Stop al traffico di pinne di squalo: è il Canada il primo paese membro del G20 a deciderlo

Con 148mila chilogrammi importati solo nel 2018, il Canada rappresentava il più importante mercato extrasiatico di pinne di squalo, usate per lo più per la preparazione di una ricetta tradizionale cinese. La pratica dello spinnamento degli squali causa, secondo l’Onu, la morte di 73 milioni di esemplari ogni anno.
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Federico Turrisi 24 Giugno 2019

Ricordi il film cult di Steven Spielberg "Lo squalo"? Ecco, uno dei più temibili predatori rischia di scomparire anche a causa di una pratica crudele. Ma il Canada adesso dice basta all'importazione e alla vendita di pinne di squalo. È il primo paese del G20 a mettere al bando questo commercio inquietante che sta mettendo in pericolo il predatore marino.

Le pinne di squalo rappresentano uno status symbol in Cina e costituiscono l'ingrediente principale di un piatto della cucina tradizionale cinese che viene spesso servito nei banchetti nuziali: la zuppa di pinne di squalo, appunto. Per ottenerle si ricorre a una pratica molto criticata da animalisti e ambientalisti, il finning, ossia lo spinnamento degli squali, che consiste nel tagliare le pinne agli animali ancora vivi e poi rigettarli in mare, dove muoiono per soffocamento oppure mangiati dagli altri animali.

Sebbene il finning fosse stato vietato già nel 1994 nelle sue acque territoriali, il Canada, che ospita numerose comunità di origine cinese, rappresentava il principale mercato al di fuori dell'Asia per le pinne di squalo. Solo nel 2018, il Canada ha importato oltre 148mila chilogrammi di pinne di squalo, mentre l'Onu stima che ogni anno 73 milioni di squali vengano uccisi proprio per le loro pinne.

I gruppi ambientalisti del paese si sono detti entusiasti per l’approvazione della legge, ma alcuni biologi canadesi hanno sottolineato che è l’overfishing, ossia la pratica di pesca con reti a ampio raggio che depreda i mari e colpisce i grossi animali marini, a rappresentare la minaccia maggiore per gli squali.