Tumore al seno, uno studio italiano ha scoperto la proteina chiave per la diagnosi precoce

Dalla collaborazione tra un team di ricercatori dell’Università Federico II di Napoli e l’Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale arriva la conferma che la proteina Prune-1, quando iper-espressa, può essere l’indicatore di una progressione del carcinoma mammario triplo negativo e dell’insorgenza di metastasi a livello polmonare. Questi risultati hanno portato allo sviluppo di un kit in grado di identificare all’esordio queste patologie che potrebbe essere validato nel giro di 2 anni.
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Kevin Ben Alì Zinati 8 Gennaio 2021
* ultima modifica il 08/01/2021

Si è aperta una nuova, importante, strada contro uno dei più aggressivi tumori al seno. Prima di attaccare la neoplasia con le giuste combinazioni terapeutiche, concorderai anche tu come sia altrettanto fondamentale individuarla in anticipo. Così un gruppo di ricercatori dell’Università Federico II di Napoli in collaborazione con l'Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale è riuscito a scoprire la chiave per provare ad avere la meglio nella lotta contro il carcinoma mammario triplo negativo: un nuovo "strumento" non solo per possibili nuove terapie in grado di ridurre il processo metastatico ma soprattutto per arrivare a una diagnosi precoce del tumore. Come hanno descritto sulla rivista iScience, tutto sta nella proteina Prune-1.

La forma più aggressiva

Il carcinoma mammario triplo negativo rappresenta quasi il 20% di tutti i tumori al seno ed è anche la forma più aggressiva. Questo perché colpisce prevalentemente donne giovani e perché ha la facile tendenza a sviluppare metastasi. La prognosi per le pazienti affette da questo tipo di tumore è molto spesso peggiore rispetto ad altre forme e, ad oggi, non ci sono bersagli molecolari riconosciuti per la terapia.

Gli indicatori

Dallo studio napoletano è emerso che la proteina Prune-1 viene espressa in quantità maggiori nel 50% delle cellule tumorali di pazienti affette da carcinoma mammario triplo negativo. Non solo: la proteina sarebbe anche correlata alla progressione della malattia, alle metastasi a distanza nei polmoni e anche all’abbondante presenza di macrofagi di tipo M2 all’interno del tessuto polmonare.

I macrofagi sono cellule del sistema immunitario che, a loro volta, sono strettamente connesse a un maggior rischio di sviluppare metastasi.

In sostanza, i ricercatori hanno scoperto che quando i geni Prune-1, insieme al Wnt1, sono iper-espressi nella ghiandola mammaria si formano il carcinoma mammario triplo negativo e le metastasi polmonari.

Il futuro?

Attraverso l’analisi dei database relativi al carcinoma mammario triplo negativo, i ricercatori hanno avuto la conferma che quando questi geni sono iper-espressi si verificano prognosi peggiori e il processo, nonostante sia stato osservato nei modelli animali, potrebbe concretamente verificarsi anche nella donna.

Questi risultati hanno così portato allo sviluppo di un kit in grado di identificare all’esordio quali tumori di questo tipo hanno una maggiore probabilità di sviluppare metastasi nei polmoni o in aree più distanti: secondo i ricercatori, serviranno solo 1 o 2 anni di validazione.

Il carcinoma mammario triplo negativo rappresenta il 20% di tutti i tumori al seno e colpisce per lo più donne giovani

Ma con lo studio è stata identificata anche una piccola molecola non tossica che sarebbe in grado di inibire la conversione dei macrofagi verso il fenotipo M2 e di ridurre il processo quindi metastatico al polmone.

Come ti dicevo, le prospettive contro questo aggressivo tumore al seno sono importanti.

Fonte | "Prune-1 drives polarization of tumor-associated macrophages (TAMs) within the lung metastatic niche in triple-negative breast cancer" pubblicata l'11 dicembre 2020 sulla rivista iScience

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