Subire razzismo in gravidanza potrebbe modificare i circuiti cerebrali nei futuri neonati

Un team di ricercatori di diverse università degli Stati Uniti hanno osservato gli effetti nel cervello dei neonati dello stress emotivo dovuto a discriminazioni e pregiudizi razziali vissuto dalle madri durante la gravidanza: si tratta di modifiche a livello di connessioni cerebrali. Non sono esclusi effetti a lungo termine sulla salute mentale dei bambini, sebbene siano necessari ulteriori studi.
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Maria Teresa Gasbarrone 11 Dicembre 2023
* ultima modifica il 11/12/2023

Subire discriminazione o essere vittime di pregiudizi razziali durante la gravidanza potrebbe avere un impatto sui circuiti mentali dei futuri neonati e perfino sulla loro futura salute mentale.

Secondo un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori della Columbia University, di Yale e del Children's Hospital di Los Angeles, lo stress emotivo vissuto da una donna a causa di atteggiamenti discriminatori può essere trasmesso dalla madre al figlio durante la gravidanza, alterando la forza dei circuiti cerebrali dei neonati.

I ricercatori hanno trovato cambiamenti celebrali simili anche nei neonati le cui madri avevano vissuto – in gravidanza – lo stress dovuto alle difficoltà di inserirsi e adeguarsi a un nuovo contesto culturale.

"Un'ipotesi di fondo è che i cambiamenti di connettività che osserviamo potrebbero ridurre la capacità di regolare le emozioni e aumentare il rischio di disturbi mentali", spiega l'autrice principale dello studio, la dottoressa Marisa Spann, neuropsicologa e docente presso il Dipartimento di Psichiatria della Columbia University.

Dalla madre al neonato

Precedenti ricerche, a cui ha partecipato anche Spann, avevano infatti già documentato l'impatto di varie forme di stress prenatale – depressione, stress e ansia – sul cervello del bambino. "Lavoriamo con popolazioni vulnerabili e sottorappresentate e le esperienze di stigma e discriminazione sono estremamente comuni", spiega Spann. "Questo ha portato naturalmente a discutere dell'impatto di altri fattori di stress, come la discriminazione e l'acculturazione, sul cervello infantile".

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati raccolti da 165 giovani donne, per lo più ispaniche, che avevano partecipato a un precedente studio sulla gravidanza adolescenziale, lo stress e l'alimentazione, in cui sono stati analizzati i livelli di discriminazione e acculturazione, oltre a misure di stress generale, trauma infantile, depressione e stato socioeconomico.

Dall'analisi dei dati è emerso che lo stress da discriminazione e acculturazione è separato e distinto da altri tipi di stress e potrebbe avere effetti unici sul cervello.

Quali effetti sul cervello?

Nello specifico, ai fini di questo nuovo studio, sono stati valutati i dati di 38 coppie madre-neonato e da questi dati è emerso che i bambini delle madri che avevano subito discriminazioni avevano generalmente connessioni più deboli tra l'amigdala, la parte del cervello che gestisce le emozioni, e la corteccia prefrontale, mentre i bambini delle madri che avevano subito stress da acculturazione avevano una connettività più forte tra l'amigdala e un'altra regione cerebrale chiamata fusiforme.

L'evidenza di queste modifiche strutturali è un dato significativo anche in termini di prevenzione, in quanto secondo gli autori della ricerca queste potrebbero compromettere la salute mentale da adulti dei neonati che hanno subìto queste modificazioni.

Fonte | Columbia University;

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