Una taglia di 50 euro sui cinghiali: la proposta di Confagricoltura L’Aquila che non piace agli ambientalisti

La proposta degli agricoltori abruzzesi di dare un premio di 50 euro ai cacciatori per ogni cinghiale abbattuto nelle zone di coltivazione è stata accolta con freddezza dagli ambientalisti, che la considerano un passo indietro nel percorso di tutela degli animali selvatici.
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Roberto Russo 20 Dicembre 2023

La proposta di Erminio Pensa, presidente dei giovani agricoltori di Confagricoltura L'Aquila, di dare un premio di 50 euro ai cacciatori per ogni cinghiale abbattuto nelle zone di coltivazione, ha suscitato un forte dibattito nel mondo ambientalista (e non solo).

La proposta è stata accolta con favore dagli agricoltori, che subiscono danni alla loro produzione a causa dei cinghiali,  gli ambientalisti, una motivazione però che per le associazioni ambientaliste non sarebbe affatto sufficiente a giustificare un simile "passo indietro" in fatto di tutela dei diritti degli animali selvatici.

Il punto di vista degli agricoltori

Pensa sostiene che le misure finora adottate per contrastare il problema dei cinghiali sono risultate insufficienti, e che anzi hanno finito per provocare effetti indesiderati, come la creazione di riserve di caccia private, mentre non migliorano le condizioni degli agricoltori, le cui coltivazioni subiscono in effetti danni anche consistenti a causa della presenza dei cinghiali.

Il punto di vista degli ambientalisti

Gli ambientalisti, invece, sostengono che una simile proposta sarebbe un incentivo alla caccia, pratica che causa sofferenza e morte agli animali selvatici.

La caccia non è una soluzione efficace al problema dei cinghiali, perché non ne riduce la popolazione in modo duraturo. Inoltre, la caccia può avere un impatto negativo sull'ecosistema, perché può alterare la catena alimentare e favorire la diffusione di malattie.

Esistono alternative alla caccia che potrebbero essere più efficaci e sostenibili per risolvere il problema dei cinghiali. Tra queste alternative, ricordiamo:

  • la recinzione dei terreni coltivati;
  • l'introduzione di sistemi di dissuasione acustici o anche i droni;
  • la riduzione della popolazione dei cinghiali attraverso politiche mirate (vedasi la sterilizzazione).

Qualunque sia la soluzione che verrà adottata, è importante che sia efficace e sostenibile. È necessario trovare un equilibrio tra la tutela dell'ambiente e quella degli interessi degli agricoltori. La proposta di Pensa è un tentativo di trovare una soluzione al problema dei cinghiali per tutelare gli agricoltori, ma oltre a non garantire risultati efficaci per quest'ultimi, non tiene affatto conto dei diritti degli animali.