Ti capita spesso di voler stare da solo? Non sei sbagliato, ma solo introverso

Se ogni tanto vuoi dire no a una serata con gli amici, perché averti un senso di spossatezza all’idea di dover socializzare di nuovo dopo una giornata passata a parlare con tante persone, non sei strano. E non sei nemmeno timido, egoista, oppure snob. È un tratto della tua personalità e hai il diritto di averlo, proprio come il tuo collega ha diritto di voler passare una serata in discoteca dopo una settimana di lavoro.
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Rubrica a cura di Giulia Dallagiovanna
20 Gennaio 2020

"Che si fa stasera?", "Ma dai esci", "Come mai non esci?", "Dai, che ci divertiamo". Il frasario delle conversazioni da venerdì o sabato pomeriggio recita più o meno così. Succede alla maggior parte delle persone e sicuramente anche tu dovrai affrontare un dialogo di questo tipo ogni settimana, o comunque abbastanza di frequente. Non che sia un ostacolo insormontabile: a tutti fa piacere vedere gli amici durante il weekend. Anche se, ogni tanto, potresti aver sentito anche tu quella vocina che ti chiedeva se fossi davvero così certo di voler passare un'altra serata fuori casa, in un locale pieno di gente, a ordinare un cocktail dietro l'altro.

In realtà è una sensazione che ti porti dietro fin da bambino. Le feste di compleanno con tutta la classe, il gruppo della parrocchia, gli eventi organizzati dalla palestra o dal club sportivo dove i tuoi genitori ti avevano iscritto. Non che non avessi voglia di trascorrere qualche ora con i tuoi amici, ma quando questi episodi diventavano troppo frequenti iniziavi ad avvertire come una sorta di spossatezza, quasi fisica. Così, iniziavi a dire qualche no e tu stupivi di fronte alla reazione delle altre persone. Assumevano uno sguardo confuso, a tratti anche un po' deluso, e magari si offrivano di darti un passaggio in auto o di parlare con tua madre per convincerla a darti il permesso di uscire. E tu non riuscivi proprio a fargli capire che volevi stare un po' da solo. Nulla in contrario nei loro confronti, ti erano tutti simpatici, e ad alcuni volevi proprio bene. Però ti piaceva anche la solitudine. Incredibile, vero?

Spiegare alle altre persone che sei introverso è difficile: ti faranno sentire strano, magari persino un po' egoista

No, non sei malato. E nemmeno strano, anche se forse quelli intorno a te lo avranno pensato qualche volta. Sei semplicemente introverso, che, attento bene, non è sinonimo di timido. Non hai problemi a conoscere persone nuove o a divertirti in compagnia, però ogni tanto è come se avessi la necessità di decomprimere. Vuoi ritrovare i tuoi ritmi, guardarti un film o leggerti un libro per conto tuo. E non si tratta semplicemente di rifugiarti sul tuo divano invece che avere il coraggio di uscire al freddo. Il punto è proprio fare qualcosa in solitudine, fosse anche lo shopping, allenarti in palestra o una passeggiata.

Però dirlo ai tuoi amici è difficile. Ti senti in colpa, come se non volessi stare con loro, come se in te ci fosse qualcosa che non va, come se fossi in fin dei conti solo particolarmente egoista oppure un po' snob. E la stessa difficoltà la incontri quando sei più taciturno del solito e i tuoi colleghi ti incoraggiano a parlare di quello che ti sta accadendo. Solo che tu non ne hai la minima idea e dietro quell'apparente calma, stai proprio cercando di fare chiarezza tra i mille pensieri e le infinite emozioni che sembrano intasare la tua mente.

Bene, è arrivato il momento di svergognarti. Invece che sentirti sbagliato o in imbarazzo nel dover sempre rifiutare un invito, spiega le tue ragioni. Eviterai fraintendimenti con le persone a cui vuoi bene e soprattutto rafforzerai il legame con loro. Esattamente come qualcuno ha bisogno di una serata in discoteca e postare ogni istante su Instagram o Facebook per ricaricare le energie dopo una settimana di lavoro, tu vuoi solo non avere la necessità di vedere nessuno per qualche ora. Il primo ha ragione e il secondo ha torto? È evidente che non sia così.

Questo articolo fa parte della rubrica
Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…