Uno studio di Harvard potrebbe aver scoperto perché proviamo prurito

Il “colpevole” di quella fastidiosa sensazione di prurito che accomuna molte patologie della pelle potrebbe essere un batterio che riuscirebbe ad agire sulle fibre nervose che trasmettono segnali dalla pelle direttamente al cervello. Lo studio potrebbe essere il punto di partenza per alleviare il prurito, che in alcune condizioni può diventare perfino debilitante.
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Maria Teresa Gasbarrone 27 Novembre 2023
* ultima modifica il 27/11/2023

Eczema, dermatiti e molte altre patologie o disturbi che interessano la pelle hanno spesso in comune un sintomo: il prurito. I meccanismi alla base di questa fastidiosa sensazione sono oggetto di ricerche scientifiche da anni, che hanno tentato di dare una risposta alla stessa domanda: quali sono le cause che determinano il prurito e quindi quel bisogno irrefrenabile di grattarci?

Di recente, anche un team di ricercatori della Harvard Medical School (Hms) si è posto questa domanda e potrebbe aver trovato una possibile risposta. Come si legge nello studio pubblicato su "Cells", ciò che ci porterebbe ad avvertire prurito potrebbe essere un batterio della pelle, lo "Staphylococcus aureus", che potrebbe agire direttamente sulle cellule nervose.

Lo studio

Secondo i ricercatori di Harvard, l'equilibrio dei microrganismi che mantengono sana la nostra pelle viene spesso sbilanciato, consentendo a questo batterio di prosperare sulla nostra pelle attivando quel meccanismo che si traduce nel prurito.

Finora infatti si tendeva a pensare che in condizioni cliniche, come la dermatite atomica o l'eczema, il prurito fosse una conseguenza dell'infiammazione della pelle, ma lo studio di Harvard proverebbe che lo Staphylococcus aureus sarebbe in grado da solo di provocare il prurito, innescando una reazione a catena molecolare che culmina nella voglia di grattarsi.

La ricerca, condotta su topi e su cellule umane, sembrerebbe confermare questa testi. "Abbiamo identificato un meccanismo completamente nuovo: protagonista il batterio ‘Staph aureus', che si trova in quasi tutti i pazienti affetti dalla dermatite atopica cronica – ha spiegato l'autore senior Isaac Chiu, professore associato di immunologia al Blavatnik Institute della Hms – Abbiamo dimostrato che il prurito può essere causato dal microbo stesso".

Dalla pelle al cervello

Questo batterio rilascerebbe una sostanza chimica che attiva una proteina sulle fibre nervose che trasmettono segnali dalla pelle al cervello. Non solo, i ricercatori hanno osservato che negli animali trattati con un medicinale anti-coagulazione approvato dalla Food and Drug Administration (Fra) è stato possibile bloccare l'attivazione della proteina, interrompendo questo passaggio chiave nel ciclo ‘prurito-grattamento‘. Ciò ha alleviato i sintomi e ridotto al minimo i danni alla pelle.

I risultati ottenuti non sono fini a sé stessi, ma potrebbero portare importati implicazioni anche per il benessere delle migliaia di persone colpite da patologie dermatologiche che soffrono di prurito. Da questo studio si può infatti partire per guidare lo sviluppo di farmaci orali e creme topiche per il trattamento del prurito persistente, che si verifica con varie condizioni legate a uno squilibrio del microbioma cutaneo, come dermatite atopica, prurigo nodularis, psoriasi.

Fonte | Adnkronos;

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