Un batterio molto diffuso nelle gengive dei giovani potrebbe scatenare l’artrite reumatoide: e se potessimo eliminarlo con un vaccino?

Una ricerca di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e Università Cattolica, i cui risultati andranno confermati da nuovi studi, è giunta ad una scoperta potenzialmente rivoluzionaria: il batterio Glaesserella parasuis, spesso presente nel cavo orale dei ragazzi, sarebbe il vero responsabile della risposta immunitaria all’origine dell’artrite reumatoide, ma in futuro un eventuale vaccino o antibiotici mirati potrebbero offrire nuove possibilità di cura e prevenzione per la malattia infiammatoria autoimmine.
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Alessandro Bai 2 Settembre 2021
* ultima modifica il 02/09/2021

Un comune batterio chiamato Glaesserella parasuis e spesso presente nelle gengive dei giovani potrebbe essere il vero responsabile che causa l'artrite reumatoide, rappresentando però allo stesso tempo la chiave per prevenire la malattia grazie a un vaccino o ad antibiotici mirati per eliminarlo. A rendere possibile questa ipotesi è uno studio condotto dai ricercatori di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e Università Cattolica, che in collaborazione con le Università di Pittsburg e Barcellona hanno realizzato una scoperta che potrebbe rivelarsi rivoluzionaria, frenando la diffusione di una malattia infiammatoria cronica che colpisce le articolazioni e interessa circa 400mila persone solo in Italia.

I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Frontiers in Medicine, suggeriscono che il batterio Glaesserella abbia le caratteristiche adatte per innescare il meccanismo alla base di questa patologia autoimmune, portando il sistema immunitario ad attaccare i tessuti sani dell'organismo. Nei malati di artrite reumatoide, infatti, questa risposta immunitaria anomala avviene per motivi sconosciuti nei confronti del collagene di tipo 2, una proteina del nostro corpo nella quale è presente una sequenza di 9 amminoacidi che sarebbe in grado di scatenare un'aggressione da parte delle cellule T del sistema immunitario.

I ricercatori si sono però resi conto di una particolare coincidenza: una catena di amminoacidi praticamente identica a quella del collagene, riconosciuta come nemica dall'organismo, è presente anche in un peptide derivato da Glaesserella parasuis, un batterio il cui DNA è stato peraltro trovato nelle gengive del 57,4% delle persone affette da artrite reumatoide. Due indizi che non sembrano essere casuali e che hanno portato gli autori a ipotizzare un meccanismo di mimetismo molecolare che potrebbe essere alla base della malattia: in altre parole, significa che una proteina presente naturalmente nel nostro corpo come il collagene 2 sarebbe talmente simile al batterio da confondere il tuo sistema immunitario, scatenando un attacco da parte sua.

La buona salute del cavo orale, in particolare delle gengive, potrebbe essere più importante del previsto per la prevenzione dell’artrite reumatoide.

Ma non è tutto qui, perché la Glaesserella contribuirebbe a rendere più aggressive le cellule T, una risposta scatenata proprio dalle infezioni provocate da questo batterio, particolarmente ricorrenti nei pazienti con artrite reumatoide e anche nelle persone di età avanzata, nelle quali normalmente l'agente patogeno è meno presente rispetto ai ragazzi. A questo punto, però, restava da capire come mai la malattia cronica autoimmune fosse così rara rispetto alla diffusione di Glaesserella parasuis, che si trova nel cavo orale del 50% circa dei giovani e che mai prima d'ora era stato considerato patogeno per l'uomo, pur essendo in grado di scatenare una grave artrite nei maiali.

Secondo il professor Francesco Ria della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS, servirebbero altre due condizioni, oltre alla presenza del batterio indagato, per portare allo sviluppo di artrite reumatoide: "La prima è la presenza di un secondo batterio del cavo orale (il Porphyromonas gingivalis), in grado di modificare le proteine self, rendendole più attaccabili da anticorpi. Mentre Glaesserella parasuis agisce sulle cellule T, questo secondo batterio va a modificare le proteine dell’ospite, in maniera tale da renderle riconoscibili da auto-anticorpi. L’altra è che, perché si sviluppi la malattia, è necessaria una predisposizione genetica". La popolazione a rischio, corrispondente al 3% circa del totale, sarebbe quindi formata da persone che presentano tutte e 3 le condizioni descritte.

Anche se i risultati che ti ho descritto andranno necessariamente confermati da altri studi, provo a spiegarti perché potremmo essere vicini a una vera e propria rivoluzione nella lotta all'artrite reumatoide. Ipotizzando che le conclusioni raggiunte dai ricercatori siano dimostrate nuovamente, in futuro sarebbe possibile pensare a un vaccino contro Glaesserella parasuis da somministrare nei primi anni di vita di una persona o a terapie antibiotiche mirate per evitare nuove infezioni da parte del batterio, strategie che potrebbero servire a "prevenire l’artrite reumatoide, a renderne meno grave il decorso e forse a riportare i pazienti a rispondere ai trattamenti tradizionali", come spiegato dalla professoressa Elisa Gremese, una delle autrici dello studio. Nel frattempo, sperando che la scienza ci dia al più presto questa conferma, ciò che puoi fare è curare al meglio la tua igiene orale e le tue gengive, consapevole del fatto che dalla loro salute potrebbe dipendere quella di tutto il corpo.

Fonte| "Haemophilus parasuis (Glaesserella parasuis) as a Potential Driver of Molecular Mimicry and Inflammation in Rheumatoid Arthritis" pubblicato su Frontiers in Medicine il 17 agosto 2021

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