Vendiamo tutte le opere artistiche italiane per finanziare i progetti non inclusi nel PNRR?

Anche la Giuditta II di Klimt è stata macchiata di vernice, ma gli attivisti non c’entrano.
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Francesco Castagna 15 Aprile 2023

Il Comune di Venezia ha preso in considerazione l'ipotesi di vendere un quadro di Klimt per finanziare uno stadio di calcio. La notizia, riportata dai giornali negli ultimi giorni, in realtà non è nuova. A dire il vero il fatto risale al 2015, quando il Comune avanzò l'ipotesi di cedere l'opera dell'artista austriaco per finanziare la realizzazione del "Bosco dello Sport".  Un progetto per la realizzazione di un centro sportivo e culturale, quello che il Comune di Venezia definisce "Un nuovo epicentro territoriale di sport, socialità, vita, inclusione e sostenibilità".

Un po' di retroscena. Il precedente episodio risalente al 2015 era dovuto a uno stop, non definitivo, di Bruxelles sull'utilizzo dei fondi europei per finanziare l'opera. Ora il Governo Meloni ha ripreso in mano il dossier: in Commissione europea si sta nuovamente discutendo del finanziamento per il progetto del Bosco dello sport, questa volta con i fondi PNRR.

Come si legge in una nota di Palazzo Chigi "la Commissione sta ancora valutando il raggiungimento dei 55 obiettivi previsti alla fine del 2022 per assegnare all'Italia la terza tranche dei fondi del Pnrr. In particolare sono oggetto di ulteriore approfondimento alcuni progetti per i quali la Commissione ha contestato l'ammissibilità degli interventi relativi al Bosco dello Sport di Venezia".

Ora l'esecutivo di Giorgia Meloni, nelle vesti del Ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto, dovrà fornire ulteriori elementi, affinché questi interventi vengano riconosciuti, in piena linea con la strategia europea PNRR.

Per dovere di cronaca, è giusto aggiungere che il progetto aveva già ricevuto in un primo momento un "disco verde". A gare già avviate però, anche per via di un esposto presentato da Italia Nostra, gli approfondimenti hanno fatto emergere alcune incongruenze rispetto agli obiettivi del Piano europeo.

Sul caso infatti, Italia Nostra si era espressa con un comunicato, in cui in una delle parti salienti del testo emerge che "È chiaro che il progetto, eufemisticamente definito “Bosco della Sport”, non è minimamente in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, di economia circolare e di Green Deal di Next Generation EU e del PNRR. Si tratta del vecchio progetto della Cittadella dello Sport di Tessera, tirato fuori dal cassetto dopo oltre vent’anni, in cui è prevista un’importante cementificazione per la realizzazione di una serie di impianti sportivi in aperta campagna".

Da Italia Nostra
Da Italia Nostra

Tornando al caso di cronaca. Il delegato alla Mobilitàassessore allo Sport Renato Boraso nella famosa intervista che ha destato scalpore aveva dichiarato, dopo la bocciatura temporanea della Commissione europea, queste testuali parole "Se proprio non si troverà una soluzione, una via d’uscita estrema per recuperare le risorse c’è: possiamo vendere la Giuditta II di Klimt. Nel 2015, quando l’idea venne al nostro sindaco Luigi Brugnaro, l’opera era valutato tra i 70 e i 90 milioni di euro, adesso varrà sicuramente di più. Proprio la somma di cui c’è bisogno". Non contento poi ha rincarato la dose: "Otto anni fa valeva 70-90 milioni, giusto i fondi che servono".

La curiosa logica dell'assessore Boraso ci porta direttamente in un mondo parallelo (o in un futuro neanche troppo remoto, chissà) dove il sindaco Sala, per fare il tanto discusso stadio, potrebbe pensare di vendere il Cenacolo (l'Ultima Cena) di Leonardo Da Vinci. Uno scenario in cui Stefano Lo Russo a Torino potrebbe vendere "Natura Morta" di Giorgio Morandi per realizzare la nuova metro 2, o ancora, a Genova, "l'Ecce Homo" di Antonello da Messina. Un ratto artistico nel nome del progresso.

Ma dove è finita tutta l'indignazione degli italiani verso chi non ha rispetto per il nostro patrimonio culturale? Perché di questo si tratta, nel momento in cui si pensa di scambiare un quadro per uno stadio. E, soprattutto, come è possibile che in Italia si possa liberamente decidere di vendere un'opera d'arte che fa parte della nostra storia e della nostra cultura?

Il Governo è impegnato su due fronti: da una parte cercare di portare a casa il progetto del "Bosco dello Sport", dall'altra punire severamente gli attivisti ambientalisti che "imbrattano" le opere artistiche. All'appello manca però l'attenzione nei confronti di questo caso, o meglio, quella c'è, ma non come ce l'aspetteremmo.

Lo stesso Boraso poi ha ammesso in un'intervista successiva che si trattasse di una mera provocazione, per riportare l'attenzione al progetto. L'assessore quindi ha cercato di correggere il tiro, anche se nell'intervista originale, alla domanda "Dice davvero?", aveva risposto: "Perché no, è una possibilità". Poi, in una nota, ha specificato che "Il Comune di Venezia non ha alcuna intenzione di vendere la Giuditta di Klimt, ha precisato una nota dello stesso Boraso, sottolineando che si è trattato di un pesce d’aprile consegnato in ritardo alla Nuova Venezia".

Bene, ci fa piacere che l'assessore Boraso trovi il tempo per dedicarsi a scherzi di questo tipo, tra una delibera e l'altra, provocando a tal punto da far diventare un quadro una vicenda nazionale. Se di provocazione si tratta infatti, siamo ben lieti di notare come sia il Comune di Venezia che il Governo abbiano dato indirettamente ragione agli attivisti ambientalisti. Lo vedete che le provocazioni funzionano e che, altrimenti, nessuno si preoccuperebbe dei vostri interessi?

Il mio interesse per il giornalismo nasce dalla voglia di approfondire tutto ciò che oggi giorno accade sempre più velocemente. Unisco altro…