranno comunque), ma regolare gli orari in cui si va a letto e in cui ci si alza per assicurare una buona quantità e qualità delle ore di sonno.
  • Provvedimenti generali: chiudere a chiave porte e finestre, rimuovere eventuali ostacoli come le sedie o gli oggetti sul pavimento, a maggior ragione se affilati o potenzialmente lesivi.
  • Evitare di svegliare la persona: quando e se è possibile, è meglio confortare la persona se è agitata, e comunque accompagnarla gentilmente a letto. Questo poiché è stato visto che i tentativi di risveglio possono allungare gli episodi oppure anche scatenare delle risposte violente.
  • Trattamento delle malattie associate: come reflusso gastro-esofageo, apnee ostruttive, epilessia e le altre menzionate.

Fonti| DSM V; Medscape

Medico-Chirurgo, specializzanda in Anestesia-Rianimazione, Terapia intensiva e del dolore, ha lavorato per diversi anni negli ambulatori di Medicina Generale. Nella pratica altro…
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