Tumore della prostata: uno studio inglese ha disegnato un sistema di screening personalizzato per prevenire 1 decesso su 6

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Londra ha dimostrato che un piano di screening basato sull’età del paziente, i valori del Psa e la valutazione del suo profilo genetico, uniti alla risonanza magnetica e a un’eventuale biopsia, potrebbero prevenire un’alta percentuale di decessi riducendo anche il numero di sovradiagnosi e trattamenti inutili.
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Kevin Ben Alì Zinati 13 Maggio 2021
* ultima modifica il 29/06/2021

Per contrastare il tumore della prostata, una delle principali cause di morte per cancro tra gli uomini, la scienza ha proposto una nuova strategia.

Si tratta di un programma di screening nazionale iper personalizzato basato sull’analisi dell’età di un paziente, il profilo genetico e i suoi valori del Psa, ovvero l’antigene prostatico specifico, oltre all’impiego di una risonanza magnetica prima dell’eventuale biopsia.

Secondo un nuovo studio dell’Università di Londra pubblicato su Jama Network Open, un tale sistema potrebbe ridurre le sovradiagnosi e soprattutto prevenire una morte su sei. Con ordine ti spiego i vari ingredienti.

Il Psa

Il tumore della prostata è tra le neoplasie più comuni negli uomini. Pensa che in Italia si conta una media di  quasi 36mila nuove diagnosi ogni anno e nonostante la sopravvivenza a 5 anni sia del 92%quasi 7mila decessi annui.

Oggi chi rientra tra i casi potenzialmente a rischio si sottopone a un esame del sangue per la rilevazione del Psa, ovvero l'antigene prostatico specifico. Si tratta di una proteina prodotta dalla prostata che, se presente in quantità eccessive, rappresenta un campanello d’allarme per una malattia prostatica.

La risonanza magnetica

In Inghilterra, patria dello studio che ha proposta la nuova strategia di prevenzione, la scansione MRI è il passo successivo a cui accede un paziente che abbia ricevuto una positività al test del Psa.

La risonanza, infatti, è in grado di individuare con precisione la presenza di tumori aggressivi riducendo al contempo le diagnosi eccessive e quindi i trattamenti non necessari: molto spesso, infatti, vengono individuate neoformazioni che poi si rivelano benigne e innocue.

Un test genetico

I ricercatori inglesi, descrivendo lo studio, hanno spiegato che può risultare determinante abbinare al Psa anche un test genetico per ricercare i marcatori predittivi del rischio di cancro.

È un test che viene effettuato su un campione di sangue per valutare numerose varianti genetiche. Sulla base di queste analisi si crea successivamente una sorta di “punteggio di rischio poligenico” che può contribuire a prevedere il rischio di un individuo di sviluppare determinate malattie.

Lo studio

Lo studio descritto su Jama Network Open suggerisce che per far fronte in modo più totale ed efficace al tumore della prostata sarebbe necessario impostare un programma di screening nazionale personalizzato basato sull’età, il profilo genetico, i valori del Psa e una risonanza magnetica prima della biopsia.

Per dimostrarlo i ricercatori hanno creato un'ipotetica coorte di pazienti costituita da 4,5 milioni di uomini, ovvero il totale dei 55-69enni in Inghilterra, e li hanno poi sottoposti a due scenari.

Il primo, in cui il programma di screening prevedeva che tutti gli uomini eseguissero un test del Psa ogni quattro anni: chi superava i valori “normali” sarebbe stato poi sottoposto a una risonanza magnetica e, solo in seguito, alla biopsia.

Il secondo, invece, era all’opposto: gli uomini avrebbero eseguito il test del Psa seguito dalla risonanza magnetica (ed eventualmente biopsia) solo se il calcolo del rischio, basato sull’età e il punteggio poligenico, avesse raggiunto un certo valore soglia.

Questi dati sono stati poi confrontati per tre ipotesi: nessuno screening, un programma di screening universale basato sull'età e uno screening basato invece sul rischio di incorrere in un tumore della prostata, con e senza risonanza magnetica prima della biopsia nei pazienti con un esame del sangue Psa positivo.

I risultati 

Ti ho parlato di potenziale strategia vincente perché dall’analisi dei ricercatori è emerso che lo scenario con le proiezioni più promettenti è stato quello basato sul rischio: l’unione, quindi, del test del Psa, di un test genetico e della risonanza.

I risultati non hanno screditato un piano di screening basato “semplicemente” sull’età, che sarebbe comunque in grado di prevenire molti decessi per tumore alla prostata, addirittura del 20%.

Uno screening nazionale personalizzato, però, non ridurrebbe solo il tasso di mortalità del 16%, quindi una percentuale non troppo lontana dal sistema per età: porterebbe anche alla diminuzione fino al 70% del numero di diagnosi per tumori in realtà innocui e la quantità di biopsie e trattamenti non necessari.

Fonte | "Benefit, Harm, and Cost-effectiveness Associated With Magnetic Resonance Imaging Before Biopsy in Age-based and Risk-stratified Screening for Prostate Cancer" pubblicata sull'11 marzo 2021 sulla rivista Jama Network Open

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