Tutto quello che Giorgia Meloni non dice nel suo discorso alla Cop27 di Sharm el-Sheikh

Tutto il mondo ha ascoltato con attenzione le parole della neo Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni. Alla prima prova internazionale, ecco cosa si legge tra le righe del suo discorso, durante la plenaria dei Capi di Stato alla Cop27 di Sharm el-Sheikh.
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Francesco Castagna 8 Novembre 2022

Il primo banco di prova per la neo Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stato quello più difficile: rassicurare alla Cop27 i governi internazionali che l'Italia non mancherà di rispettare gli impegni sulle politiche ambientali già presi. Il 7 novembre Giorgia Meloni si è recata a Sharm el-Sheikh, in Egitto, per partecipare ai lavori della manifestazione. E, durante la plenaria dei capi di Stato, ha tenuto il suo primo discorso di carattere internazionale.

"Siamo nel mezzo del momento più decisivo per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico. Negli ultimi mesi abbiamo toccato con mano i suoi drammatici effetti, in Europa, in Pakistan, nel Nord Africa e in altri Paesi del mondo". Inizia così il discorso di Giorgia Meloni, che -per forza di cose- ha riportato ai leader internazionali presenti i risultati meritevoli che abbiamo ottenuto grazie ai precedenti esecutivi, quelli per cui il suo partito è stata la voce di opposizione più forte.

Il clima è cambiato. Non solo perché ce lo dice l'ultimo rapporto IPCC sulle emissioni di gas a effetto serra presenti nell'atmosfera, ma anche perché il centrodestra italiano finalmente dice di aver messo le questioni ambientali tra i primi punti della sua agenda di governo.

Ma come si passa dalle parole ai fatti? Le precedenti Cop ci hanno dimostrato che l'attenzione al clima non è una questione di colore politico, ma di impegno e concretezza. Quindi è chiaro che al cosa fare va affiancato soprattutto il come, analizzando i provvedimenti che il governo approva per la lotta al cambiamento climatico.

I migranti climatici

Il primo punto che affronta la neo premier è l'impegno che i governi internazionali devono portare avanti sulle sfide riguardanti gli aspetti climatici, economici e sociali. Lo scenario internazionale è complesso, c'è un conflitto dovuto all'aggressione della Russia in Ucraina e una pandemia non ancora al termine.

Questi eventi hanno rimesso in discussione gli approvvigionamenti energetici del mondo e hanno aumentato i disagi sociali ed economici. Di questo Giorgia Meloni ne è consapevole a parole, se non fosse che le politiche di contrasto all'immigrazione del nuovo governo non prendono in considerazione anche e proprio questo aspetto. La percentuale di migranti climatici è sempre più in aumento.

A dirlo non siamo noi, ma i recenti report sull'immigrazione. Secondo il Dossier statistico immigrazione 2022 del Centro Studi e Ricerche IDOS "Nel 2021 i primi Paesi di origine delle persone arrivate nella nostra penisola erano tra quelli più colpiti da siccità e alluvioni", per la Banca Mondiale il numero dei migranti climatici arriverà a essere di 220 milioni nel 2050.

La guerra in Ucraina ha peggiorato la situazione, e la crisi climatica non aiuta di certo le persone più in difficoltà: sono 100 milioni i migranti nel mondo costretti a lasciare la propria casa dopo l'invasione russa dell'Ucraina, avvenuta lo scorso 24 febbraio.

Alle tremende conseguenze che questo conflitto ha generato, si aggiungono quelle dovute al clima. Bisognerà quindi capire in che modo l'esecutivo di Giorgia Meloni avrà intenzione di aiutare le persone più colpite dal cambiamento climatico, se si va verso una stretta sull'accoglienza dei migranti e se in Italia -ma anche in Europa- non è ancora riconosciuta la figura di migrante climatico.

L’Internal Displacement Monitoring Centre stima che negli ultimi 15 anni i disastri climatici sono stati la causa principale dei flussi migratori. Nel 2021 per esempio, sono stati 23,7 milioni le persone costrette a emigrare per via delle cause ambientali. Un numero significativo, se lo si paragona ai 14,3 milioni di migranti in fuga dai conflitti.

La neo presidente Giorgia Meloni ha detto in più interviste di voler accogliere le persone che scappano dalle zone di guerra, ma di quelle costrette alla fuga per via dei disastri ambientali, ora che sono maggiori delle prime, che si fa?

Proprio secondo la Banca Mondiale infatti, siccità e alluvioni sono la prima causa dell'emigrazione, e entro il 2050 avremo una nuova sfida, oltre all'obiettivo NetZero: i migranti ambientali potrebbero potenzialmente arrivare a essere 220 milioni.

Un esercito invisibile e non riconosciuto, proveniente proprio dai Paesi da cui respingiamo gli sbarchi: Tunisia, Egitto, Bangladesh, Afghanistan, Siria, Costa d’Avorio, Eritrea, Guinea, Pakistan e Iran. Paesi che più sono dipendenti dal grano russo e ucraino e, tra l'altro, proprio quelli attualmente in prima linea nella lotta per ottenere il fondo Loss and Damage.

Gli obiettivi per la decarbonizzazione italiana

La Presidente del Consiglio passa all'analisi di un altro punto fondamentale in questa Cop: il processo di decarbonizzazione e il mantenimento degli accordi di Parigi. È particolare come su questo punto si apra un paradosso politico di fondo: come è possibile decarbonizzare il nostro Paese, se le soluzioni proposte nell'attuale piano di governo prevedono l'aumento dell'estrazione di gas dai giacimenti già esistenti?

E infatti, l'IEA, l'Agenzia Internazionale dell'Energia è stata chiara su questo punto, elaborando il primo studio completo al mondo su come passare a un sistema energetico a zero emissioni entro il 2050. Per raggiungere l'obiettivo NetZero nelle strategie dei Paesi non è più possibile prendere in considerazione l'approvazione di nuove centrali elettriche a carbone, di nuovi giacimenti di petrolio e gas (comprese le trivellazioni in mare), o continuare a produrre nuovi veicoli a benzina.

Inoltre, ultimamente avevamo parlato della contrarietà del nuovo ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin al pacchetto europeo Fit for 55, menzionato da Giorgia Meloni nel discorso alla Cop27. "Vogliamo mantenere fede agli obiettivi che abbiamo stabilito nel pacchetto Fit for 55% nel 2030″, ha detto la premier italiana, se non fosse che Pichetto Fratin si era espresso contro una misura del genere: "Continuo a non immaginare il Gran Premio di Monza senza il rombo del motore delle auto in pista. Bisognava ridurre le emissioni in modo graduale tenendo conto della realtà che stiamo vivendo".

Dopo aver citato alcune misure dei governi precedenti, tra cui la promessa di stanziare 1.4 miliardi di dollari per i prossimi 5 anni, inclusi 840 milioni di euro per il nuovo fondo italiano per il clima, Giorgia Meloni ha confermato la sua volontà di perseguire una "Just Transition" per supportare le persone colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici e non lasciare nessuno indietro.

Quello che viene spontaneo chiedersi quindi è semplice: la Presidente Meloni si dirà favorevole a fornire i soldi per il fondo Loss and Damage?