Un passo avanti contro l’inquinamento da plastica nei mari. La Camera approva il Ddl Salvamare, ma ora serve che diventi subito legge

Meglio tardi che mai. Approvato ieri in Commissione Ambiente della Camera il ‘Ddl Salvamare’. Si tratta di una serie di provvedimenti per ridurre l’inquinamento da plastica delle nostre acque: i pescatori potranno riportare rifiuti raccolti in acqua senza alcun rischio di multa o sanzione, e potranno essere organizzate più semplicemente campagne per ripulire i mari dagli scarti. La legge è in discussione addirittura dal 2019. Serve ora che venga rapidamente approvata anche al Senato.
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Michele Mastandrea 8 Aprile 2022

Ti abbiamo parlato tante volte dell'inquinamento dei mari dovuto alla plastica. Si tratta di una delle piaghe peggiori per l'ambiente, devastante per gli ecosistemi e per la biodiversità. Secondo alcuni studi, da qui al 2050 la quantità di plastica negli oceani potrebbe addirittura quadruplicare, e proprio per questo sono in corso discussioni a livello internazionale per intervenire sul problema. Un accordo globale in materia dovrebbe essere firmato entro il 2024. Almeno si spera.

Proprio per tutte queste ragioni, sarai d'accordo, è una buona notizia l'approvazione del ‘Ddl Salvamare‘, avvenuta ieri da parte della Commissione Ambiente della Camera. Ora manca solo l'approvazione definitiva del Senato per fare sì che diventi immediatamente legge.

Nuove regole per i pescatori

Si tratta di un provvedimento che "classifica i rifiuti accidentalmente pescati come rifiuti solidi urbani, favorisce l'economia circolare e rafforza la collaborazione tra istituzioni e società civile nell'organizzazione di campagne di pulizia e di sensibilizzazione", spiega il Wwf in un comunicato stampa.

In particolare, la legge interviene per liberare i pescatori da alcune responsabilità che avevano rispetto alla raccolta dei rifiuti in mare. Si potranno infatti in futuro riportare gli scarti raccolti in acqua sulla terraferma, scaricandoli in aree predisposte nei porti per il loro smaltimento.

Finora, abbastanza incomprensibilmente, chi raccogliesse rifiuti in mare avrebbe dovuto pagare per il loro smaltimento: rischiando addirittura sanzioni per trasporto illecito di rifiuti. E così, sempre abbastanza incomprensibilmente, accadeva che gli scarti raccolti venissero rigettati in mare.

Ora serve l'ok definitivo

Con le nuove norme invece, spiega il Wwf, si prevede "la possibilità di organizzare campagne di pulizia, alla collaborazione tra i Comuni, i Ministeri competenti (Mite e Mipaaf), le associazioni ambientaliste, le organizzazioni dei pescatori, i diving club e i diportisti". Inoltre, la legge interviene anche sulla regolamentazione delle biomasse vegetali come la Posidonia oceanica, che se spiaggiate potranno dunque essere riposizionate sul fondale.

L'associazione ambientalista chiede anche al Ministero della Transizione Ecologica di varare al più presto un decreto dedicato "al riciclo della plastica e degli altri materiali recuperati in mare, stabilendo criteri e modalità per cui questi rifiuti cessano di essere classificati come tali". Il Ministero dovrebbe stanziare 6 milioni di euro in progetti di sperimentazioni di raccolta della plastica nel prossimo triennio.

Ma intanto, il primo passo necessario è l'approvazione definitiva della legge in Senato. Il Ddl Salvamare è infatti in discussione, più volte modificato, dall'ottobre del 2019, quando una sua prima versione venne proposta dall'ex ministro dell'Ambiente Sergio Costa. Un tempo inaccettabilmente lungo di fronte a un tema così importante.