L’Alzheimer oggi può fare un po’ meno paura. Ti avevamo già raccontato i sintomi e le cause di questa malattia, oggi invece ti do una buona notizia per quanto riguarda la sua individuazione. Già, perché sullo stesso numero di Nature Medicine sono state pubblicate due ricerche, una americana e una svedese, che spiegano come una nuova analisi del sangue potrebbe aiutare i medici a rilevare la malattia nelle persone che mostrano già segni di demenza, seppur più o meno marcati.
Secondo la ricerca dell’Università della California di San Francisco, l’Alzheimer può essere rilevato con un certo anticipo nei pazienti che hanno già dei segnali precoci delle malattia.
I ricercatori americani hanno analizzato i dati di 589 persone, tutte con sintomi di un Alzheimer ancora in fase iniziale ma non cognitivamente compromesse, e hanno tenuto sotto controllo la proteina Tau, ovvero quella che, a causa di una mutazione, porta alla diffusione di gravi malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.
Sono così riusciti ad osservare che quando i pazienti presentavano nel sangue concentrazioni elevate della proteina “Tau”, nota come “fosforilata-tau-181” o “P-tau181”, avevano una percentuale più alta di sviluppare la demenza da Alzheimer.
Lo studio sostiene quindi che basterebbe analizzare il sangue con un nuovo esame speciale per ricercare un eventuale e anomalo accumulo di proteina “tau”: questa, agendo da biomarcatore, funzionerebbe come un vero allarme in grado di segnalare l’insorgenza della malattia.
Accanto allo studio condotto dall’Università della California, Nature Medicine ha pubblicato anche un’altra ricerca, condotta dall’Università di Lund, in Svezia, che è giunta a risultati simili. I ricercatori svedesi hanno potuto distinguere in modo netto la malattia di Alzheimer da altre malattie neurodegenerative attraverso lo stesso test del plasma ptau181: un risultato a cui sarebbero potuti arrivare analizzando anche le altre tecniche già note per studiare la malattia, di cui ti parlerò tra qualche riga, ovvero l'analisi del liquido spinale e la scansione cerebrale in PET per la proteina tau.
Inoltre, hanno anche osservato che alti livelli di ptau181 plasmatico tra coloro che erano cognitivamente normali o avevano un lieve deficit cognitivo possono essere utilizzati per prevedere il successivo sviluppo della demenza di Alzheimer.
Il nuovo esame che ricerca le concentrazioni anomale di proteina “Tau” nel sangue segna un doppio successo: non solo è scientificamente efficace per indagare l’insorgenza dell’Alzheimer ma è anche un esame meno invasivo e meno costoso rispetto alle altre tecniche finora utilizzate, come l’imaging cerebrale e le analisi del liquido spinale.
Negli ultimi 15 anni, infatti, i progressi della ricerca nello sviluppo di biomarcatori come la proteina tau hanno permesso agli investigatori di diagnosticare in modo più accurato la malattia di Alzheimer. Finora però la medicina faceva ricorso a scansioni PET del cervello oppure a test sul fluido spinale eseguiti da laboratori. Si tratta di tecniche ovviamente molto accurate ma decisamente costose e lunghe, che vedono anche l’utilizzo di agenti radioattivi e interventi invasivi nel caso del fluido spinale.