Vaccino contro l’Hiv: grazie al nuovo farmaco si potrebbe sospendere la terapia a vita

Un vaccino che potrebbe consentire a pazienti affetti da AIDS/Hiv di interrompere una terapia che controlla il virus, ma che deve essere somministrata tutta la vita. La proteina Tat, alla base del vaccino, non solo migliorerebbe la qualità di vita dei pazienti, ma ridurrebbe notevolmente anche le spese sanitarie attualmente sostenute per la terapia Cart.
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Gaia Cortese 15 Febbraio 2019
* ultima modifica il 06/11/2020

Tre milioni di euro. È la cifra necessaria per poter avviare uno studio pilota che permetterebbe ai pazienti con Hiv di interrompere la terapia antiretrovirale (Cart) grazie a una nuova proteina: la Tat.

Il vaccino Tat contro l'Hiv è stato messo a punto dal team guidato da Barbara Ensoli, direttore del Centro nazionale per la ricerca su Hiv/Aids dell'Istituto superiore di sanità. Un follow-up durato 8 anni che ha mostrato come i risultati ottenuti con questo vaccino siano molto promettenti: la somministrazione del Tat a pazienti in terapia antiretrovirale (Cart) ha infatti ridotto drasticamente il "serbatoio di virus latente" che la sola terapia antiretrovirale Cart non riesce ad attaccare.

Il vaccino Tat è quindi un’arma utilissima per poter attaccare i virus Hiv survivor nell'organismo, quelli che resistono alla terapia Cart e che, pur senza replicarsi, persistono in alcune cellule infettate in forma di Dna virale. Questa virus latente che rimane invisibile al sistema immunitario, periodicamente si riattiva e comincia a replicarsi. Per questo motivo, i pazienti devono necessariamente seguire la terapia Cart ininterrottamente per tutta la vita.

Lo studio

Il recente studio, pubblicato su Frontiers in Immunology, presenta i dati del monitoraggio clinico a lungo termine di 92 volontari vaccinati con la proteina Tat e seguiti in otto centri clinici italiani: San Raffaele di Milano, Luigi Sacco di Milano, San Gerardo di Monza, ospedale universitario di Ferrara, Policlinico di Modena, ospedale Santa Maria Annunziata di Firenze, Istituto San Gallicano – Istituti fisioterapici ospitalieri di Roma, Policlinico universitario di Bari.

I volontari trattati con Cart e vaccinati con la Tat hanno mostrato un forte calo del Dna virale nel sangue, avvenuto con una velocità notevolmente maggiore di quella osservata in studi analoghi su pazienti trattati solo con la Cart. Nei volontari vaccinati, non solo si è ridotto il serbatoio di virus latente, ma è stato riscontrato un aumento delle cellule T Cd4+ e del rapporto delle cellule T Cd4+/Cd8+. Questa condizione è la stessa che viene evidenziata in alcuni rari pazienti chiamati “post-treatment controllers”, che controllano spontaneamente la riattivazione della replicazione virale a terapia sospesa.

Nel giro di due anni il vaccino Tat potrebbe essere disponibile per la cura effettiva dei pazienti

"Si tratta di risultati che aprono nuove prospettive per una cura funzionale dell'Hiv, ossia una terapia in grado di controllare il virus anche dopo sospensione dei farmaci antiretrovirali – afferma Barbara Ensoli, coordinatrice della ricerca che oggi vede la pubblicazione dei risultati del follow-up durato 8 anni -. È concepibile che la vaccinazione con Tat possa conferire ai pazienti la capacità di divenire "post-treatment controllers", cioè di controllare il virus senza assunzione di farmaci per periodi di tempo la cui durata dovrà essere valutata con specifici studi clinici. Pertanto, i risultati aprono la strada a studi di interruzione programmata e controllata della terapia nei volontari in trattamento con Cart vaccinati con Tat, attualmente in corso di pianificazione proprio allo scopo di verificare questa ipotesi".

"La ricerca è in fase molto avanzata. Mancano le fasi 3, quelle cioè che testano l'efficacia su un numero congruo di persone. E anche su questo siamo pronti – continua la ricercatrice -. Ciò che manca sono i soldi per finanziare le ulteriori fasi della sperimentazione. Purtroppo è un problema antico ma oggi i fondi per l'Aids sono completamente scomparsi in Italia. Credo sia necessario fare, a livello nazionale, ma anche internazionale, uno sforzo in più per debellare questa malattia che non è scomparsa".

Fonte |"Continued Decay of HIV Proviral DNA Upon Vaccination With HIV-1 Tat of Subjects on Long-Term ART: An 8-Year Follow-Up Study" pubblicato su Frontiers in Immunology, il 13 febbraio 2019

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