Quante volte hai incontrato una persona che conosci, ma non ne ricordi il nome. Parlate del più e del meno, ma non hai la più pallida idea di chi sia. È un momento molto imbarazzante e speri di trovare un modo per risolvere velocemente, senza commettere gaffe. Per descrivere questo fenomeno si usa il termine tartle, una parola intraducibile del tutto esclusiva della lingua scozzese che definisce l'esitazione dimostrata nel tentativo di ricordare il nome di qualcuno. Quando ti trovi in una situazione simile, puoi scusare la tua apparente maleducazione dicendo: Sorry for my tartle, but at least I didn’t brain fart ovvero mi dispiace per la mia tartle, ma almeno non ho problemi mentali.
In Scozia, dove comunità e parentela sono molto apprezzate, un tartle potrebbe essere seguita da una risata amichevole. È un evento comune, accolto non con imbarazzo ma con una spensierata accettazione della dimenticanza umana.Questo termine non ha un corrispettivo in italiano e in nessun’altra lingua, ma ciò che lo rende così speciale è che – per la precisione – non si applica alla dimenticanza del nome. Esiste solo per incapsulare il breve momento di imbarazzo mentre frughi nel tuo cervello alla ricerca della risposta.
Non descrive quindi l’amnesia, o la distrazione, ma l’emozione che si prova a non ricordare il nome della persona. È un'esperienza con cui molti possono immedesimarsi, che si tratti di un evento formale o di un incontro informale. Effettivamente, se ti è mai capitato, soprattutto a un importante appuntamento di lavoro, saprai bene quanto possa essere tremendo. Invece, di trovare un modo per farsi dire il nome, gli scozzesi hanno questa parola, che di fatto è un’ammissione di “colpa”. La lingua scozzese offre numerose parole per concetti, emozioni e sentimenti che spesso non possono essere descritti adeguatamente in inglese.